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DUKE
UNIVERSITY
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RIME, ET PROSE
DI M. GIOVANNI
DELLA CASA.
Con le Concefsionì, & Priuilegij
di tutti iPrencipi.
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IMPRESSE IN V IN E GIÀ,
PER NICOLO BEVILAC QJV A,
NEL MESE d'o TTOBRE,
M. D. LVIIT,
AL (ALARISSIMO
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GIROLAMO QUIRINO,
FV DEL MAGNIFICO
MESSERE S MERIO.
•j.
3G
Osono fiato buona pezza fo-
fpefo 5 confiderando meco me-
d efimo quale di due cole più
mi fi conueniffe di fare , intor-
no alle opere, che appretto di
me fi ritruouano ; di quella dal
mondo honorata & da me Tem-
pre riuei ita memoria di Monfignor della Cafà mio
Padrone : & ciò era , le io douefsi publicarle per via
della ftampa , o no : Hauédo dall'uno de lati la mol-
ta refiftenza de Signori fiioi heredi,che da ciò gran-
demente mi ritraheuano ; ne per colà, o ragione ,
che loro fi allegale, vi fi poteano indurre: come
confapeuoli della intention dell'Autore , il quale nel
tempo,che fu affalito da quella, che di tutte le noftre
operationièvltimofinejiion fiera anchora d'alcu-
no de fltoi componimenti in maniera fodisfatto, che
egli fé ne appagarle interamente: Dall'altro in-
tendo io il dilìderio (porlo dire ) vniueriàle di tutti
i dotti & feientiati huomini, non folo Italiani, ma
etiandioid' altre nationi , & pure de più nobili &
a 2 maggior
;.-.'.
maggior perfbnaggi del nofìro fecolo: i quali tutto'l
giorno, quando con lettere , & quando in altra guifà
infilandomi & follecitandomi , lì moftrauano fuor di
modo accefi & difiofi di leggere alcuna delle Tue
fcritture . La onde io diuenuto più vago difodisfa-
re a quello comune difiderio , che di piacere & di
vbidire in ciò a cui io ho cotanti anni in tutte le altre
cofè vbidito & feruito; dopo lohauere non lenza
molti prèghi & molta malageuolezza ottenuto il
confenfo de predetti Signori; mi fono alla perfine
falciato perfuadere a douere al mondo comunicare
quefto prefence volume di Rime,& di Profe : lequali
fono pur quelle poche, che io con ogni mio ftudio
& diligenza ho potuto rinuenire,& mettere infieme
delle tante, che egli nella iua natia lingua fcrirTe &
dettò : come ciaicuno,che famigliarmente il conob-
be, può giudicare; fapendo,che egli tutto quel tem-
po, che dalle fue moke,& molto graui occupationi
gli venia conceduto , fènza pure vn picciolo momé-
to perderne; intorno a fuoifelicifsimi ftudi , horain
leggendo , hora infcriuendo & dettando auidifsi-
mamente impiegaua . Di che Voterà Clarifsima
Magnificenza più d* ogni altro gentiluomo ,
che hoggi viua, può rendere teftimonianza a cia-
fcuno ; come quella, che più di ogni altro gli fu do-
meftica , & famigliare, & più di ogni altro f amaua ;
& allo'ncontro più di ogni altro, fudallui amata
& hauuta cara : fi come egli medefimo volle moren-
do ?che'l mondo manifeftamente fapefle,& inten-
derle;
defle ; raccomandando alla molta fede , & molta
fincerità del voftro alto &valorofo animo, non pure
le Tue colè, ma quelle cofè, che gli erano, & effere
doueano & più care & più pretiofe di tutte l'altre:
hauendo egli per viua ifperienza conofciuto , che in
V. M. non fi fcorgeano men chiari , ne meno illuftri,
i riguardeuoli & fantasimi effetti della vera amiftà,
di quello , che la gentilezza del fuo nobilifsimo fan-
gue rifplendefle hoggi in quefto ampifsimo , &
honoratifsimo Theatrodel mondo, che Vinegia
s'appella,voftra patria : felicifsima per molte cagio-
ni & rifpetti , ma {penalmente per effere ella da vo-
ftri pari retta & gouernata . Per laqual cofa niuno
iftimerò io poterfi ritrouare, che delmiogiudicio
s'habbia comeche fia a marauigliare, fe io quefta
picciola Operetta fòtto il nome di V. M. Clarifsima
hauerò lafciata vfcire in luce & nel confpetto de gli
huomini -, effendo ella parto & fetura d'uno fpirito
tanto allei caro & tanto dallei amato , quanto io fo,
& poflb con verità altrui affermare . Ora hauendo
io V.Clariisima Magnificenza in ogni tempo pofcia
che io la conobbi, con tutto l'affetto del cuor mio
offeruata & riuerita ; ho fra me fteflb diliberato di
ciò fare maggiormente per lo innanzi : affine di po-
tere nel tronco, la Dio mercè,anchor viuo & verde,
della fuanobilifsimaperfòna; inneftare quella anti-
ca & lunga feruitù, che io con quel buon Signore
hauea , con fermo & faldo proponimento di douer-
la in qualunque occafione mi fi parerà dauanti dili-
ge ntif
gcntifsi inamente continuare, infino cheaNofìro
Signor Dio farà in grado , che quefta vita mi bafti .
In Vinegia, A X. d'Ottobre. MDLVIII.
Di V. M. Clarifs.
Humilifsimofèruo
Eraimo Gemini.
A LETTORI.
e e o v i humanifsimi Lettori
vn Volume di Rime, & di Pro-
fé nella noftra volgar lingua
fcritte , molto per quel , che io
odo, da voi afpettato,& difi-
derato 5 il qual ritrouerete in
tre parti diftinto . Nella pri-
ma le Rime , nelle due feguenti fieno le Profe .
Intorno a che io potrei di molte cole allertimi ,
lequali , come fouerchie , mi parlerò con filentio >
per la grande openione, che io del voftro buon giu-
dicio tengo; confidatomi, che nella lettura di que-
lle cofe voi non vferete meno gli occhi della beni-
gnità , che quelli della cenfura & del rigore . Ven-
go hora a dirui quello, che allaprefente fatica m'ha
morTo j & ciò è ftato per fodisfare in parte , & quan-
to per me fi puote il più , al gran difiderio , che io in-
tendo indifferentemente trouarfi in tutti voi , di
hoggimai vedere & leggere alcuna delle fcritture di
quefto noftro celebratifsimo Autore: fapendo voi
quanto egli, mentre e vifle , fu diligente & accura-
to fcrittore , fi può dire , in ciafeuna delle tre lingue
più belle ; & {penalmente nella Latina , & in quefta
noftra Thofcana , nellaquale , come voi fapete , egli
nacque 5 & dallaquale a me è paruto in publicando
far capo , per feguire in ciò 1 ordine della medefima
natura :
natura: con difcgno di dami appreflb di mano in
m ano tutto il rimanente . Comeche alfafpettatio-
nevoftra,permio auifo, fia per parere affai poco
quello cotanto , che io potrò darui oltre accio : non
hauendo io da molti fuoi Latini componimenti , che
alle mie mani fon peruenuti , potuto ritrarre altro ,
che finito, o compiuto, dire fi poffa, che vn Vo-
lume, di Veri! fomigliantemente,& di Profè me-
fcolato , non guari maggior di quefto , che hora vi
fi dona . Ne di ciò douerà prender marauiglia al-
cuno , che de gli ftudi di lui piena contezza hauuto
habbia : percioche lo fcriuere & componer fuo infi-
no all'hora, che egli ci lafciò,era per lo più flato a
diporto fuo, & per effercitio & profitto delle altre
opere, che egli parte incominciate, parte nella mé-
te concepute hauea . Ora per ragionare alcuna co-
là con voi intorno a quefto prefente volume; Di-
co, che le Rime, le quali nella primiera parte fono;
furono per diuerfe cagioni,& in diuerfi tempi da!-
lui dettate : quali nella fua prima età , per a qualche
fuo giouenile appetito fòdisfare ; quali ad inftantia
d'amici & di Signori, che nel richiedeuano : & qua-
li aftretto dalla necefsità del rispondere alle altrui
Rime , che gli erano fcritte & mandate : molte etia-
dio ne dettò , per fua propria diuotione &: com-
puntane : fi come in leggendole affai manifeftamé-
tefi pare . L'oratione, che dopo le Rime iegue,
& la feconda parte della diftintion del Libro fae,
non ha meftiero di mia,o d'altrui dichiaratione, per
dimo-
dimoftramento dell'affetto, che a quello argomen-
to prendere finduffe, percioche la materia per fé
fteffa il manifefta a chiunq uè la legge . Seguita ap-
pretto Il Galatheo , che la terza & vltima parte è , &
compie il Volume : ilquale come haueffe luogo, al-
tresì da fefteffo fi dichiara, nominandoli per Auto-
re , & occafione del medefimo Trattato . Ma per-
cioche voi perauentura chi quefto Mefler Gala-
theo fi forte , volentieri intenderefte 5 io il vi dirò, &
come il fatto adiueniffe brieuemente vi farò chiaro.
Ciaicuno di voi puote alcuna volta hauere vdito ri-
cordare Mefler Galeazzo Florimonte al prefente
Vefcouo di SeiTa , degno per la fua dottrina, & per
li fuoi coftumi, & per la bontà & fincerità della fua
natura , & vie più per la vera pietà Chriftiana & ot-
tima Religione , che in lui fi truouano , di molto
maggior grado & maggior fortuna, che egli non ha.
Auenne adunque , che ritrouadofi egli vn giorno in
Roma con l'Autor noftro , ( che affai fouente acca-
dea loro di effere infieme, come quelli , che in amo-
re & vicendeuolebeniuolenza erano congiuntifsi-
mi & domeftichifsimi; ) d'uno in altro ragionaméto
paffando , vennero a dire del viuere ciuile & politi-
co, & della leggiadria & conuenenza de coftumi , &
delle fconcie & laide maniere,che gli huomini vfano
bene fpeffo infra di loro: alla fine foggiumeil Vefco-
uo , che allui molto a grado farebbe di vedere intor-
no a modi che la géte nelfvfanza comune dee tene-
re o fchifare,vn Trattato nella noftra volgar fauella ,
b accio-
accioche più largamente comunicar fi potefle; ma
che l'amerebbe vie meglio nello ftile di lui che d'al-
tro fcrittore , che egli a quel tempo conofceffe : &
che disponendoli eflb accio fare, egli lo participe-
rebbe d'alquanti auertimenti dallui fopra ciò rac-
colti , nel tempo , che egli andò per lo mondo pe-
regrinando, & vifitando le Corti de gli Re,& de
Prencipi, & d'altri gran Signori ; & mafsimamente
in Verona , in cala quel buono & fanto Vefcouo Gi-
berti ; laquale fu appunto vno Afilo de più dotti , &
de più coftumati , & infieme de più religiofi huomi-
ni di quel lecolo 5 fi come è manifefto a ciafeun
che'l conobbe . Perche il noftro Autore , accettato
lo'nuito,&la offerta, fi diede, come prima potè, a
metterla in eflecutione : ilche quanto felicemente
gli fuccedeffe ; voftro ne douerà hora eflere il giu-
dicio, & non mio . State fani , & di me ricordeuolij
fé tanto o quanto quefto noftro Volume , vi gioue-
rà d'hauer letto .
Il medefimo Eralmo.
Rime
di messer giovanni
della casa.
1
Oi ch'ogni efperta , ogni fpedita mano,
P Qualunque mofle mai più pronto ftile,
Pigra in feguir voi fora , Alma gentile,
Pregio del mondo & mio lòmmo &fourano;
Ne poria lingua , od intelletto humano
Formar fua loda a uoi par , nefimile;
Troppo ampio (patio , il mio dir tardo humilc
Dietro al uoftro ualor uerrà lontano :
Et più mi fora honor uolgerlo altroue ;
Se non chel defir mio tutto sfauilla ,
Ange! nouo del ciel qua giù mirando :
O fé cura di uoi figlie di Gioue
Pur fuol deftarmi al primo fuon di Iquillaj
Date al mio ftilcoftei feguir uolando .
O-
Si cocente pemer nel cor mi fiede ;
O de dolci miei falli amara pena;
Ch'io temo non gli Ipirti in ogni uena
Mi fugga , & la mia uita arda & deprede :
Come per dubbio calle huom moueil piede
Con fallò duce , & quegli a morte il mena ;
Tal io l'hora , ch'Amor libera & piena
Soura i miei Ipirti fignoria ui diede 5
Il mio di uoi penfer fido & lòaue
Sperando , cieco , ou ei mifcorle , andai :
Hor mi ritrouo da ripofo lunge :
Ch'a me per uoi disleal fatto , & graue ,
L'anima trauiata opprime, & punge,
Si , ch'io ne pero, & noi foftengo homai .
A Affliger
X
Affliger chi per uoi la uita piagne ,
Che uien mancando , eìfine ha da uicino ,
E naturai fierezza , o mio deftino ,
Che fi da uoi pietà parta & fcompagne ?
Certo perch'io mi ftrugga , & di duol bagne
Gliocchi dogliofi , e'1 info trillo & chino $
Et quafi infermo & fianco peregrino ,
Manchi per dura uia d'afpre montagne 5
Nulla da uoi fin qui mi uene aita :
Ne pur per entro il uoilro acerbo orgoglio
Men faticofo calle ha'l penfer mio :
Afpro coftume in bella donna & rio ,
Difdegno armarli ; & romper l'altrui uita
A mezzo il corfo, come duro fcoglio.
Amor per lo tuo calle a morte uafsi;
E'n breue tempo uccide il tuo tormento j
Si com'io prouo ; & non però conlento ,
Ne fo per altra uia mouer i pafèi :
Anzi , perche'l defio uole & trapafsi
Più ueloce al fuo mal , che tirale o uento 5
Spello del fuo tardar mi lagno & pento ,
Sofpignendo pur oltre i penfier lafsi :
Tal che, s'i non m'inganno, unpicciol uarco
E lunge il fin de la mia uita amara 5
Etnei tuo regno il pie pofi pur dianzi:
Poco da uiuer più credo m'auanzi ;
Ne di donarlo a te tutto fon parco :
Tal coftume Signor teco s'impara .
Gliocchi
s
3
Gliocchi fereni e'1 dolce fguardo honefto ,
Ouamor le fue gioie infème aduna ;
Ver me conuerfì in uifta amara & bruna,
Fanno'l mio ftato tenebrofo & mefto :
Che qualhor torno al mio conforto, &prefto
Son , laflb , di nutrir l'alma digiuna $
Trouo chi mi contrafta ; e'1 uarco impruna
Con troppo acerbe fpine; ond'io m'arrefto •
Cofi delufo il cor più uolte , & punto
Da Tafpi'0 orgoglio , piagne : & già non haue
Schermo miglior, che lachrime &fofpiri :
Softegno a la mia uita afflitta & graue ,
Scampo al mio duolo , & fegno a i miei defiri,
Chi t'ha fi tofto da mercè difgiunto ?
Nel duro aflalto , oue feroce & franco
Gue ire r , cofi com'io , perduto haurebbe ;
A uoi mi rendei uinto ; & non m'increbbe
Priuo di libertà pur uiuer ancho :
Hor tal è nato giel foura'l mio fianco ,
Che men fredda di lui morte farebbe,
Et men afpra ; ch'un di pace non hebbe
L'alma con eflb; ne ripofo unquanco:
Oue il fonno talhor tregua m'adduce
Le notti , & pur a fuoi martir m'inuola 5
Q^uefti del petto laflb ultimo parte :
Poi come in fui mattili l'alba riluce ,
Io non fo con quai piume o di che parte 5
Ma fempre nel mio cor primo fen uola.
A 2 Io mi
4
lo mi uiuea d'amara gioia , & bene
D annofo affai , ma defiato & caro ;
Ne fapea già , che'! mio Signor auaro
A* buon feguaci fuoi fede non tene :
Hor l'angeliche note , & le ferene
Luci , che col bel lume ardente & chiaro ,
Lieto più, ch'altri in feftami menaro
Si lungo {patio , fra tormenti & pene;
E'1 dolce rifo , ou'era il mio refugio ,
Quando l'alma fenda più graue doglia;
Repente ad altri Amor dona &difpenfa>
Laffo : & fuggir deuria di quefta ipoglia
Lo fpirto oppreffo da la pena intenfà;
Ma per maggior mio mal, procura indugio .
Cura , che di timor ti nutrì & creici ;
Et più temendo , maggior forza acquifti;
Et mentre con la fiamm a il gielo mefci ,
Tutto'l regno d'Amor turbi & contrifli ;
Poi , che'n breu'hora entr'al mio dolce hai milli
Tutti gli amari tuoi , del mio cor efci:
Torna a Cocito ; a i iagrimofi & trifti
Campi d'inferno : iui a te fteffa increfci :
lui fenza ripofo i giorni mena;
Senza fonno le notti ; iui ti duoli
Non men di dubbia , che di certa pena :
Vattene : a che più fera , che non fuoli,
Se'l tuo uenen m'è coriò in ogni uena;
Con no uè larue , a me ritorni & uoli ì
Danno
Danno (ne di tentarlo ho già baldanza)
Fuggir mi fora il uoftro ardente raggio;
Bench'io n'auampi o donna; &non uantaggiO|
Si cara & di tal pregio è mia Iperanza ,
Et fé talhor contra l'antica ufanza
Mi fermo , & feguir uoi forza non haggio j
Fo , come chi pofando in fuo viaggio
Vigor racquifta 5 e'n ritardar s'auanza :
Per poter poi , quando fi rio tal uolta
Con tai due fproni il mio Signor mi punge 5
Correr ueloce , & con ben laida lena :
Quanto la uoftra luce alma m'è tolca ,
Tanto'l diletto mio m'è pofto lunge :
Perch'io precorro Amor , ch'a uoi mi mena.
Dolci fon le quadrella , ond'Amor punge;
Dolce braccio le auenta ; & dolce, & pieno
Di piacer, di falute , è'ifuo ueneno ;
Et dolce il giogo , ond'ei lega & congiunge :
Quant'io donna da lui uifsi non lunge ;
Quanto portai fuo dolce foco in feno ;
Tanto fui uiuer mio lieto &fereno;
Et fia , finche la uita al fuo fin giunge :
Come doglia fin qui fu meco & pianto ,
Se non quando diletto Amor mi porle ;
Et Ibi fu dolce amando il uiuer mio ;
Cofi fia fempre : & loda haronne & uanto ;
Che fcriuerafsi al mio fepolchro forfè ,
Quelli feruo d'Amor uifle & mono.
Sagge,
Sagge, {òaui, angeliche parole;
Dolce rigor; cortefe orgoglio & pio ;
Chiara fronte 5 & begli occhi ardenti ; oncTio
Ne le tenebre mie fpecchio hebbi & fole :
Et tu creipo oro fin $ la doue fole
Speflb allaccio cader coleo il cor mio 5
Et uoi candide man , che'l colpo rio
Mi defte , cui fanar l'alma non uole ;
Voi d'Amor gloria lète unica; e'nfeme
Cibo & foftegno mio 5 colqual ho corfo
Securo affai tutta l'età più frefca :
Ne fia già mai quando'l cor laffo freme
Nel fuo digiun, ch'i mi procuri altr'efca 5
Ne fianco altro , che uoi , cerchi foccorfo .
/^
11 tuo candido fil torto le amare
Per me,SoRANzo mio , Parche troncaro :
Et troncandolo , in lutto mi laffaro;
Che noia, quant'10 miro , &duol m'appare :
Ben fai , ch'ai uiuer mio , cui breui &rare
PrefcrifTe hore ferene il ciel auaro ;
Non hebbi altro , che te , lume , o riparo :
Hor non è chi'l foftenga , o chi'l nichiare :
Bella fera & gentil mi punfè il feno ;
Et poi fuggio da me ratta lontano ,
Vago laffando il cor del fuo ueneno ;
Et mentre ella per me s'attende inuano ;
Laffo j ti parti tu , non anchor pieno
J primi fpatij pur del corfo humano .
Fuor
7
Fuor di man di Tiranno a giufto Regno
Soranzo mio fuggito, in pace horfei:
Deh come uolentier teco uerrei
Fuggendo anch'io Signor crudele e'ndegno.
Duro mi fia, fin qui col tuo foftegno
Vfato di portar gli affanni miei ;
Hor uiuer orbo i graui giorni & rei :
Che fòl m'auanz,a homai pianto & difdegno •
Tolfemi antico bene inuidia noua :
Et s'io ne pianfi , & morte hebbi dapreflb ,
Tu' 1 fai ; cui lo mio cor chiufo non fue :
Et hor m'hai tu di doppio affanno oppreffo
Partendo , che l'un duol l'altro nnouaj
Ne bafto i folo a {offrirli ambidue.
Cangiai con gran mio duol contrada & parte ;
Com'egro fuol , che'n fua magion non fana :
Ma già perch'io mi parta, erma & lontana
Riua cercando , Amor da me non pa rte :
Ma come fia del mio corpo ombra , o parte 5
Da me nemica un uarco s'allontana :
Ne perch'io fugga & mi dilunghi ; è fana
La doglia mia , ne pur men graue in parte :
Signor fuggito più turbato aggiunge :
Et chi dal giogo fuo feruo fecuro
Prima pardo , di ferro hebbe'l cor cinto
Veracemente : & quegli ancho fu duro ,
Che uifle un di dalafuadonnalunsje;
Et di fi graue duol non cadde uinto .
Quella,
8
Quella, che del mio mal cura non prende;
Come colpa non fia de fuoi begli occhi
Quant'io languifco 5 o come altronde fcocchi
L'acuto Arai , che la mia uita offende;
Non gradifce il mio cor } & noi mi rende ;
Perch'ei Tempre di lachrime trabocchi :
Ne uol ch'i pera ; & perche già mi tocchi
Morte col braccio , anchor non mi difende :
Et io fon prefo, & è'1 career aperto :
Et giungo a mia falute , & fuggo indietro :
Et gioia n forfè bramo , & duo! ho certo :
Da fpada di diamante ,un fragil uetro
Schermo mi face : & di mio flato incerto ,
Ne morte Amor da te, ne uita impetro .
Tempo ben fora homai ftolto mio core,
Da mitigar quefti fofpiri ardenti $
E ncontr'a tal nemico , & fi pungenti
Arme , da procurar fchermo migliore :
Cia uago non fon io del mio dolore ;
Ma non commofler mai contrari uenti
Cnda di mar, come le noftre menti ,
Con le tempefte fue conturba Amore :
Dunque doueui tu fpirto fi fero ,
Ver cui nulla ti ual uela o gouerno ,
Riceuer nel mio pria tranquillo flato ?
Alihor ne l'età frefoa , human penfero ,
Senz'amor fia , che fenza nubi il uerno ,
S ecuro andrà, centra Orione armato.
Io ; che
■
. ^ 9
Io, che feti folea uiuef nel fango;
Hoggi , mutato il cor da quel , ch'i fòglio ,
D'ogni immondo penfèr mi purgo & Ipoglio ;
E'1 mio lungo fallir correggo & piango :
Di feguir falfo duce mi rimango :
A te mi dono ; ad ogni altro mi toglio :
Ne rotta naue mai partì da fcoglio ,
Si pentita del mar , com'io rimango :
Et poi , ch'a mortai rifchio è gita inuano;
Et lenza frutto i cari giorni ha Ipefi
Q^uefta mia uita ; in porto nomai l'accolgo :
Reggami per pietà tua fanta mano
Padre del ciel ; che poich'a te mi uolgo ;
Tanto t'adorerò > quant'io t'offefi .
S'io uifsi cieco , & graue fallo indegno
Fin qui commifi; hor , ch'io miipecchio,&lentOj
Che tanto ho di ragion uarcato il legno
In procurando pur danno & tormento $
Piangone trifto $ & gli occhi a fermo fegno
Riuolgo , &: apro il feno a miglior uento :
Di me mi doglio 5 e'ncontro Amor mi fdegno 5
Per cui'l mio lume in tutto è quali Ipento :
O fera uoglia , che ne rodi , & pafci ,
Et fuggi il cor , quafi affamato uerme ;
Ch'amara crefci , & pur dolce cominci $
Di che fallo piacer circondi & falci
Le tue menzogne ; e'1 noftro uero inerme
Come lòuente, lalfo , inganni & uinci .
B Sperando,
IO
Sperando , Amor , da te falute in uano
Moki anni trifti , epoche hore ferene,
Vifsi di falfà gioia & nuda lpene;
Contrario nudrimento al cor non fano :
Per ricourarmi , & fuor de la tua mano
Viuer lieto il mio tempo , & fuor di pene $
Hor5 che tanta dalciel luce mi uene$
Quant'io poflb 5 da te fuggo lontano :
Etto come augellin , campato il uifeo,
Che fugge ratto a i più nafeoftì rami 3
Et sbigottite del paffato rifeo :
Ben fento i te , che'ndietro mi richiami;
Ma quel Signor , ch'i lodo & reuerifeo ,
Homai uuol , che lui folo > & me fteflb ami ♦
Ben folle uoi per l'armi e'1 foco elette ,
Luci leggiadre , ond'anii tempo i mora;
Si tofto il cor piagarle; e'n fi breu'hora
Fur le uirtuti mie d'arder conftrette :
Terrene ftelle al ciel care & dilette,
Che de lo iplendor ilio u orna & honora ;
Breue fpatio per uoi uiuer mi fora
In pianco e'n feruitu (ètt'aoni & fette :
Sol per uaghezza del bel nome chiaro ,
Clfi uo cantando , laflb . in dolce fuono ;
Ed ei pur nel mio cor rimbomba amaro 5
Ma cheunque lo flato è , dou'io fono ;
Doglia , o feruaggio , o merce ; affili m'è caro y
Da fi begli occhi , &pretiofo dono .
Già nel
*¥ft
Il
Già nel mio duol non potè Amor quetarmi ;
Perche dolcezza altronde in me defilile ,
Che da begli occhi, ond'efcon le fauille,
Che fole hanno uigor cenere farmi :
Da lor fui pria traffitto ; & con quefte armi ,
Chiuda le piaghe mie colei , eh aprille ;
O l'inafpri, & m'uccida ; & pia tranquille
Mio corfo,o'l turbi, & pur d'orgoglio s'armi:
Peroche da lei fola ogni mio fato ,
Quaiì da chiaro del ciel lume, pende :
Per altra haue ei quadrella ottufe & tarde :
Anzi , quanto m'è'l raggio fuo negato ;
Tanco'l mio flame lei , che'l torce & ftende ;
Prego raccorci , o fermi il fufb & tarde :
N e quale ingegno è'n uoi colto & ferace
CosMo;ne feorto in nobil arte il uero ;
Ne retto con uirtù tranquillo impero ;
Ne loda , ne ualor fommo & uerace ;
Ne altro mai, cheunque più ne piace;
Empieo fi di dolcezza human penfèro ;
Confai regno d'Amor turbato & fero
Di bella donna amata hor pietà hor pace :
Ciò con tutto'i mio cor uo cercand'io
Da lei , ch'è four'ogni altra amata & bella ,
Ma fin qui, laffo me, guerrera & cruda :
Nulfaltro è , di ch'io penfi : ella m'aprio
Con dolci piaghe acerbe il fianco ; ed ella
Vien , che m'uccida; o pur le fani & chiuda .
B 2 Sotto!
I z
Sotto'! gran fafcio de miei primi danni
Amor, di cui piangendo anchorfon roco;
E per fel cor opprefio ; & non u'han loco
Lachrime & foipir noui > o frefchi affanni :
Et tu pur mi richiami 5 & ricondanni
A l'aipre lutte del tuo crudo gioco ,
La u'io ricaggia ; & par ch'a poco a poca
Di mio ftefìo uoler mi sforzi e'nganni :
Ma s'io fommetto a nouo incarco l'alma
Debile & uinta > & poi l'affliga il pondo ;
Che fia miafeufa > o chi n'haura pietade ?
Pur coli fianco , & fotto doppia falma
Di feguir te per le tue dure flrade ,
M'inuoglia il defir mio , ned io l'afcondo .
Nefìun lieto giamai , ne'n fua uentura
Pago , ne pien , com'io , di fpeme uiffe ,
I pochi di j ch'a la mia uita ofeura
Puri & fereni il ciel parco preferirle :
Ma tofto in chiara fronte oltra mifura
Lungo & acerbo flratio Amore ferirle ;
Et pofeia 5 in quefta felce bella & dura
Le leggi del tuo corfo haurai , mi diffe .
Et quefta man d'auorio terfa & bianca,
Et quefte braccia , & quefte bionde chiome ,
Fian per inanzi a te ferza & tormento *
Ond'io parte di duol ftrugger mi fento ;
Et parte leggo in due begli occhi , come
N on dee mai ripofar quell'alma fianca.
Solea
Solea per bofchi il di fontana o 'peco
Cercar cantando , & le mie dolci pene
Teffendo in rime ; & le notti ferene
Vegghiar ; quand'eran Phebò & Amor meco :
*Ne temea di poggiar Bernardo teco
Nel facro monte , ou'hoggi huom rado uene :
Ma quafi onda di mar , cui nulla affrene,
L'ufo del vulgo traffe ancho me ieco :
E'n pianto mi ripofe , e'n uita acerba ;
Oue non fonti , oue non lauro , od ombra ,
Ma falfo d'honor légno in pregio è porto .
Hor con la mente non d'inuidia fgombra
Te giunto miro a giogo erto & riporto,
Oue non fegnò pria ueftigio l'herba .
Mentre fra ualli paludose & ime
Ritengon me larue turbate & moftri ,
Che tra le gemme, laffo, & l'auro & gli oftri
Copron uenen , che! cor mi roda & lime ;
Ouorma di uirtù raro s'imprime,
Per fender noui , a nullo anchor dimoftri ,
Qual chi feco d'honor contenda & gioftri ,
Ten uai tu fciolto a le fpedite cime :
Onde m'affai uergogna & duol ; qualhora
Membrando uo , com'a non degna rete
Col vulgo caddi, & conuerrà ch'io mora .
Felice te , che ipento hai la tua fete :
Meco non Phebo , ma dolor dimora ,
Cui fola pò lauar l'onda di Lethe •
Gioia
14: I
Gioia & mercede, & non ira & tormento ,
Principio lòn de le mie rixe noue :
Et con pietate Amor guerra mi moue ;
Che come più tranquillo , i più 1 pauento •
Ma fi fperanza in me ragione ha {pento ,
E t fi tolte mi fon l'armi , ond'io proue
Difefa far 3 ch'io bramo in me rinoue ,
L'acerbo imperio fuo , non pur conferito .
Manfueto odio fpero , & pregion pia ,
Da Signor crudo & fero , a cui pur dianzi ,
Con tal delio cercai ribello farmi .
O penfer folle : & te V e n e t i a mia
Ne'n colpo; ch'a nemico aipro dinanzi ,
Et d'ardire & di fchermo mi difarmi .
Certo ben fon quei due begli occhi degni,
Onde non fchifi il cor piaga profonda $
Et quella treccia inanellata & bionda ,
Oue allaccio cader l'alma non fdegni .
Altri dueluftri , & più , nel mio cor regni,
Et mi conduca ala prigion feconda
Amor , che i pafsi miei fempre circonda ,
Co i più pericolofi fuoi ritegni ;
Poi che fi dolce èi colpo , ond'i languifco $
Si leggiadra la rete, ondi fon prefo ;
Si'l nouo career mio diporto & fefta :
Benedetta colei , che mìiaue offefo ;
Eì mare , & l'onda , in cui nacque il mio rifoo
S ecuro , & la tranquilla mia tempefta .
Soccorri
Soccorri Amor al mio nouo periglio ;
Cheìi ripolo en piacer, trauaglio & guai ,
E'n fomma cortefia , morte trouai ;
Ne uagliono al mio fcampo armi , o configlio :
D'un lieto fguardo , & d'un fereno ciglio ,
Cui par nel regno tuo luce non hai ,
A te mi doglio , ch'iui entro ti ftai 5
Et dun bel uifo candido & uermiglio .
Et de leggiadri membri ancho mi lagno,
Eguali a quei , che contrattar ignudi
Vider le felue fortunate dlda .
Da quefti con pietate acerbi & crudi
Nemici (poi ch'anchor non mi fcompagno
Da le tuefchiere,) tu, che poi, m'affida .
Le chiome d'or , ch'Amor iblea moftrarmi
Per merauiglia , fiammeggiar fòuente
Dintorno al foco mio puro, cocente 5
Et ben haurà uigor cenere farmi ;
Son tronche , ahi laflb : o fera mano , & armi
Crude ; & o leui mie cathene & lente :
Deh come il Signor mio fofFra & coniente,
Del (bei lacciuol più forte altri il dilanili ?
Qual chiufo in horto fuol purpureo fiore ,
Cui l'aura dolce , ci fol tepido , el rio
Corrente nutre , aprir tra l'herba frefea 5
Tale , & più uago anchora il crin uid'io ;
Che folo eìTer deuea laccio al mio core :
Non già di io , rotto lui , del career efea.
Le bionde
16.
Lebionde chiome , ou'ancho intrica & prende
Amor quell'alma, a lui fidata ancella ,
Ferro recide ; & fèmpre uer me fella
Et fcarfa man quel fi dolce oro offende :
Ne di tanto fplendor priua , m'incende
Con men cocente, o men chiara facella
L'alma mia luce ; & fa fi come ftella ,
Che ce n l'ardente crin fiammeggia &fplendej
Ne quello extinto , men riluce poi ;
Ne men co ì propri rai nuda le notti ,
Per lo fereno ciel arde & sfauilla .
Non è franco il mio cor , laflb , interrotti
1 faldi & infiammati lacci ruoi :
Ne de l'incendio mio Ipento è fauilla .
Arfi 5 & non pur la uerde flagion frefea
Di quell'anno mio breue, Amor, ti diedi 5
Ma del maturo tempo ancho gran parte :
Libertà cheggio ; & tu m'affali & fiedi ,
Comhuom , cfranzi'l fuo di del career efea;
Ne prego ualmi, o fuga , o forza, od arte :
Deh qual farà per me fecura parte ?
Qual folta felua in alpe , o fcoglio in onda
Chiufo fia , che nYafconda ?
Et da quelle armi , ch'io pauento & tremo ,
De la mia uita affidi al men l'extremo ?
Ben debb'io pauentar quelle crude armi ,
Che mille uolte il cor m'hanno reciiò ,
Ne contra lor fin qui trouato ho fchermo
Altro,
*7
Altro, che tofto pallido & conquifo
Con rocauocehumil uinto chiamarmi:
Hor , che la chioma ho uaria, e'1 fianco infermo ;
Cercando no feluaggio loco & ermoj
Ou'io ricouri , fuor de la tua mano ;
Che'l piufeguirti è uano ;
Ne fra la turba tua pronta & leggera ,
Zoppo curfòre homai uittoria fpera •
Ma j laffo me , per le deferte arene ,
Per quefto paludofoinftabil campo ,
Hanno i miniftri tuoi trouato il calle ;
Ch'i riconofco di tua face il lampo ,
E'1 fuon de l'arco , ch'a piagar mi uene;
Ne l'onda ualmi , o'I giel di quella ualle ,
Nel fegno è duro , ne l'arcier mai falle :
Ma perch'età cangiando , ogni ualore
Cofi fmarrito hai core ,
Com'herba fua uirtù per tempo perde ;
S ecca è la ipeme , e'1 defir folo è uerde :
Rigido già di bella donna arpetto
Pregar tremando & lachrimando uolli;
Et talhor ritrouai ruuida benda
Voglie & penfier coprir fi dolci & molli ,
Che la tema e'1 dolor uoliì in diletto :
Hor chi farà , che mie ragion difenda?
O i miei fofpiri intempeftiui intenda ?
Roca è la uoce , & quell'ardire è fpento ;
Et agghiacciarfifento,
C Et pigro
i8
Et pigro farfi ogni mio fenfo interno ;
Com'angue fuolein fredda piaggia il uemo .
Rendimi il uigor mio , che gli anni auari
Tolto m'han tolto , & quella antica forza ,
Che mi fea pronto ; & quelli capei tingi
Nel color primo 5 che di fuor lafcorza ,
Come uinto è quel dentro , non dichiari;
Et atto a guerra far mi forma &: fingi ;
Et poi tra le tue fchiere mi fofpingi ;
Ch'io noi recufo , e'1 non poter m'è duolo :
Hor nel tuo forte iluolo ,
Che face più guerrer debile & ueglio ?
Libero farmi il tuo fora, el mio meglio .
Le nubi e'1 gielo & quelle neui foie
De la mia uita , Amor , da me non hai ;
Et quella al foco tuo contraria bruma:
Ne graue eifer ti dee ■> che frale nomai
Lun^i da te con l'ali fciolte i uole :
Peroche augello anchor d'inferma piuma
A quella tua , che in un pafce & confuma ,
Elea, fui prefo : & ben dee uiuer franco
Antico feruo llanco
S uo tempo extremo almen la , doue fi a ,
Cortefe & manfueta fignoria .
Ma perche Amor configlio non apprezza ,
Segui pur mia uaghezza
Breue Canzone; & a Madonna auante
Porta i folpiri di canuto amante .
Ben
I*
Benueggoio,TiTiANo,informenoue
L'idolo mio , che i begli occhi apre & gira,
In uoftre viue charce , & parla & fpira
Veracemente , e i dolci membri mque j
Etpiacemi, che'lcor doppio ritroue
Il fuo conforto , oue talhor fofpira;
Et mentre che l'un uolto & l'altro mira ;
Brama il uero trouar , ne fa ben doue :
Ma io come potrò l'interna parte
Formar giamai di quefta altera imago ,
Ofcuro fabro a fi chiara opra eletto >
Tu Phebo (poi ch'Amor men rende uago )
Reggi il mio ftil , che tanto alto fubietto
Fi a fomma gloria a la tua nobil arte .
Son quefte Amor le uaghe treccie bionde,
Tra frefche roie & puro latte fparte,
Chi prender bramo , & far uendettain parte,
De le piaghe , ch'i porto alpre Se profonde ?
E quefto quel bel ciglio , in cui s'afeonde ,
Chi le mie uoglie5 com'ei uuol , comparte ?
Son quelli gli occhi , onde'l tuo ftral fi parte ?
Ne con tal forza ufeir potrebbe altronde :
Deh chi'l bel uolto in breue charta ha chiufb ?
Cui lo mio ftil ritrarre indarno proua :
Ne in ciò me fol , ma l'arte infeme accufò •
St i amo a ueder la merauiglia noua ,
Che'n Adria il mar produce , 6c l'antico ufo
Di partorir celefti Dee rinoua .
C 2 L'altero
L'altero nido , ou'io fi lieto albergo
Fuor d'ira & di difcordia acerba & ria ,
Che la mia dolce terra , alma , natia ,
EtRoMA, dal penfer parto & diipergo;
Mentr'io colore a le mie charte aipergo
Caduco , & temo extinto in breue fia ;
Et con lo ftil , ch'a i buon tempi fioria ,
Poco da terra mifolleuo & ergo ;
Meco di uoi fi gloria : & è ben degno ;
Poi che fi chiare & honorate palme
La uoce uoftra a le fue lodi accrebbe $
Sola per cui tanto d'Apollo calme ,
Sacro Cigno fublime , che farebbe
Hoggi altramente d'ogni pregio indegno.
La bella Greca , onde'l paftor Ideo
In chiaro foco & memorabil arfe,
Per cui l'È uropa armofsi , & guerra feo ,
Et alto imperio antico a terra fparie 5
Et le bellezze incenerite & arie
Di quella , che fua morte in don chiedeo ;
E i begli occhi & le chiome a l'aura fpariè
Di lei , che fianca in riua di Peneo
Nouo arbofcello a i uerdi bofchi accrebbe ;
Et qual altra , fra quante il mondo honora ,
In maggior pregio di bellezza crebbe j
Da uoi , giudice lui , uinta farebbe >
Che le tre diue (o fé beato allhora)
Tra fuoi be colli , ignude a mirar hebbe .
Or piagni
Il
Or piagni in negra uefta Orba & dolente
V e n e t i a ; poi che tolto ha morte auara
Dal bel the/òro , onde ricca eri & chiara ,
Si pretiofa gemma & fi lucente :
Ne la tua magna , illuftre , inclita gente ,
Che fola Italia tutta orna & rifchiara;
Era alma a Dio diletta , a Phebo cara,
D'honor amica , e'n bene oprar ardente :
Quefta , Angel nouo fatta , al ciel fèn uola ,
Suo proprio albergo ; e'mpouerita &fcema
Del fuo pregio fouran la terra laffa :
Bene ha , Qj irino, ond'ella plori & gema ,
La patria uoftra , hor tenebrofa & fola >
Et del nobil fuo B e m b o ignuda & cafla .
Vago augelletto da le uerdi piume ,
Che peregrino il parlar noftro apprendi ;
Le note attentamente afcolta e'ntendi,
Che Madonna dettarti ha per coftume :
Et parte dal fòaue & caldo lume
De fuoi begli occhi l'ali tue difendi;
Che 1 foco lor , fé , com'io fei , t'accendi ,
Non ombra o pioggia , & non fontana o fiume ,
Ne uerno allentar pò d'alpeftri monti :
Ed ella , ghiaccio hauendo i penfier fuoi ,
Pur de l'incendio altrui par , che fi goda :
Ma tu da lei leggiadri accenti & pronti
Difcepol nouo , impara ; & dirai poi ,
Qjr i r i n a in gentil cor pietate è loda .
Quel
12
Quel uago prlgioncro peregrino *
Ch'ai fuon di uoftra angelica parola f
Sua lontananza & Tuo career confola,
E'n ciò men del mio fero haue dettino ;
Permeffo tutto , e'1 bel monte uicino
Vincer potrà, non pur Calliope fòla;
Da fi dolce maeftra, e'n talefchola
Parlar ode & impara alto et diuino :
Ben lo prego io , ch'attentamente apprenda
Con quai note pietà fi fuegli , & come
Vera eloquenza un cor gelato accenda ;
Si dirà poi , che tra fi bionde chiome
E'n fi begli occhi Amor giamai non feenda ,
Quello è notte & ueneno al uoftro nome .
Come uago aueelletto fuggir fole
Poi , che feorto ha'i lacciuol tra i uerdi rami ;
Cofi te fugge il cor , ne prender uole
Efca fi dolce, fra fi pungenti hami :
Come augellin , ch'a fuo'cibo fon uole ;
Cofi par, ch'egli a me ritornar brami ;
Si'l colpo , ond'io'l ferì, diletta & dole :
Et fol , perche! mio mal gioia fi chiami .
Ma la nemica mia perche non piaga
Lo ftral tuo dolce ? & ben fora cortei
D i fi forte arco , & di chi'l tende , honore .
Pcrùer feluaggi, adamantino core ,
N on adefea piacer, ne punge piaga,-
Ne uifeo intrica o rete occhi fi rei .
Ben
lì
Ben mi fcorgea quel di crudele ftella ,
Et di dolor miniftra & di martiri ;
Quando fur prima uolti i miei fofpiri
A pregar alma fi feluaggia & fella :
O tempeftoia , o torbida procella,
Che'n mar fi crudo la mia uita giri :
Donna amar , ch'Amor odia , e i fuoi defiri 5
Che fdegno & feritate , honore appella ;
Qual dura quercia in felua antica , od elee
Frondofa in alto monte , ad amar fora ,
O Tonda , che Caribdi afforbe & mefee ;
Tal prouo io lei, che più s'impetra ognihora,
Quanto io più piango ; come alpeftra felce,
Che per uento & per pioggia afprezza crefee .
Già non potrete uoi per fuggir lunge ,
Ne per celarui in monte afpro &feluaggio ,
Tonni de bei uoftri occhi il dolce raggio ;
Che da me lontananza noi difeiunge :
Nel mio cor , donna , luce altra non giunge ,
Che'l uoftro fguardo 5 & fole altro non haggio :
Et s'egli è pur lontan ; lungo uiaggio
E breue corfo , oue Amor sferza & punge :
Portato da deftrier , che fren non haue,
Pur ciafeun giorno anchor , fi com'io foglio ,
Se ueder mi fapefte , a uoi ne uegno 5
Et con la uifta lachrimofa & graue ,
Fo mefti i bofehi & pij del mio cordoglio :
Solo in uoi di pietà non feorgo io fegno •
Viuo
24
Viuo mio fcoglio , Se fece alpeftra & dura,
Le cui chiare fauille il cor m'hanno arfò ;
Freddo marmo , d'amor, di pietà fcarfò $
Vago quanto più pò formar natura;
Aipra Colonna , il cui bel iàflb indura ,
L'onda del pianto da quefti occhi iparfo 5
Oue repente hora è fuggito & iparfo
Tuo lume altero ? & chi me'l toglie & fura ?
C uerdi poggi , o felue ombrofè & folte ;
Le uaghe luci de begli occhi rei ,
Ghe'i duol iòaue fanno , el pianger lieto ;
A uoi conceffe, laflb, a me fon tolte ;
E epuro fele hor pafee i penfier miei ;
E'icor dogliofo in nulla parte ho queto.
Quella , che lieta del mortai mio duolo ,
Ne i monti & per le felue ofcure & fole
Fuggendo gir come nemico fole
M e , che lei , come donna honoro & colo ;
Al penfèr mio , che quefto obietto ha folo ;
Et ch'indi uiue , & cibo altro non uole $
Celar non pò de fuoi begli occhi il Sole ,
Ne per fuggir , ne per leuarfi a uolo :
Ben potè ella fparire a me dinanzi ,
Come augeìlin , che'l duro arciero ha foorto ,
Ratto uer gli alti bofohi a uolar prende y
M a Tali del penfer chi fia ch'auanzi ?
Cui lungo calle & afpro è piano & corto ;
Cofi caldo defio l'affretta & ftende.
Amor,
Amor,I piango ; Se ben fu rio deftino ,
Che cruda T igre ad amar diemmi, & feo g'io
Sordo, cuinefofpir, ne pianto moue:
Et come afflitto & fianco peregrino ,
Chechiufo a fera il dolce albergo troue;
Pur coftei prego ; &pur con lei mi doglio :
Ne perche fempre indarno il mio cordoglio
Al uento li difperga ,
Si come nebbia fuol , che'n alto s erga;
Men dolermi con lei , ne pianger uoglio :
Et coli tinge & uerga
Ben mille charte homai lafpro mio duolo j
Peroche'l cor queft'vn conforto ha folo ;
Ne troua incontra gli afpri fuoi martiri
Schermo miglior , che lachrime &forpiri.
Qual chiufo albergo infolitario bofeo
♦ Pien di fofpetto fuol pregar talhora
Corrier di notte trauiato & lafTo ;
Tal io per entro il tuo dubbiofo & fofeo
Et duro calle , Amor , corro , & trapaflò
Fin la'ue'l dolce mio ripofo fora :
lui pregando fo lunga dimora:
Ne p ererfio pianga & gridi ,
Lefelue empiendo d'amorofi ftridi,
Laflb ,le porte men rinchiufe anchora
Del mio ricetto uidi :
Ne per lachrime antiche, o dolor nouo,
Pofa , o fbccorfb , o refrigerio trouo 5
Cofi fe'imio deftin, laftellamìa,
Sorda pietate in lei , ch'udir deuria .
D O fortunato
7 6
O fortnnato , chi feri gio (otterrà ;
Et col Tuo pianto rea benigna Morte;
Si temprar Teppe i lach.rim.ofi uerfi ;
Se non che gran deiìo trafcorre & erra :
A me non ual , ch'i pianga , eì mio duol uerfi 9
Quanto m'è dato , in dolci note & fcorte :
Ne del martiro , che mi duol fi forte,
In quei begli occhi rei
Anchor uenne pietade : & ben torrei
Senza mirar la cruda mia conforte ,
Girmen per uia con lei ,
Fin ch'io fcorgefsi il ciel fereno e'1 die :
Poi che non ponno altrui parole ,0 mie ,
Dal bel ciglio impetrar atti men feri;
Fa tu Signor almen , ch'i non lo (peri :
Ch'io pur m'inganno, en quelle acerbe luci ,
Per cui del mio dolor giamai non taccio , # • •
Dico le rime mie pietà defta hanno ;
E t forfe (o defir cieco oue m'adduci > )
Lachriman hor foura'l mio lungo affanno ;
Et noia è lor , quant'io mi ftruggo & sfaccio :
Cofi corro a Madonna; & neue & ghiaccio
Le trouo il cor ; e'nuano
Di quel nudrirmi , ond'io fon fi lontano ,
Col penfer cerco ; anzi più doglia abbraccio ;
Qjaal pouerel non fano ,
Cui l'afpra fete uccide , & ber gli è tolto ;
Hor chiaro fonte in uiuo faflb accolto ,
Et hora in fredda ualle ombrofo rio
Membrando , arroge alfuo mortai defio.
Laflb,
*7
Laflb , & ben femmi & affètato , e nfermo
Febre amorofa ; & un penfèr nudrilla ,
Che gioia invaginando , hebbe martiro:
Cofi m'offende lo mio fteflb fchermo ,
Non pur mi ual; che s'io piango & fofpiro,
Incominciando al primo fuon di fquilla;
Già non ifcema in tanto ardor fauillaj
Anzi il mio duol mortale
Crefce piangendo , & più s'infiamma ; quale
Facella, che commoffa arde & sfauilla :
Fero deftin fatale:
Quando fia mai che la mia fonte uiua ,
Perch'io pur lei nel cor formi & defcriua,
Et per lei mi confumi & pianga & prieghi 5
Le fue dolci acque un giorno a me non nieghi ì
Forfè 1 (Et ben romper fuol fortuna rea
jb Buono ftudio talhor ) ne la dolce onda ,
Ch'i bramo tanto , almen per breue fpatio
Dato mi fia, ch'un di m'attuffi ; & bea
■ k Fin ch'io ne lenta il cor , non dico fatio,
Però che nulla riua è fi profonda ,
Qualhora il uerno più di pioggie abonda ;
Ma Ibi bagnato un poco :
O fortunato il di , beato il loco :
Ben potrei dire , aduerfità feconda
Mi diede Amore , & foco
M'accefe il cor di refrigerio pieno :
S'un giorno fol, non auampando io meno,
La graue arfura mia, lafete immenfa,
Larga pietà confperge & ricompenfà .
D 2 Che
28- .
Che parlo ? o chi m'inganna ? a canta fece
Le dolci onde falubri indarno fpera
Il cor , che morte ha preffo , & mercè lunge :
Ma tu Signor , che non più falda rete
Homai diftendi ? & qual più adenrro punge
Quadrello , auenti a queft a alpeftra fera ?
Si , ch'ella caggia fanguinofa , & pera :
Et quel feluaggio core
Ne lefue piaghe fenta il mio dolore;
Et biafmando f altrui cruda & guerrera
Voglia , il fuo proprio errore
Et la fua crudeltà colpi & condanni :
Et fia vendetta de miei graui affanni ,
Veder ne lacci difalute in forfè
L'acerba fera , che mi punfe & morie .
Già non mi cai , s'in tanta preda parte ,
Canz-on , non harò poi ;
E t fo che raro i dolci premi fuoi
Con giufta lance Amor libra & comparte 5
Pur ch'eliache di noi
Si lungo ftratio féo , con le fue piaghe
La uifta un giorno di quefti occhi appaghe :
Ma, laflb , a la percofla, ond'io uaneggio ,
Vendetta indarno & medicina cheggio .
*•
*
Come
2*
Come fuggir per felua ombrofa & folta
Noua ceruetta fole ;
Se mouer l'aura tra le frondi ferite,
O mormorar fra fherbe onda corrente ;
Cofi la fera mia me non afcolta j
Ma fugge im mantenente
Al primo fuon talhor de le parole ,
Ch'io d'amor mouo; & ben mi pefa & dole $
Ma non ho poi uigor , laflb dolente ,
Da feguir lei , che leue
Prende fuo corfo per feluaggia uia $
Et dico meco , hor breue
Certo lo fpatio di mia uita fia .
Ella fen fugge , & ne begli occhi fuoi
Gli fpirti miei ne porta
Nel fuo da me partir , lafciando a uenti ,
Quando l'ho a dir de mieipenfier dolenti :
Ne già uiuer potrei, fé non che poi
Ritorna , & ne tormenti ,
Onde quefta alma in tanta pena è torta ;
Quau* giudice pio mi riconforta 5
Non che però'l mio graue duol s'allenti :
Ma fpero ; & ragion fora $
Pietà trouar in quei begli occhi rei $
Ond'io le narro allhora
Tutte le iniìdie , e i dolci furti miei .
Ne taccio , oue talhor quelli occhi uaghi
Sen uan fotto un bel uelo ;
S'auien che l'aura lo folleui & moua $
Et come il dolce fen mirarmi gioua;
Non
Non che l'ingorda uiftaiui s'appaghi:
Et qual gioia il cor proua ,
Doueì bel pie fi fcopra , ancho non celo :
Cofi gli inganni miei conto & riuelo :
Ne quefto in tanta lite ancho mi gioua :
Deh chi fia mai , che fcioglia
Ver la giudice mia fi dolci prieghi ,
Ch'almen non mi fi toglia
Dritta ragion j fé pur pietà fi nieghi >
Donne uoi , che Tamaro , eì dolce tempo
Di lei già per lungo ufo
Saper deuete , e i benigni atti e i feri $
Chiedete pofa a i lafsi miei penfieri $
I quai cangiando uo di tempo in tempo $
Nefo s'io tema , o fperi ,
Già mille uolte in mia ragion delufo $
Si m'ha'l Ilio duro uariar confufo ;
E'l dolce riib , & quei begli occhi alteri
Voti talhor d'orgoglio ,
Ch'altrui prometcon pace, & guerra fanno:
Ne già di lei mi doglio ,
Che n uita tienimi con benigno inganno .
Pietofa tigre il cielo ad amar diemmi ,
Donne ; & ferena & piana
Procella il corfo mio dubbiofo face :
Onde talhoniil cor ripofa & tace ;
Talhor ne gli occhi & ne la fronte uiemmi ,
Pien di duol fi uerace ,
Cho.gni mia proua in acquetarlo è liana $
Alìhor m'adiro ; & ccn la mente infima
Membrando
5*
Membrando uo, che men di lei fugace
Donna fentio fermarli
A mezzo il corfo j & fe'l buon tempo antico
Non mente, arbore farli
Mifera, o faflb ; &lachrimando dico:
Hor uedefs'io cangiato in dura felce >
Come d'alcuna è fcritto ,
Quel freddo petto ; e'1 uifb , e i capei d'oro,
Non uago fior tra l'herbe , o uerde alloro ,
Ma quercia fatti in gelida alpe , od elee
Frondofa ; e'1 mio di loro
Penfer , dolce nouella al core afflitto ,
Contra quel, che nel ciel forfè è prefcritto>
Recar poteffe ; ahi mio nobil theforo,
Troppo inanzi trafeorre
La lingua , & quel , ch'i non detto , ragiona :
Colpa d'Amor , che porre
Le deuria freno 5 &ei la feioglie & fprona .
Canzon , tra fpeme , & doglia
Amor mia uita inforfa : & ben m auueggio ,
Che l'altrui mobil uoglia
Colpando , io fteffo poi uario & uaneggio.
Errai gran tempo ; & del camino incerto ,
Mifero peregrin molti anni andai
Con dubbio pie , fender cangiando fpeffo $
Ne pofa leppi ritrouar giamai
Per piano calle , o per alpeftro & erto ,
Terra cercando & mar lungi & dapreffo :
Tal che'n ira , e'n difpregio hebbi me fteffo ;
Et tutti
3%i
E t tutti i miei pender mi lpìacq uer poi ,
Ch'i non potea trouar fcorta, o configlio :
Ahi cieco mondo , hor ueggio i frutti tuoi,
Come in tutto dal fior nafcon diuerfi :
Pietofa hiftoria a dir quel 3 ch'io fofferfi ,
In cofi lungo exiglio
Peregrinando , fora ;
N on già ch'io fcorga il dolce albergo anchora ;
Maì mio fanto Signor con nouo raggio
La uia mi moflra ; & mia colpa è , s'io caggio .
Noua mi nacque in prima al cor uaghezza,
Si dolce al gufto infu l'età fiorita ,
Che tofto ogni mio fenfò ebro ne fue :
Et non fi cerca o libertate , o uita ,
O s'altro più di quefle huom faggio prezza ,
Con fi fatto defio , com'i le tue
Dolcezze Amor cercaua ; & hor di due
Begli occhi un guardo , hor dVna bianca mano
Seguia le neui ; & fé due treccie d'oro
Sotto un bel velo fiammeggiar lontano,
O fé talhor di giouenetta donna
Candido piefcoprio leggiadra gonna -y
( Hor ne fofpiro & ploro )
Corfi , com'augel fole ,
Che d'alto fcenda , & a fuo cibo uole :
Tal fur, laffo, le uie de penfier miei
Ne primi tempi ; & camin torto fei .
Et per far ancho il mio pentir più amaro ;
Speifo piangendo altrui termine chiefi
De le mie care & uolòntarie pene :
E'n
33
En dolci modi lachrimare apprefi |
E'n cor piegando di pietate auaro
Vegghiai le notti gelide &fèrene;
Et talhor fu , ch'io'l torfi ; et ben contiene
Hor penitentia & duol l'anima lane -
De color atri , & del terreftre limo ,
Ond'ella è per mia colpa infiifà & grauc :
Che fé 1 ciel me la die candida & leue j
Terrena & fofca a lui falir non deue :
N e pò , s'»io dritto eftimo ,
Ne le fue prime forme
Tornar giamai, che pria non fègni Torme
Pietà fuperna nel camin ueracej
Et la tragga di guerra , & ponga in pace .
Quel uero amor dunque mi guidi , & feorga ,
Che di nulla degnò fi nobil farmi ;
Poi per fé 1 cor pure afiniftra uolge;
Ne 1 altrui pò > nel mio configlio aitarmi;
Si tutto quel , che luce a l'alma porga ,
Il defir cieco in tenebre riuolge:
Come fcotendo pure al fin fi fuolge
Stanca talhor fera da i lacci , & fugge ;
Tal io da lui , ch'ai ilio uenen mi colfe
Con la dolce elea , ond'ei palcendo ftru^ge;
Tardo partimmi , & laffo , a lento uolo : .
Indi cantando il mio paffato duolo ,
In fé l'alma s'accolfe ;
Et di defir nouo arfè ,
Credendo affai da terra alto leuar/è :
Ond'io uidi Helicona , e i facri poggi
E Sali;,
Salij,doue rado orma è legnata hoggi :
Qu3.\ peregrin, fé rimembranza il punge
Di fua dolce magion , talhor se'nuia
Ratto per ielue & per alpeftri monti j
Tal men giuo io perla non piana uia ,
Seguendo pur alcun , ch'io fcorfi lunge ;
Etfur tra noi cantando illuftri & conti •
Erano i pie men del defir mio pronti j
Ond'io del fonno & del ripofò l'hore
Dolci fcemando , parte aggiunti al die
De le mie notti 3 ancho in quell'altro errore ;
Per apprettar quella honorata fchiera :
Ma poco alto falir concedo ni era :
Sublimi elette uie,
Onde'l mio buon uicino
Lungo Permeflò féo nouo camino ;
Deh come feguir uoi miei pie rur uaghi :
Ne par ch'altroue anchor l'alma s'appaghi.
Ma uofiè il penfér mio folle credenza,
A feguir poi falfa d'honore iniegna ;
Et bramai farmi a i buon di fuor fimiie :
Come non fia ualor, s'altri noi fegna
D i gemme & d'oftro 5 o come uirtù , lènza
Alcun fregio , per fé fia manca & uile :
Quanto pianfi io dolce mio flato humile,
I tuoi ripofi , e i tuoi fereni giorni
Volti in notti atre & rie ; poi ch'i m'accori! ,
Che gloria promettendo angofeia & feorni
Dà il mondo ; & uidi', quai penfieri & opre
Di letitia talhor uefte & ricopre :
Ecco
3J
Ecco le uie, ch'io cord ,
Diftorte : hor uinto & fianco ;
Poi che uaria ho la chioma , infermo il fianco ,
Volgo, quantunque pigro , indietro i pafsi ;
Che per quei fender primi a morte uafsi .
Picciola fiamma affai lunge riluce ,
Canzon mia mefta ; & ancho alcuna uolta
Angufto calle a nobil terra adduce :
Che fai , fé quel penfero infermo & lento,
Ch'io mouer dentro a l'alma afflitta lènto ,
Anchor potrà la folta
Nebbia cacciare ? ond'io
In tenebre finito ho il corfò mio :
Et per fecura uia , fè'l ciel l'affida,
Si com'io /pero , effer mia luce & guida ?
Come fplende ualor , per c'huom noi falci
Di gemmerò d oftro;& come ignuda piace,
Et negletta uirtù pura & uerace ;
T r i p h o n morendo exempio al mondo laici :
Et col ciel ti rallegri , e'n lui rinafei ;
Come a parte miglior translato face
Lieto arbofcel taDiora ; e'n uera pace
Ti godi > & di faper certo ti palei :
Ne di me, credo ,o del tuo fido & faggio
Qvi ri n o , unqua però ti prefe oblio ;
Ch'ambo i ueftigi tuoi cerchiam piangendo:
Ei dritto , & fcarco , & pronto in fuo uiaggio 5
Io pigro anchor; pur col tuo fpecchio amendo
Gli error , che torto han fatto il uiuer mio.
E z Poco
Poco il mondo giamai t'infuie , o tinfè ,
T r i p h o n , ne l'atro Tuo limo terreno ;
Et poco inuer gli abifsi 3 onde egli è pieno,
I puri & fanti tuoi pender foipinfe :
Et hor di lui fi icone in tutto , & fcinfe
Tua candida alma ; & leue fatta a pieno ,
Salio 3 fon certo , ou'è più il ciel fereno j
Et quanto lice più , uer Dio fi ftrinfe .
Ma io raflembro pur fublimc augello
In ima ualle prefo $ & queite piume
Caduche homai , pur anchor uifco inuoglia,
Laffb 5 ne ragion pò contra il coftume :
Ma tu del cielo habitator nouello
PregailSignor,cheperpietàlefcioglia.
Curi le paci lue , chi uede Marte
Gli altrui campi inondar torbido infoio £
Et chi fdrufcita nauicella inuano :
Vede taihormouergouerno,& forte, \*
Ami jMarmitta,, il porto : Iniqua parte
Elegge ben , chi il ciel chiaro &fourano
LafTa ; & gli abifsi prende : ahi cieco humano
Defir , che mal da terra fi diparte .
Quando in quefto caduco manto & frale,
Cui tofto Atropo lquarcia , & noi ricuce
Giamai 5 altro che notte hebbe huom mortale *
Procuriam dunque homai celefte luce :
Che poco a chiari farne Apollo uale ;
Lo qual fi puro in uoi iplende & riluce.
. . . Silieta
37
Si lieta hauefsio l'alma , & d ogni parte
Il cor , M a r m i t t a mio ^tranquillo & pian-!) ;
Come fafpra fua doglia al còrpo iiilano ,
Poi ch'Adria m'hebbe , è men noiofa in parte .
Laflb 5 quefta di noi terrena parte
Fia dal tempo diftrutta a mano a mano 5
E i cari nomi poco indHontano;
Il mio col uulgo , e'1 tuo fcelto , e'ndilparte \
Pur come foglia , che col uento fàle ,
Cader uedranfi : O fofca , o lènza luce
Vtfh mortai, cuifi del mondo cale:
Come non tergi al del? che fol produce
E terni frutti : ahi uile augel , fu Tale
Pronto , ch'a terra pur fi riconduce.
Feroce Ipirto un tempo hebbi & guerrcro ;
Et per ornar la feorza anch'io di fore ,
Molto contefi ; hor langue il corpo , e'1 core
Pauenta ; ond'io ripofo & pace chero :
Coprami homai uermiglia uefta, o nero
Manto, f)òeo mi fia giòia , o dolore ;
Ch'a fera è'1 mio di corfo ; & ben l'errore
Scorgo hor del uulgo , che mal feerne il uero :
La fpoglia il mondo mira : Or non s'arrefta
Speffo nel fango augel di bianche piume ?
Gloria non di uirtù figlia , che uale ?
Per lei, F rance sco hebb'io guerra molefta;
Et hor placido , inerme entro un bel fiume
Sacro ho mio nido ; & nulla altro mi cale .
Varchi,
53
V a* e h i ; Hippocrene il nobil Cigno alberga
Che n Adria mifè le fue eterne piume ;
A la cui fama , al cui chiaro uolume ,
Non fia che'l tempo mai tenebre asperga:
Ma io paluftre augel , che poco s'erga
Su l'ale , fembro , o luce inferma , & lume,
Ch'a leue aura uacille , &fi confume :
Ne pò lauro inneftar caduca uerga
D'ignobil felua . Dunque i uerfi, ond'io
Dolci di me , ma falfè udì nouelle ,
Amor dettouui , & non giudicio : & poi
La mia cafetta humil chiufà è d'oblio ;
Quanto dianzi perdeo Ve n e ti a , & noi
Apollo in uoi reftauri & rinouelle .
O fonno , o de la queta , humida , ombrofi
Notte placido figlio ; o de mortali
Egri conforto > oblio dolce de mali
Si graui > ond'è la uita afpra & noiofa;
Soccorri al core homai , che langue , & pofa
Non haue j & quefte membra (lanche & frali
Solleua : a me ten uola o fònno , & Tali
Tue brune fòura me diftendi &pofà .
O u'è'l fi lentio , che'l di fugge , e'1 lume *
Eilieuifbgnijche connonfècurc
Veftigia di feguirti han per coftume ?
Laffo , che'nuan te chiamo , & quefte ofcure
Et gelide ombre inuan lufingo : o piume
Deprezza colme : o notti acerbe & dure.
Mendico
i9
Mendico & nudo piango , & de miei danni
Men uo la fomma , tardi homai , contando
Tra quefte ombrofè querce, & obliando
Q^uel, chegia Roma m'infegnò molti anni:
Ne dì gloria, onde par tanto s'affanni
Humano ftudio , a me più cale % & quando
Fallace il mondo ueggio, a terra Ipando
Ciafcun fuo dono , accio più non m'inganni •
Quella leggiadra Colon n e s e , & fàggia ,
Et bella , & chiara, che co i raggi fuoi
La luce de i Latin fpenta raccende;
Nobil poeta canti , e'n guardia l'haggia ;
Che Thumil cethra mia roca , che uoi
Vdir chiedete , già dimeffa pende.
Hor pompa & oftro , & hor fontana & elee
Cercando , a uefpro addutta ho la mia luce
Senz.a alcun prò ; pur come loglio , o felce
Suenturata , che frutto non produce :
Et bene il cor del uaneggiar mio duce ,
Vie più sfauilla , che percoffa felce ;
Si torbido lo fpirto riconduce ,
A chi fi puro in guardia & chiaro dielce ;
Milero : & degno è ben , ch'ei frema & arda -y
Poi che'n fua pretiofa & nobil merce
Non ben guidata , danno &: duol raccoglie :
Ne per Borea giamai , di quefte querce ,
Come tremo io , tremar l'horride foglie :
Si temo, ch'ogni amenda homai iia tarda .
Doglia
4°
Doglia; che uaga bornia al cor n'appone,
Piagandol co begli occhi $ amare ftrida,
Et lungo pianto ; & non di Creta , & d'Ida
Dittamo , Signor mio , uien che conforte :
Fuggite Amor : quegli è uer lui più forte ,
Che men sarrifchia , ouegli a guerra sfida :
Cola uè dolce parli , o dolce rida
Bella donna -> iui preflb è pianto , & morte :
Peroche gli occhi alletta , e'1 cor recide
Donna gentil , che dolce fguardo moua :
Ahi uenen nouo, che piacendo ancide j
Nulla in die charte huom fàggio antica , o noua
Medicina haue, che d'Amor n'affide 5
Ver cui fol lontananza & oblio gioua .
Signor mio caro , il mondo auaro & flolto
In procurar pur nobiltade & oro
Fatto è mendico & uile ; e'1 bel thefòro
Di gentilezza unito , ha iparfo & fciolto ;
Già fu ualore , & chiaro fàngue accolto
Infeme , & cortefia; hor è tra loro
Difcordia tal , ch'io ne fofpiro & ploro :
Secol mirando in tanto errore auolto :
Et perche in te dalfangue non diicorda
Virtute ; a te C h r 1 st.ophoro mi uolgo,
Che mi (occorra al maggior uopo mio :
Et fi porterai tu Chrifto oltra il rio
Di charitate j colà doue il uolgo
Cieco portarlo più non fi ricorda •
C0RREG105
4*
Cor regio ; che per prò mai , ne per danno
Difcordar da te fteffo non confenti;
Contra il coftume de le inique genti ,
Che le fortune aduerfè amar non fanno ;
Mentre quel, ch'ifèguia, fuggir m'affanno;
Et fuggol , ma con pafsi corti & lenti;
Le due Latine luci chiare ardenti ,
Alexandro,&Ranvccio tuoi che fanno?
E uero , cheì cielo orni & priuilegi
Tuo dolce marmo fi , cheSMiRNA,&SAMO
Perde ,& C o r i n t h o , e i lor maeftri egregi ?
Per quefta , & per quei due , di quel , ch'io bramo
Obliar , mi fouien ; per tai fuo pregi ,
R o m a , che fi mi nocque , honoro & amo •
S'egli auerrà; che quel , ch'io fcriuo , o detto
Con tanto ftudio , & già fcritto il diftorno
Affai fbuente , & come io fò > f adorno
Penfofo in mio feluaggio ermo ricetto;
Da le genti talhor cantato , o letto ,
Dopo la morte mia uiua alcun giorno ;
Bene udirà del noftro mar l'un corno
Et l'altro, Rota, il gentil uoftro affetto;-
Che'l fuo proprio thefòro in altri apprezza,
Et quel , che tutto a uoi fòlo conuiene ;
Per honorarne me , diuide , & fpezza :
Mio deuer già gran tempo ale Tirrhene
Onde mi chiama ; & hor di uoi uaghezza
Mi fprona : ahi pofi homai chi mi ritiene .
F Di la,
42
Di la , doue per oftro , & pompa , & oro ,
Fra genti inermi ha perigliofa guerra ;
Fuggo io mendico , & folo ; & di quella efca ,
Ch'i bramai tanto , fatio , a quefte querce
Ricorro , uago homai di miglior cibo ;
Per hauer po£i almen quefti ultimi anni :
Ricca gente & beatane primi anni
Del mondo, hor ferro fatto ; che fenz ora
Men di noi macra in fuo feluaggio cibo
Si uifle , & fenza Marte armato in guerra;
Quando tra l'elei & le frondofe querce
Anchor non fi prendea l'hamo entro a l'efca :
Io , come tùie augel feende a poca efca
Dal cielo in ima ualle ; i miei dolci anni
Vifsi in paluftre limo ; hor fonti & querce
M i fon quel , che oftro fummi , & uafel d'oro :
Cofi l'anima purgo ; & cangio guerra
Con pace , & con digiun fouerchio cibo .
Fallace mondo 5 che d'amaro cibo ,
Si dolce menfa ingombri : Or di quella efca
Fofs'io digiun , chanchor mi graua , e'n guerra
Tenne l'alma co i fenfi ha già tanti anni 5
Che più pregiate , che le gemme , & l'oro ,
Renderei l'ombre anchor de le m ie querce .
O riui , o fonti , o fiumi, o faggi , o querce ,
Onde il mondo nouello hebbe fuo cibo,
In quei tranquilli fecoli de l'oro :
Deh come ha il folle poi cangiando 1 efca
Cangiato
45
Cangiato il gufto;& come fon quefti anni
Da quei diuerfi in pouertate , e'n guerra :
Già uincitor di gloriola guerra
Prendea Tuo pregio da l'ombrofe querc e:
Ma d'hora in hor più duri uolgon gli anni :
Ond'io ritorno a quello antico cibo ,
Che pur di fere è fatto , & d'augelli efca;
Per arricchire anchor di quel primo oro.
Già in pretioib cibo , on gonna d'oro
Non crebbe ; anzi tra querce , e'n pouera elea
Virtù , che con quefti annihafdegno & guerra.
Già lefsi , & hor conofco in me , fi come
Glauco nel mar fi pofe huom puro & chiaro ;
Et comefue fembianze fi mifchiaro
Di fpume,& conche; &ferfi alga fue chiome j
Però che'n quefto Egeo , che uita ha nome,
Puro anch'io fcefi , e'n quefte de l'amaro
Mondo tempefte -,ed elle mi grauaro
I fenfi & l'alma , ahi di che indegne fòme
LaiTo : & ìbuiemmi d'Eiaco , che l'ali
D'amorofò pallorfègnate anchora
Digiuno per lo cielo apre & diftende 5
Et poi fatollo indarno a uolar prende :
Si'l core anch'io , che per fe leue fora ,
Grauato ho di terrene efche mortali.
E 2 O dolce
44
Ò dolce fèlua Solitaria , amica
De miei penfieri sbigottiti & fianchi ;
Mentre Borea ne di torbidi & manchi
D'horrido giel l'aere , & la terra implica;
Et la tua uerde chioma ombrola , antica ,
Come la mia , par d'ognintorno imbianchi ;
Hor , che'n uece di fior uermigli & bianchi ,
Ha neue & ghiaccio ogni tua piaggia aprica ;
A quefta bretie & nubilofa luce
Vo ripenfkndo, chemauanza; & ghiaccio
Gli fpirti anch'io fento , & le membra farfi :
Ma più di te dentro , & dintorno agghiaccio ;
Che più crudo Euro a me mio uerno adduce,
Più lunga notte , & di più freddi & fcarfi .
Quefta uita mortai $ che n una , o'n due
Breui & notturne hore trapafla , ofcura ,
Et fredda 3 inuolto hauea fin qui la pura
Parte di me , ne l'atre nubi fue :
Hor a mirar le gratie tante tue
Prendo : che frutti , &fior, gielo , & arfurà,
Et fi dolce del ciel legge &mifura ,
Eterno Dio tuo magifterio fue :
Anzi'l dolce aer puro , & quefta luce
Chiara , che'l mondo a gli occhi noftri Icopre,
Trahefti tu d'abifsi ofcuri & mifti :
Et tutto quel , che'n terra , o'n ciel riluce;
Di tenebre era chiufb ; & tu l'aprirti ;
E51 giorno , e'ifol de le tue man fono opre .
Sonetto
45
Sonetto di M. Bernardo Capello , a M. Gio.
della Cafa.
Casa gentil ; che confi colte rime
Scriuete i cafti , & dolci affetti uoftri,
Ch'elle già ben di quante a tempi noftri
Si leggon , uanno al cielo altere , & prime $
Accio che'l mondo alquanto pur mi ftime,
Prego , ch'a me per uoi fi fcopra , & moftri ,
Com'io poffa acquiftar fi puri inchioftri ,
Strada fi piana , & mente fi fublime :
Se quello don non mi negate ; anchora
Tentare ardito il monte mi uedrete ,
Nel qual uoi Phebo degnamente honora :
Phebo , & le M ufe ; a quai punto non fete
Men caro del gran Thofco : che talhora
Mentre il cercate pareggiar, uincete.
Al quale M. Gio. riipSde co quello, che incomincia
Mentre fra ualli paludofe & ime .
Riipofta del detto Capello al Sonetto che inco-
mincia Solea per bofchi il di fontana o fpeco,
O chi m'adduce al dolce natio fpeco ;
Ou io , depofte le mie amare pene ,
Et uolte l'atre mie notti in ferene ,
Polfa talhor le Mufe albergar meco :
Si m'ap-
46 ; " '
Si m appretterei forfè al giogo ù teco;1
Altro nefliin che'l maggior Thofco uene,
Col Bembo; alqual nulla è , che'l corfo afFrene*
Si , ch'egli a par a par non poggi foco .
Hor che lunge mi tien rea forte acerba
Da quelle Diue , & dal mio nido -y e'n ombra ,
Ch'adugge il feme di mia gioia , pofto ;
Con l'alma non d'Amor, ne d'ira fgombra
Te inchino , albergo a Phebo alto , & ripofto :
Et fegno in humilpian col uulgo l'herba.
Sonetto del detto Capello a M. Gio. della Cafa ,
Cas a , che'n uerfi, od in fermone fciolto
Nel antico idioma , & nel moderno
Quei pareggiate , onde col grido eterno
D'alta lode a tutt'altri il pregio è tolto $
Pofcia ch'io fon ne iioftri fcritti accolto
A che temer ira di tempo , o icherno ?
Già quinci fcemo lui di forze io fcerno ;
Et mefemprehonorato effere afcolto .
Viurommi dunque nel perpetuo fuono
Del uoftro colto, & ben gradito itile,
L'alme uaghe d'honor d'inuidia empiendo .
Hor tante a uoi , quanti ha fioretti Aprile ,
Et ftelle il cielo , e'1 mar arene , io rendo
Gratie Signor di cofi largo dono .
Sonetto
47
Sonetto di M. Pietro Bembo a M . Gio. dellaCafa.
C a s a ; in cui le uirtuti han chiaro albergo 5
Efpura fede , & uera cortefia ;
v Et lo ftil , che d'Arpin fi dolce ufcia ,
Ff iforge , e i dopo forti lafcia a cergo :
S io mouo per lodami , & charte uergo ;
Prefontuofò il mio penfer non fi a :
Che mentre e uiene a uoi per tanta tiia ;
Nel uoftro gran ualor m'affino & tergo.
Et forfè anchora un amorofò ingegno
. — Ciò leggendo dirà ; più felici alme
Di quelle il tempo lor certo non hebbe.
D uè città fenz^ pari Se belle Se alme
Lediero al móndo 5 Se R o ma tenne, Se crebbe:
Qual pò coppia fperar deftin più dégno ?
Al quale M. Gio.rifpóde con quello, ch'incomincia.
L'altero nido j ou'10 fi lieto albergo.
Sonetto di M. Iac. Marmitta a M. Gio. della Cafa.
Se l'honeflo defio , che'n quella parte ,
Ch'ai mar d'Adria pon freno , a noi lontano ,
Signor ui truffe , il ciel non faccia uano ,
Che'n uoi cotante gratie ha infufe Se (parte ;
Mafenza oprar d'humano ingegno, od arte,
Sgombro di quell'humor maligno , Se Urano,
Homai ui renda 5 Se l'honorata mano
Libera
48
Libera lafci , a uergar dotte charte ;
Piacciaui , prego , di inoltrarmi quale
Sia il dritco , & bel fender , che limoni conduce
Al poggio , ou'ei fi fa chiaro , e immortale : ?
Ch'altra per me non trouo {corta , o duce :
E'1 tempo uola, come d'arco ftrale, * ,1
Che ne l'eterno oblio , laffo , m'adduce ;
Al quale M. Gio. risponde con quelli che in-
cominciano
Curi le paci fue chi uede Marte.
Si lieta hauefs'io l'alma & d'ogni parte .
• . •
*t ~
4 &
Replica del Marmitta .
I mi ueggio hor da terra alzato in parte,
Oue il mio antico error , m'è chiaro & piano :
Et quanto baffo , anzi pur cieco., e'nfàno
Siaildefirmio,conofcoaparte a parte ;
Cnde l'alma da fé lo fcaccia ; & parte ;
E'ncomincia a ritrarfi a mano a mano
Su uerfo'l cielo , ond'io fon fi lontano ;
Et dal errante uolgo irne in difparte ;
Ch'ella feorgendo che fi poco fale
Humana gloria , a l'alta , eterna luce
Si uolge ; & di nulla altro homai le cale .
Quefto bel frutto in lei , Casa , produce
Jl uoftro alto configlio ; & con quefte ale
Al uero , & fommo ben fi riconduce.
Sonetto
V
4*
Sonetto di M. Benedetto Varchi a M. Giouan.
della Cara.
^ C a s a gentile ; oue altamente alberga
O^ii uirtute ogni real cofttime :
C!a s a , onde uien , che quefta etate allume,
Ejle tenebre noftre apra & difperga :
A l'Auftro do»a fiori , in rena uerga ;
Suoipenfier icriue in ben rapido fiume,
Chi d'agguagliarli a uoi ftolto prefume,
In cui par ch'ogni buon fi ipecchi & terga.
? Quanto alhor , che'l gran Be m b o a noi morio ,
Perderò itf lui le tre lingue più belle ,
Tutto ritorna & giafiorifce in uoi :
Per uoi l'altero nido uoftro & mio ,
\ Che gli rendete i pregi antichi Tuoi
Rifonar s'ode in fin fopra le ftelle .
Al quale M. Gio. rifponde con quello che in-
comincia
. Varchi ; Hippocrene il nobil Cigno alberga.
* Sonetto dei Signor Bernardino Rota a M. Gio.
y de -la Cala.
P^rte daliuo natio pouero tetto
Da pure uoglie accompagnato intorno
Contacjin rozzo , & giugne abel foggiorno,
D a chiari Regi in gran diporto eletto :
" * • G lui
5°
lui tal marauiglia haue & diletto ,
In ueder di ricche opre il luogo adorno ,
Che gli occhi, e'1 pie non moue,& noia & fccjtno, #
Prende del dianzi Tuo caro alberghetto,
Tale auen al penfèr le la battezza *
Del mendico mio flii lafcia , & ne uene
Del uoflro a contemplar l'alta ricchezza .
Casa, nera magion del primo benej
In cui per albergar Phebo diip rezza
Lo del , non che Parnafò , & Hippocrene.
Al quale M. Giouan. rilpònde con quello che
incomincia «
S'egli auerrà y che quel ch'io ferino , o detto .
IL FINE.
5*
A
Aftìiger chi per uoi la uita piagne, a
Amor, per lo tuo calle a morte uafsi . %
# Arfi 5 & non pur la uerde ftagion frefea . 1 6
Amor», I piango ; & ben fu rio dettino . a 5
B
Benfofteuoi per l'armi e'1 foco elette. io
Ben ueggo io t i t i a n o in forme noue. A 1 9
M. Titiano Pittore.
B en mi feor^ea quel di crudele ftella. 2 j
C
* C ura , che di timor ti nutri & creici . 4
Cangiai con gran mio duol contrada & parte . 7
Certo , ben fon quei duo begli occhi degni . 1 4
Come uago augelletto fuggir fole . 2 2
Come fuggir per felua ombro la & folta. 2.9
Come fplende ualor , perc'huom noi falci . 3 5
Curi le paci fue chi uede Marte. A M. 3 6
lacomo Marmitta.
CoRP.EGiojcheperpròmai,neperdanno. 41
Al Signor Girolamo di Corregio .
D
Danno (ne di tentarlo ho già baldanza ) 5
Dolci fon le quadrella , ond'Amor punge • 5
Doglia , che uaga donna al cor n'apporre . 40
Dila,doueperoftro,&pompa,&oro. 42
E
Errai gran tempo , & del camino incerto . 5 1
G 2 Fuor
5*
F
Fuor di man di tiranno a giufto Pregno . In 7
morte di M. M. Ant. Soranzo .
Feroce fpirto un tempo hebbi & gitérrero .A 37
M. Francefco Nafi
G
Gli occhi fereni e'1 dolce fguardo hohefto . 3
Già nel mio duol non potè Amor quotarmi, 1 1
Gioia & mercede &z non ira & te 1 mento. 1 4
Già non potrete uoi per fuggir lunge 2 3
Già lefsi & hor conofeo iti me fi come . 43
H
Hor pompa & oflro 3 & hor fontana & elee. 3 9
I
10 mi uiuea d'amara gioia & bene . 4
11 tuo candido fi! tofto le amare . In morte 6
di M. M. Ant. Soranzo .
Io , che l'età folea uiuer nel fango . ?p
L
Le chiome d'or , ch'Amor iblea inoltrarmi . 1 5
Le bionde chiome , ou'ancho intrica & prende. 1 6
L'altero nido ou'io fi lieto albergo . Al Card. 2 o
' Bembo .
La bella greca onde'l paftore Ideo . 20
M
Mentre fra ualli paludofe & ime . A M. 13
Bernardo Capello.
Mendico & nudo piango & de miei danni. 39
Nel duro
ss
N
Nel duro affalto oue feroce & franco . $
Ne quale ingegno è in noi coìto & ferace .A ir
• M. Cof.no Gerio Vefcouo di Fano .
Neffun lieto giamai ne in fua uentura. i x
O
Or piagni in negra uefta orba & dolente .A 2 r
M. Girolamo Quirino.
O fonno o della queta humida ombrofa. 3 8
O dolce felua folitaria amica . 44
P
Poi ch'ogni efperta ogni fpedita mano . 1
Poco il mondo giamai t infule , o tinfe . 16
Quella che del mio mal cura non prende. 8
Quel uago pregionero peregrino A .Mad. 2 2
Lifabetta Quirina .
Quella che lieta del mortai mio duolo. 24
Quella uita mortai che 'n una o'n due. 44
S
Si cocente penfer nel cor mi (lede. 1
Sagge foaui angeliche parole . 6
S'io uifsi cieco & graue fallo indegno. 9
Sperando , Amor , da te fàlute inuano . 1 o
Sottoì gran falcio de miei primi danni. 1 2
Solea per boichi il di fontana o fpeco. A. M. 13
Bernardo Capello.
Soccorri amore al mio nouo periglio. 1 5
Soa
54
Son quefte, Amor, le uaghe treccie bionde, 1 9
Si lieta hauefs'io l'alma , & d'ogni parte. 3 7
A M. Iacomo Marmitta.
Signor mio caro, il mondo auaro & ftolto . 40
Al Card, di Trento .
S'egli auerrà, che quel ch'io fcriuo,o detto. 4 1
Al Sig. Bernardino Rota .
T
Tempo ben fora nomai ftolto mio core . 8
V
Vago augelletto da le uerdi piume. 2 1
Viuo mio fcoglio & felce alpeftra & dura. 14
Varchi ,Hippocrene il nobil Cigno alberga. 38
AM. Benedetto Varchi.
IL FINE.
55
*
ORATIONE
DI M. GIOVANNI DELLA CASA
SCRITTA A CARLO QVINTO
IMPERADORE.
57
OrATIONE DI M. GIOVANNI DELLA CASA,
SCRITTA A CARLO QJINTO IMPERADORE
INTORNO ALLA RESTITVTIONE
DELLA CITTA DI
PIACENZA
I come noi ueggiamo interuenire al-
cuna uoka Sacra Maeftà, chequado o
Cometa , o altra nuoualuce è apparita
nell'aria 5 il più delle genti riuolte al eie
lo,mirano colà, doue quel marauiglio-
fo lume rifplende 5 cofi auiene hora del uoftro Splen-
dore, & di Voi ; percioche tutti gli huomini , & ogni
popolo, & ciafeuna parte della terra rifguardainuer-
fo di Voi iblo.Ne creda Voftra Maeftà,che i prefenti
Greci, & noi Italiani,& alcune altre nationi dopo tan
ti & tanti fecolifi uatino aneftora. & fi rallegrinp del-
la memoria de ualorofi antichi principi loro,& hab-
biano in bocca pur Dario,& Ciro,& Xerfe,&Miltia-
èt , & Pericle , & Philippo, & Pirrho, & Aleffandro ,
jé. Marcello , & Scipione, & Mario, & Celare, & Ca
tone , & Metello ; & quefta età non {1 glorij & non
fi dia uanto di hauer Voi uiuo & prefente : anzi fé ne
epalta & uiuene lieta & fuperba. Perlaqualcola io fo-
no certifsimo,che eifendo Voi locato in fi alta $c fi r i-
guardeuol parte, ottimamente conofeete, che al uo-
ftro altifsimo grado fi conuiene, che ciafcun uoftro
H penfiero ,
58
penficro , & ogni uoftra attione fia no folamente le-
gitima& buona,ma infieme anchora laudabile & gè-
nerolàj& che ciocche procede da Voi, fia nò fo lamé-
te lecito, & cóceduto, & approuato,ma magnanimo
infieme, & commendato , ammirato : conciofia-
cofa , che la uoftra uita , i uoftri coftumi, & le uoftre
mamere,& tutti i uoftri preteriti & prefenti fattila-
no non folamente attefi , & mirati , ma ancjiora rac-
colti, & fcritti,& difFufamente narrati da molti fiy
che non gli jriuomini foli di quefto fecolo , ma quelli ,
che nafceranno dopo noi, & quelli , che faranno nel-
le future età , & nella lunghezza 8c nella eternità del
tempo auenire,udirano le opere uoftre,& tutte ad u-
naadunalefaperano 5 '& come io fpero,le appro-
ueranno tutte , fi come diritte , & pure , & chiare , tk
grandi,& marauigliofe : et quanto il ualore, & la uir-
tù fia cara a gli huomini,& in prezzo 5 tanto fia il no-
me di V. Maeftà , fommamente lodato & uenerato.
Vera cofa è che molti fono , i quali non lodano cofi
pienamente ch'ella ritenga Piacenza, come efsi fo-
no conftretti di commendare ogni cofa , che infino a
quel di era fiata fatta da Voi: Et quantunque affai
chiaro inditio poifa eflere a ciafcuno,che quefta ope
ra è giufta , poi che ella è uoftra , & da uoi operata ;
nondimeno , peroche ella nella fua apparenza , &
quafi nella corteccia di fuori , non fi confà con le al-
tre uoftre attioni; molti fono coloro, che non la ri-
conofcono,& non faccettano per uoftro fatto 5 non
contenti che ciocche ha da Voi origine, fi poflaa
a buona
59
abuona equità difendere ; ma difiderofi, che ogni
uoftra operatone fi couéga a forza lodare. Et uera-
mente, fé io non fono ingannato , coloro checofi
giudicano,quantunque eglino forfè in ciò fi diparta-
no dalla ragione 5 nondimeno largamente mentano
perdono da Voftra Maeftà , percioche fé efsi atten-
dono , & ricercano dajlei , & fra le ricchezze della
fua chiarifsima gloria oro finifsimo fk lenza miftura ,
& ogni altra materia quantunque nobile &pre(iofà
rifiutano da Voi; la colpa è pure di Voftra Maeftà,
che fcauete auetzi & habituati gli animi noftri a pu-
ra K fine magnanimità, per fi lungo Se fi continuo
fpapo . Perche fé quello che (ì accetterebbe da altri
per buono , & per legifimo, da Voi fi rifiuta ; & non
come non buono , ma come non uoftro , & non co-
me fcarfo , ma come non uantaggiato , non fi rice-
ue , Se perche Voi lo fcambiate , ui fi rende ; ciò non
fi dee attribuire a biafimo de prefenti uoftri fatti; ma
è laude delle uoftre preterite attioni.Et quantunque
l'Ilauer Voftra Maeftà, non dico tolta , ma accettata
Piacenza , fi debba forfè in fé approuare , nondime-
no,percioche quefto fatto uerfò di Voi, & co U altre
uoftre chiarifsime opere comparato, per rifp etto a
quelle molto men riluce, & molto men rifplende;
eflb non è da feruidori di Voftra Maeftà,coiruo diC-
fi , uolentier riceuuto , ne lietamente collocato nel
patrimonio delle uoftre diuìne laudi . Ef ueramente
egli pare da temer forte, che quefto attopofla reca-
re al nome di Voftra Maeftà, fé non tenebre, alme-
H 2 no alcuna
6o
no alcuna ombra , per molte ragioni , lequali io prie-
go Voftra Maeftà , che le piaccia di udire da me di-
ligentemente,n6 mirando quale io fono, ma ciocche
io dico. E/ perche alcuni accecati nella auaritia, Se
nella cupidità loro, affermano, che Voftra Maeftà
non confèntirà mai di lafciar Piacenza, cheche di-
sponga fopra ciò la ragion ciuile ; conciofia che la ra-
gion de gli flati noi comporta ; dico che quefta uo-
ce è non iblamente poco chriftiana;ma ella è ancho-
rapoco kumana : quafi l'equità & idoneità, come i
uili ueftiméti & grofsi fi adoperano ne di da lauora-
re , &' non ne folenni , cofi fia da ufàre nelle cofe uili ,
& mechaniche, & non ne nobili affari : anzi è il con-
trario ; perochela ragione alcuna uolta come ma-
gnanima , riguarda le picciole cofe priuate con po-
ca attentione , ma nelle gradi,& masfimamente nel-
le publiche uegghia , & attende 5 fi come quella, che
N. S. Dio ordinò miniftra, facendola cmafi ufficia-
le fopra la quiete , & (òpra la fallite della lumana ge-
neratione : il che in niuna altra cofa confifte, che nel-
la conferuatione di fé , Sedi fuo Ratiere a ciafeuno:
& però chiunque la contrafta, & spezialmente nelle
cofe di ftato , Se in occupando le altrui iuridittioni,o
poilefsioni , niuna altra cofa fa , che opporfi alla na-
tura, &: prendere guerra con Dio : pero eh e fé la ra-
gione , con laquale gli flati fono gouernati & retti ,
attende folo il commodo , & l'utile , rotto & {pezza-
to ogni altra leg gè, & ogni altra honeftà ; in che pof-
fiamo noi dire , che fiano differenti fra loro, i Tiran-
ni 5&
6\
ni , £ i Re ; & le Città,& i Corfali ; o pure gli huomi-
ni , & le fiere ? Perlaqualcofa io fono certifsimo che
fi crudele cófiglio nò entrò mai nel benigno animo
di Voftra Maeftà , ne mai ui fiaxiceuuto ; anzi fono
io ficuro , che le uoftre orecchie inedefime abhorri-
fcono cotal uoce barbara &c fiera : Ne diciopuo-
te alcuno con ragione dubitare ; fé fi bara diligen-
temente rifguardo alla preterita uita di Voftra Mae-
ila , & alle maniere , che ella ha tenute ne tempi
pafiati ; conciofia che ella potendo ageuolmét e fpo-
gliar molti fiati della loro libertà ; anzi hauendpla in
fua forza, l'ha loro renduta, &: hanegli riueftiti; & ha
uoluto più tofto ufàndo magnanimità, prouare la fe-
de altrui con pericolo, che operando iniquità, mac-
chiar la fua con guadagno. Hauete adunque lafciato
i Genouefi , & i Lucchefi , & molte altre Città nella
loro franchezza , elfendo in uoftro potere il lotto -
mettergli alla uoftra fignoria per diuerfi accidenti:
& oltre accio non folte Voi lungo tempo dipofita-
rio di Modona , & di Reggio ? «Se fé a Voi ftaua il ri-
tener quelle due Città, & il renderle^perche elegge-
fte Voi di darle al Duca di Ferrara? o perche glie le
rendefte ? certo non per altro , fé non che la ^iuftitia
et l'honeftà uinfe e* fuperò la cupidigia et l'appetito;
& fu nella grandezza dell'animo uoftro in più prez-
zo la ragioneclannofa,che l'inganno utile; & per que
fta cagione medefima rendè etiandio Voftra Mae-
ftà Tunifi a quel Re moro & barbaro. Io lafcio Ila-
re & Bologna , & Fiorenza , & Roma , & molti altri
flati
6%
ftati , de quali Voi per auentura hàrefte potuto age-
volmente in diuerfi tempi farui Signore; ma nonpa-
rendoui di far bene & giuftaméte, uè ne fiete attenu-
to . Perche fé futile ui configlia a ritener Piacenza,
fecondo che quefti uoglion che altri creda;l']iionore,
& la giuftitia, troppo migliori configlieri, & di trop-
po maggior fede degni, dall'altro lato uè ne fconfì-
gliano efsi ; & non consentono, che quello inuitto &
inuincibile animosi quale non ha gran tempo paffa-
to per pacificare i chriftiani fra loro , che frano in
diffenfione,non ricusò di dare altrui tutto lo flato
di Melano, che era fuo^hora per ritener Piacenza fo-
la, & forfè non fua,uoglia turbare i chriftiani, che fo-
no in pace,& porgli in guerra & in ruina. Perlaquale
cofà quantunque coftoro , Seguendo il pufillanimo
appetito di guadagnare, molto lufinghino Voftra
Maeftà jio fon certo , che ella per niun partito fi in-
durrà giamai adafcoltarlimevorràfofferire,che i fuoi
nimici , o coloro che nafceranno dopo noi , poflano
eziandio falfamente , fra le fue chiarifsime palme , &
fra le fue tante & fi diuerfe, & fi gloriofe uittorie, an-
nouerare,ne moftrare a dito furto,ne inganno,ne ra-
pina. Et certo,quelle fortifsime braccia, le quali con
tanto uigore hanno Lamagna armata & contrattan-
te foofla Rabbattuta , non degneranno hora di rico-
gliere in terra , &: nel fangue , $ tra gl'inganni le ipo-
glie miferabilifsime d'un morto 5 ne la uoftra con-
ferenza auezza ad hauer candida non pure la uifta di
fuori , ma i membri & le interne parti tutte,compor-
tera
6%
cera hora di eflere , non fecondo il ilio coftume bella
& formofa,ma {blamente ornata & lifciata . Allaqual
cofa fare alcuni per auentura la configliano, & uo-
glion nafcondere fotto'l nome della ragione,l opera
della fraude , &' della uiolenza; & l'imprefa,che è co-
minciata con la forza , uoglion terminare co piati, &
con le liti :i quali turbano & confondono l'ordine
delle cofe,& della natura; in quanto la forza naturai-
méte debbe effer miniftra,& effecutrice della ragio-
ne^ eglino hora, che Piacenza è uenuta in man uo«
ftra con la forza,ricorr édo alle liti & a giudicij,fanno
la giuftitia della uiolenza ferua & feguace:& quando
aVoftraMaeftà farebbe ftata lodeuol cofa il chiede-
re giuftitia ,.efsi ufarono i fatti , & 1 opere ; ma hora
che il fare Se l'operare è commendabile & debito a
Voftra Maeftà, uoglion che ella ufi le parole, & le
cautele ;& che ella col mezzo della falfa ragione,
prenda la difela della loro uera ingiuftitia : A quali ,
{e io ho ben conofeiuto per lo paffato il ualore & la
grandezza dell'animo uoftro, niuna udienza darà
hora Voftra Maeftà,non che ella confenta loro alcu-
na cofa intorno a quefto fatto ; i quali affai chiara-
mente confeffano di quanta riuerenza fia degna la
ragione ; poi che efsi medefimi , che la contrariano ,
fono conftretti di rifuggire allei. Et fenon che io cre-
derei col raccontare i giufti fatti de gli antichi ualo-
rofi huomini, offendere Voftra Maeftà; quafi la f uà
dirittura foffe retta & regolata con gli altrui effem-
pi j & non con la fua naturai uirtù; io produrrei mol-
te hiftorie,
6* .
te hiftorie , per le quali chiaramente apparirebbe, la
ragione &l'honeftà in ogni tempo effere fiate più
del guadagno & più dell'utile apprezzate &riueri-
te;& direi,che gli Atheniefi, per lo cui Audio la uirtù
fteffa fi dice effere -diuenuta più leggiadra ,& più
uaga , & più perfetta , per niuna conditione fi uoìfè-
ro attenere al configlio di Themiftocle ; percioche
egli non fi poteua honeftaméte ufare; tutto che foffe
fenza alcun fallo utilifsimoj& cheiluoftro antico
Romano rifiutò di prendere i nobili fanciulli , che il
loro federato maeftro gli appreientaua; quantuque
egli non parentado , ne amiftà, maicoperta guerra
haueffe,& palefe inimicitia co eflo lororE t non tace-
rei chela cupidigia configliaua parimente i Romani
che riteneffero Rheggio, terra poffente in quel tem-
po, &fituata cofi di coffa alla Sicilia,come Piacéza a
Cremona & a Melano è dirimpeto^ma l'honeftà &la
ragion uera& legitima , richiedeua cheeisi larefti-
tuiffero;perocheper furto & per rapinala poffede-
uano. Perlaqualcofa quel ualorofo & diritto popo-
losi qualeVoftraMaeftà rapprefenta hora,&'dalqua-
le lo'mperio del mondo anchora ha fuo nome , co-
me che naturalmente foffe feroce & guerrero ,° non
follmente non accettò la male acquiftatapoffesfion
di Rheggio ; ma con afera uendetta & memorabile
punì que fuoifoldati , chel haueano occupata a tor-
za;non guardando che quell'utile, che hoggi fi chia-
ma ragion di fiato , consigliarle altramente . Ma pe-
reche io fono certisfimo che il buon uolere di Vò-
ftra
69
ftra Maeflà non ha bifogno di ftimolo alcuno; non
è neceffario che io dica più auanti de giufti facti de
gli antichi huomini ; che molti & molto chiari ne
potrei raccontare. Inuano adunque li affaticano co-
loro , che fanno due ragioni , l'una torta , & falfa , &
diffoluta, & difpofla a rubare,& a mal fare ; & a que-
lla han pofto nome ragion di flato; & allei aifegna-
no il gouerno de Reami , & de gl'imperij ; & l'altra
femplice,&diritta,&conflante; & quella fgridano
dalla cura,& dal reggimento delle Città,&de Regni;
& cacciatila a piatire, & a contendere tra i litiganti :
imperoche Voflra Maeflà l'una fola delle due cono-
fceì& quella fola ubidifce & afcolta,cofi nel gouerno
del fupremo ufficio , alquale la diuina Maeflà l'ha e-
letta,come nelle differenze priuate,&: ne gli affari
ciuili ne più ne meno ; & quella altra fiera, & inhu-
mana ragione abhorrifce,&abomina in ogni fuo fat-
to^ piu,nepiu illuftri & più riguardeuoli; & fegué-
do,non il commodo della utilità, & dello appetito ;
percioche quefla è la ragione degli animali, & delle
fiere ; maofferuando il conueneuole della giuflitia ,
che la legge è de gli huomini; è diuenuta pari & fu-
periore a quelli più nominati & più lodati antichi ; i
quali fé ignoranti del uerace camino, & fra le tene-
bre della loro cecità,& del loro paganefimo, pure la
luce della giuflitia, quali palpitando, & carpone fe-
guirono ; che fi cóuiene fiora di fare a noi illuminati
da Dio fleffo,&perla fua diuina mano guidati et in-
dirizzati?Niuna utilità adunque puote effere tanto
I grande
grande,che la giuftitiact la dirittura di Voftra Mac-
ftà debba torcerete piegar giamai . Ma pollo an-
chora quello,che non è da chiedere , ne da confèncì-
re in alcun modo, cioè cheiPrencipi poftergata la
ragione,uadano dietro alla cupidigia, & all' auaritia;
anchora ciò prefuppofto,dico io,cheVoltra Maeftà
non deuerebbe negar di conceder Piacenza al Du-
ca fuo Genero ,&: a fuoi nipoti: percioche ella ri-
tenendola , perde ; et concedendola,guadagna :che
doue ella al prefente ha Piacenza lòia ; hauerà allho-
ra Piacenza ,& Parma. Et oltre a quello ceflando
le caufe de gli fdegni,&de folpetti fraNollro Signo-
re,et Vollra Maeltà,farà parimente a fauore,et a uo-
glia di lei tutto lo llato , & tutte le forze di lanta
Chiefa , lequali hora inoltrano di ftarfi Iblpefe : et
quantunque io habbia ferma credenza , che il muo-
uer guerra a Vollra Maeftà, et opporfèle , fia non
porgerle affanno, ne angofcia, ma recarle occafion
di uittoria; percioche contro alualore etallauirtù
uollra, niuno fchermo,per mio auifo,et niun contra-
ilo è ne buono,ne ficuro,fuori che cederle,et ubidir-
le^ come io ueggio, che per ilperienza hanno appa-
rato di fare le maggiori, et le miglior parti del mon-
do : Nondimeno quella nouella briga potrebbe, no
dico chiudere il paffo , onde ella laglie alla fua diuina
gloriajma il camino allungarle : et le lo Ipatio della
uita noltra folte pari a quello dell'altezza dell'animo
uollro, poco farebbe forfè da prezzar quella tarda-
la 5 ma egli è brieue \ et lpeffe uolte ancho fi rompe
a mez-
V
a mezzo'l corfo,et maca. Il ritenere adunque Piace-
za, per cofi fatto modo acquiftata , non ui è uantag-
gio,ma danno; nonfolo perche ciò ui partorite bri-
ga et impaccio,fenza alcun frutto,iuoftri péfieri dal
primo loro ientiero , fi come io ho detto, torcendo;
ma anchora perche ciafcun Prencipe per quello fat-
co,auengache giufto fi porta credere , pure perche
egli è nuouo , et la fua forma efteriore può parere a
molti afpera et fpauéteuole, come quella,che è fuori
del coftume di V. Maeftà,prédono foipetto et guar-
dia di lei jet di domeftichi le fono diuentati faluati-
chi ; et per quefta cagione temendoui più , che pri-
ma, et meno,che prima amandoui,doue foleano,ad-
dolciti dalla uoftra benignità ,difiderarla uoftrafe-
licità,etlauoftraeffaltatione,hora da quefto fatto,
che in uifta è ipiaceuole,inafpriti,et,come ho detto ,
infaluatichiti,quantunque forfè a torto, uorranno et
procureranno il contrario : et ne Voftra Maeftà,ne
alcuno altro può uedere i futuri accidéti , et uarii ca-
fi et dubbi della fortuna ; i quali potrebbon per ma-
la uentura effere di fi fatta maniera , che quefta falua-
tichezza, et quefto mal uolere de Prencipi, harebbe
forza , et potere di nuocerui ; il che Dio celsi , come
io ipero che fua diuina Maeftà farà, mirando quanto
ella ui ha fempre nella fua fantifsima gratia tenuto , fi
come fuo fedel Campione , per lei et ne fuoi feruigi
militante . Affai chiaro è adunque , Voftra Mae-
ftà ritener Piacenza con fuo danno,et con fua perdi-
ta, et oltre accio con graue querimonia di molti, et
I 2 con
7»
con molto foipetto generalmente di tutti . Veggia-
mo hora fé il lafciarla le porge utile, o fé le reca mag-
giore incommodo& difauantaggio : & certo fé ella
dando quella città,non la riteneffe , et inueftendone
altri, non ne priuilegiafle fé medefima, forfè potreb-
be dire alcuno, che lo fpogliarfi di fi guernito,& fi o-
portuno luogo non fofle utile, ne ficuro configlio:
mahora concedendo uoi Piacenza al Duca Ottauio
uoftro Genero, et uoftro feruidore,et a Madama ec-
cellentisfima uoftra figliuola, et a due uoftri elettisfi-
mi nipoti; Voi non uè ne priuate; anzi la fate più
uoftra,che ella al prefente non è,in mano hora di que
fto, hora di quell'altro uoftro miniftro; i quali feruo-
no Voftra Maeftà , fi come io credo , con molta fe-
de ; ma nondimeno per loro uolontà,et tratti dalle
loro fperanze ; et le fono del tutto ftranieri ; et i loro
figliuoli, et i loro commodi priuati non dico amano
più, ma certo alloro fta di più amarli, che quelli di
leirladoueilDuca Ottauio la ferue, et feruirà per-
petuamente non folo con leanza incomparabile ,
come fuo Signore , ma anchora con fomma affettio-
ne et con uoloterofo cuore,come fuoSuocero,et co-
me Auolo de fuoi dolcisfimi figliuoli, ubidendola,et
riuerendola fempre,non pur di fuo uolere, ne inuita-
to dal guadagno folamente,ma etiandio coftretto et
sforzato dalla natura, et dalla necesficà : conciofia
che egli niuna cofa habbia cofi fua, ne tanto propria,
che fia in parte alcuna diuifa,ne difgiunta da Voknó
la moglie,non i figliuoli,non le amicitie y non le fpe-
ranze,
71
ranze,no 1 penfieri,no la uolontà ifteffa, effendo egli
auezzopoco meno che fin dalle fafce a non uolere,
ne difuolere, fé no quanto è flato uoglia & piacere di
V. Maeftà,in niuna maniera potrebbe dimenticarla
fua ufànza, ne altro coftume apprendere^ fè egli
pur fi prouaife di farlo, niuno trouerebbe , che gli
credete ; & fé lo trouafle , in neflun modo potrebbe
offendere Voftra Maeftà , che ifuoi dolcifsimi figli-
uoli, & la fua carisfima&nobilisfima conforte non
foflero di quelle offefe medefime con Voi infieme-
méte traffitti . Et più anchora Sacra Maeftà,che egli
ha già è buon tempo antiveduta la tempefta, nella-
quale egli di necesfità dee cadere, & laquale natu-
ralmente gli fòpràftà;& nondimeno niuno altro ri-
fugio ha procacciato a quelle onde & a quei uen-
ti, fuori che la grada & l'amore di Voftra Maeftà;
ne altrouehaporto,oue ricouerarfi, in cotanti anni
apparecchiato, che nella tutela , che Voftra Maeftà
dimoftrò già di prédere di lui : anzi ha egli ciafcuna
altra parte per rifpetto di Voi fofpetta & nimica .
Perlaqualcofa ben dee Voftra Maeftà hauere fidan-
za in lui ; poi che egli in Voi folo , & non in altro
tutte le fue speranze ha pofte & collocate: ma non-
dimeno quantunque affai noto fia a ciafeuno, che
Voftra Maeftà , ficome magnanima & di gran cuo-
re, fuole ficuramente fidarfi , ella può anchora fi
fattamente effere asiicurata del Duca , che niuna
cagione haranno etiandio i pufillanimi & paurofi,di
fofpicare,che egli la inganni; Voi hauete nella uoftra
men
74 . .
riienlieta,& pofsétefortuna,ritenutolo flato di Me-
lano tanti & tanti anni, non hauendo Voi Piacenza ;
douete Voi temere, eflendo tanto crefciuto,di non
poterlo mantenere hora , fenza quella città ? an-
zi pure con Piacenza infieme,&con Parma ? le qua-
li due città, eflendo elle de uoftri nipoti, faranno uo-
ftre amendue,£nza alcuna uoftra ipefa, & fenza alcu
uoftro trauaglio . Perlaqualcofà non è da credere ,
che Voftra Maeftà prenda configlio,di ritenendo
Piacenza, perder Parma, & tante altre terrea & ol-
treaccio quello, che è di troppo maggior prezzo,
che due, & che molte città, cioè la beniuolenza, che
gli huomini generalmente ui portano : perciò che
ninna cofa ha tanto potere in accedere gli animi del-
le genti di uera carità , & infiammargli d'amore ,
quanto le magnifiche opere; fi come per lo contra-
rio le uili,& pufillanime,& diftorte atrioni, i già cal-
di & feruéti intiepidirono & raffreddano in un mo-
mento . Ne creda Voftra Maeftà,che fia alcuno,che
grande ftupore habbia della uoftra potenza , o della
voftra mirabile & diuina fortuna : inuidia, & dolore
ne hano bé molti,forfe in maggior douitia,che a Voi
bifogno non farebbe : peroche tanta forza, & tan-
ta uentura genera & timore , & inuidia eciandio ne
beniuoli & ne gli amici ; i quali temendo, infieme o-
diano : conciona che quelle cofe, che fpauentano , fi
inimicano; & al loro accrefcimento, ciafcuno quan-
to può, fi oppone: ma la prodezza del cuore, & la
bontà dell'animo, &lecofe magnificamente fatte,
fi come
7$
fi come le voftre paflate opere fono , commuouono
con la loro bellezza, & col loro fplendore anchora
gli auerfarij & nimici ad amore,& a marauiglia , anzi
a riuerenza, & a ueneratione . Et certo niuna gratia
può fhuomo chiedere a Dio maggiore , che di uiue-
re quefta uita in fi fatta maniera , che egli fi lenta a-
mare,et commendare da ogni lato, & da tutte le gé-
ti ad una uoce; & masfimamente fé egli fteflb no di-
fcorda poi dalla uniuerlàle openione , ami feco me-
defimo, & conia fua confcienzafi può lènza alcuno
rimordimento rallegrare,^ beato chiamare : felici-
tà lenza alcun fallo troppo maggiore,che le corone,
eti Reami, & gl'imperi), a quali fi peruicne affai
lpeflo con biafimeuoli fatti,& con danno , & con ra-
marico de uicini,et de lontani. Ne a me può in al-
cun modo caper nell'animo, che a coloro, che fi lèn-
tono cofi eifere dagli altri huomini odiati, & abo-
minati, come i nociui & uenenofi animali fi temono,
& fi fchifano, pofla pure un poco giouar delle loro
ricchezze, ne della loro potentia ; ilche lenza alcun
fallo, cioè di eifere odiato & fuggito da gli huomi-
ni,a guifa di ferpe,o di lupo , interuiene di necesfità a
ciafcuno,che fi uolge adufar la forza & la uiolenza,
fuori di ragione & di giuftitia : percioche quale ani-
mo potrebbe eflere mai fi barbaro,che ama(fe,o lo -
dafle quello antico Attila, o alcun altro di fimile co-
drione ? o che tale appetiffe di eflere egli,o i fuoi
difcendenti, quale colui fu ? tutto che egli poco men
che TAphrica & l'Europa fignoreggiafiè. Certo non
Vo-
Voftra Maeftà,ne alcun altro allei iomigliante. Per-
che habbianfi le loro fouerchie forze, & i lóro alti
gradi coloro, che poflbno /offerir di viuere a Dio in
ira,& alla loro ipecie medefima in odio, & in abomi-
natione. Dal penfiero de quali le io non fosfi più che
certo Voftra Maeftà eiTer molto lontana, anzi mol-
to cotraria,et del tutto inimica ; poco fenno moftre-
f ei di hauere fotto quefte giabiache et canute chió-
me^elTendo io tato oltre fcorfo con le parole : pero-
che io pregare et fupplicare uolendoui,uerrei col
mio ragionamento ad hauerui offefò et turbato : il
cheneameficonuienedi fare in alcun tempo, rie
la prefente mia intentione foftiene , che io il fac-
cia in alcun modo. Qual cagione adunque mi ha
molTo a fare mentione nelle mie parole della miferia
de gl'iniqui et rapaci Prencipi ? niuna Sacra Maeftà,
fé non quefta;accioche ponendo io dinanzi a gli oc-
chi uoftri, le altrui brutture, Voi meglio et più chia-
ramente conofciatela uoftra bellezza, et lauoftra
bontà, et di lei,et di Voi medefimo rallegrandoui,et
felice et fortunato tenendoui,procuriate di cofi mó-
do,et di cofi Splendido conferuarui -> et ui riuolgiate
per l'animo , che quantunque le uoftre uittorie , et i
uoftri felici auenimenti fianoftati molti , et molto
marauigliofi in ogni tempo, nondimeno più beata,
et più fortunata fi conobbe effere Voftra Maeftà in
una fola auerfità che ellahebbein Algieri, che ella
non fi era dimoftrata in tutte le fue maggiori , et più
chiare felicità trapalTate.-peroche chi fu in quel tépo,
che
77
che del uoftro fortunofb cafo amaraméte no fi do-
lefTe ? o chi della uoftra uita , come di molto amata,
& molto apprezzata cofa,non iftette penfofb,& fbl-
lecito ? o chi non porfe a Dio con pietofo cuore ar-
dentisfimiprieghiperla uoftra falute? Certo net
fimo, che animo & collume humano haueffe : che
parlo io de gli huomini ? Q^uefta terra , Sacra Mae-
ftà,&queftilitiparea,che hauesfino uaghezza , &
difiderio difaruifi allo'ncontro;& il uoftro traua-
gliato,& còbattuto nauilio foccorrere,& ne lor lenì,
& ne lor porti abbracciarlo. Nei uoftri nimici me-
definii erano arditi di rallegrarvi della uoftra difaué-
tura,ne il uoftro pericolo hauer caro: Del quale poi
che la felicisfima nouella uenne , che Voftra Maeftà
era fuori; niuna allegrezza fu mai fi grande, ne fi
conforme ugualmente in ciafcuno,come quella,che
tutti i buoni infiem eméte fentirono alfhora . Si fat-
to priuilegio hanno Sacra Maeftà le giufte opere,&
magnanime; che effe fono etiandio nelle auerfità
felici, & nelle perdite utili, & ne dolori liete,& con-
tente . I quali effetti, fé noi uogliamo rifguardare il
uero; non fi fono coli pienamente ueduti hora in
quefto nouello acquifto, che Voi fatto hauete di
Piacenza, come in quella perdita d'Algieri fi fenti-
rono ; anzi pare, che una cotale taciturnità, che è
Peata nelle géti dopo quefto fatto , più tofto inchini
a biafimar di ciò i uoftri miniftri , che a commédar-
neli. Ilcheaccioche Voipiuchiaraméteconofcia-
te^iopriego Voftra Maeftà per quel puro affetto,
K che
7» . .
"che a prendere la preferite fatica m'ha moflb,&ie
ella alcuna confideratione merita da Voi , che non
habbiate a fchifo di riceuere nell'animo per brieue
(patio una poco piaceuole fintione; & che Voi de-
gniate d'imaginarui,che tutte le Città, che Voi ho-
ra legitimamente pofledete , fiano cadute fotto la
uoftragiuridittione,non con giudo titolo, ne per
heredità , ne per fuccesfione , o con ragioneuole
guerra & reale; ma che in ciaicuna di effe fi fiano co-
mosfi in diuerfi tempi alcuni , i quali il loro Signore
congiunto,& paréte di Voftra Maeftàinfidiofamé-
te uccifo hauendo,la lor patria sforzata & oppreffa,
a Voi con federata mano & fanguinofa habbiano
porta & asfignata ; & Voi come uoftra ritenuta, &
ufata l'habbiate ; talché tutto lo'mperio,et i Reami,
& tutti gli Stati, che Voi hauete'ad uno ad uno , cofi
in Hifpagna, come in Italia, & in Fiandra, & ne La-
magna,fiano diuenuti uoftri in quella guiia,nellaqua
le coftoro ui hano acquiftata Piacéza , contaminati
di fraude, et di uioléza, & del puzzo de morti corpi
de loro Signori fetidi, & nel fangue tinti, & brutta-
ti & bagnati , & di ftrida, & di ramarico, & di duolo
colmi & ripieni : & in quefta imaginatione ftando ,
confideri Voftra Maeftà, come ella,tale effendo,di-
fpiacerebbe a fé fteffa,& ad altrui , & più a Dio 3 di-
nanzi al feuero& infallibil giudicio del quale, per
molto che altri tardi,tofto debbiamo in ogni modo
uenir tutti , non per interpofta perjona, ne con le
compagnie, ne con gli efferati, ma foli , & ignudi ,
&per
,7*
& per noi ftesfi, non meno 1 Re & gli Tmperadori ,
che alcun altro quantunque idiota & priuato: Et
certo mifero & dolente colui , che a fi fatto tribuna-
le la fuu confcienza torbida & maculata conduce.
Io dico adunque,liberando Voftra Maeftà daque-
fta falfa,& ipiaceuole imaginatione,che quello, che
effendo in tutti gli itati, che Voi pofledete , attrifte-
rebbe Voi, & le genti chiamerebbe al uoftro odio y
& ai uoftro biafimo , & commouerebbe la diuina
Maeftà ad ira & a uendetta contra di Voi > non può
effere etiandio in una fola Città fenza rimordim en-
to della uoftra confcienza, ne fenza riprenfione de
gli huomini , ne fenza offefa della diuina feuerità .
Perlaqualcoia io,che fono uno fra molti , anzi fono
uno fra la innumerabil turba , che leuai al miracolo
della uoftra uirtù è gran tempo gli occhi , fupplice-
mente la priego , che ella non permetta, che il fuo
nome,perlacuiluceilnoftro fecolo è fin qui ftato
chiarisfimo & luminofo, porla hora eflere offufcato
di alcuna ruggine;azi lo purghi, & lo rifchiari,& più
bello,&piu marauigliofo,& più fereno lo reda$& fe-
co medefima,& co gli huomini , et co Dio fi ricóci-
lij;& impòga hoggimai filentio a quella maligna , &
bugiarda uoce& sfacciata, laquale è ardita di dire,
che V.Maeftà fu confapeuole della congiura cóntra
l'Auolo de uoftri nipoti fatta 5 & raflereni la mente
de buoni, che ciò già è gra tempo da Voi foipefa at-
tendono,^ dell'indugio fi grauanoj Piacenza al uo-
ftro humilisfimofigliuolo,& ubidientisfimo Gene-
- K 2 ro,
ro,& fidelisfmió feruidore asfignando -> accioche la
'uoftra fama lunghisfimo fpatio uiuendo , & canuta ,
& ueneranda fatta, porta raccontare alle genti , che
uerranno,come fardire,et il ualore,& la fcientia del-
la guerra,& la prodezza,& la maeftria delle armi, fu
in Voi uirtù & magnanimità; tk non impeto, ne aua-
rida ; & che quella parte dell'animo , che Dio a gli
huomini diede robufta,&fpinofà,& feroce,& guer-
rera, con la ragione,& con la humanità in Voi com-
ponendone raefcoladofi, quafi faluatico albero co
rami delle domeftiche piante inneftato , diuenne
dolce,& manfueta in tanto,chc Voi la uoftra fortez-
za in niuna parte allentandole minuendo , di beni-
gno ingegno fofte,& pietofo,& piegheuole ; laqual
loda di pietà tanto è maggiore ne uirili animi, & al-
tieri^ fra le armi,& nelle battaglie, quanto ella più
rade uolte ui s'è ueduta ; & quanto più malageuole
è,che la temperanza,& la manfuetudine fiano con-
giunte con la licentia,& con la potentia. Vuole a-
dunque Voftra Maeftà dal nobilisfimo ftuolo delle
altre fue magnifiche laudi fcompagnare quella diffi-
cile^ rara uirtu ? & fé ella non uuole,che la fua glo-
ria fcemi, & impouerilca di tanto ;doue potrà ella
mai impiegare la fua mhericordia con maggior có-
mendatione de gli huomini , o con più merito uerfò
Dio, che nel Duca Ottauio?il quale perla difpo-
fition delle leggi, è uoftro figliuolo , & perla uoftra,
uoftro Genero, & per la fua,uoftro feruidore : fenza
che quando bene egli di niun parentado ui foffe co-
giunto.
giunto, ad ogni modo il ilio molto ualoré , & i Tuoi
dolci coftumi, & la Tua fiorita età douerebbon po-
ter indurre a cópasfione di fé non folo gli ftrani , ma
gl'inimici, & le fiere faluatiche ifteffe : & Voi , la cui
vfanza è ftata fino a qui di rendere gli flati non foló
aPrencipi ftrani, ma etiandio a Re barbari & Sara-
cini , fòftenete,che egli uada dilperfo,& sbandito,^
uagabondo , & comportate,che quella uita , laquàlc
pur dianzi ne fuoi teneri anni fi pofe , combattendo
per Voi,in tanti pericoli,hora per Voi medefimo ta-
pinandola cotanto mifèra & infelice ? O gloriofe,o
ben nate,& bene auéturofe anime, che nella perico-
lofà & afpra guerra deLamagna feguifte il Duca,
& di fua militia fofte; & lequali per la gloria,& per la
falute di Celare i corpi uoftri abbandonando,& alla
tedefca fierezza del proprio fangué,& di quel di lei
tinti lafciandoli,dalle fatiche & dalle miferie del mo-
do ui dipartifte ; uedete Voi hora in che dolente fla-
to il uoftro Signore è pofto ? io fon certo , che fi , &
come quelle, che lo amafte , & dallui fofte {òttima-
mente amate, tengo per fermo,che mifericordia, Se
dolore de fuoi duri & indegni affanni fentite. Ecco,
i uoftri foldati Sacra Maeftà , & la uoftra fortisfima
militia fino dal cielo ui moftra le piagnerne ella per
Voi riceuette ; & ui priega hora , che! uoftro graue
fdegno per l'altrui forfè non uera colpa conceputo,
per la coftui innocente giouentù s'ammollifca;&
che uoi non al Duca, ma a uoftri nipoti,non rendia-
te come loro,ma doniate come uoftra quella Città ,
laqual
8»
Jaqual Voipofledete hora,fè no c6biafimo,almeno
fenza commendatione : & potrà forfè alcuno fare a
credere alle età, che verranno dopo noi, chef altie-
ro animo uoftro auezzo ad aflalire co generofa for-
za, & a guifa di nobile uccello,a uiua preda ammae-
ftrato,in quefto atto dichini adignobilità,& quafi
di morto animale fi pafca, quella Città non con la
uoftra uirtù,ne con le uoftre forze, ma con gli altrui
inganni,& con l'altrui crudeltà acquiftata , ritenen-
do. Diciouipriegano fimilmente lemifère con-
trade d'Italia,&i uoftriubidientisfimipopoli,&gli
Altari,&le Chiefè,& i facri luoghi,& le religiofe uer-
gini,& gl'innocenti fanciulli, & le timide & lpauen-
tate madri di quella nobile prouinciapiangendo,&
a man giunte con la mia ling uà ui chieggon mercè ,
che uoi procuriate per Dio , che la crudele preteri-
ta fiamma,per laquale ella è poco meno che incene-
nta,&: diftrutta; & laquale con tanto affanno di Vo-
ftra Maeftà fi difficilmente s'eftinfè ; non fia raccefa
hora, & non arda,& non diuori le fue non bene an-
chora riftorate, ne rinuigorite membra . Di ciò pie-
tofamente,& con le mani in croce ui priega Mada-
ma Illuftrisfima uoftra humile fèrua,& figliuola, la
quale uoi donafte ad Italia ; & confi nobile prefèn-
te& magnifico degnafte farne partecipi del uoftro
chiarisfimofangue,acciocheella di fi pretiofo le-
gnaggio co fiioi parti quefta gloriofa terra arric-
chiflèj &noi lei, fi come nobilisfima pianta pere-
grinarci noftro terreno tràslata,&allignata,&la uo-
ftra
ftra diuina ftirpe fruttificantè,lietisfimi nceiiemmo;
& quanto la noftra humiltà fare ha potuto, l'habbia-
mohonorata,&riuerita:non uogliate hora Voi ri-
torci fi pregiato dono : & fé la fua benigna ftella le
diede, che ella nafceffe figliuola d'Imperadore ; & il
fuo ualore,& i fuoi regali coftumi la fecero degna fi-
gliuola di Carlo Quinto lmperadore ; non uogliate
far Voi, che tanta felicità,& bontà fiano hora in do-
gliofo flato; quello,che'l cielo le cocedette,& quel-
lo, che la fua uirtù le aggiunfe,togliendole. Affai la
fece afpra fortuna & crudele delle fue prime nozze
fconfolata,& dolente; non la faccia hora il fuo gene-
rofisfimo Padre delle feconde mifera & feontenta.
Ella non puote in alcun modo eflere infelice, effen-
do uoftra figliuola; ma come può ella fenza mortai
dolore ueder colui,cui ella fi arTettuofamente, come
fuo,& come da Voi datole, ama, caduto in difgratia
di Voftra Maeftà,uiuere in doglia,&in esfilio ? Ma
fé ella pure diponefle l'animo di ardente mogliera;
come può ella diporre quello di tenera Madre ; & il
fuo doppio parto, fòpra ogni creata cofauaghisfi-
mo,& dilicato , & amabile , non amare tenerisfima-
mente ? ilquale certo di nulla u offefe giamai : o fé
l'altrui nome all'uno de nobili gemelli nuoce cotan-
to; gioui almeno all'altro in parte , il uoftro . Quefti
le tenere braccia & innocenti diftende uerfo Voftra
M aeftà timido & lagnmofo ; .& con la lingua ancho-
ra non ferma mercè le chiede : percioche le prime
nouelle , che il fuo puerile animo ha potuto per le
orec-
84
orecchie riceuere ; fono fiate morte, & fàngue,& et
filio$ et i primi uefliméti, co quali egli ha dopo le fa-
fce ricoperto le fue picciole membra, fono flati bru-
ni & di duolojetle fefle,& le care£z.e,che egli ha pri-
mieramente dalla fconfòlata madre riceuute , fono
ftatelagrime,&finghioz,zi,&pietofo pianto et di-
rotto. Quelli adunque al fuo Auolo chiede mifèri-
xordia et mercè -, et Italia al fuo Signore chiama pa-
ce et quiete ; et T afflitta Chriftianità di ripofb , et di
cócprdia il fuo magnanimo Prencipe priega et gra-
na; et io da celato diuino fpirito cómoflb, oltra quel
lo, ch'ai mio flato fi cóuerrebbe,fatto ardito et pre-
fontuofb,la fua antica magnanimità a Carlo Quinto
richieggo ^et la fua carità ufita gli addimado. La di-
uina bontà guardò il uoftro uittoriofò effercico da
quelle mortali fèti affricane; et dieuui,che Voi con-
quiftafte quel Regno ia fi pochi giorni; accioche
Voi di tanto dono conofcéte,Ia fua fanta fede pote-
tte difendere et ampliare -y et non perche Voi la mi-
fera Chriftianità tutta piagata , et monca , et (àngui-
noia, quando ella le fue ferite fànaua, et i fuoi debo-
li {piriti rafforzaua, a nuoue contefe,et a nuoue bat-
taglie fufcitafte, per aggiugnere una fola città alla
uoftra potentia . Quefta medefima diuina bota ren-
dè tiepide^et ferene le pruine , et il uerno de Lama-
gna, et i uenti,et le tempefte del Settétrione acque-
tò, per faluare il fuo eletto,et diletto Campione : et
diedegli tanta,et fi alta uittoria fuori d'ogni humana
credenza, non affine che egli poco appreffo , per
auan-
Ri
auanzarfi , imprende (Te briga con lanca Chiefa ; ma
accio che egli la ubidifle , & le fparfe & diuife mem-
bra di lei raccozzarle, &uni(Te, &col capo Tuo le
congiustiefle; fi come Voftra Maeftàfarà di cer-
to : percioche cotanta uirtù,quantain voi rifplende,
non puote in alcun modo , ne co alcuna onda di uti-
lità,eftinguerfi,ne pure un poco intiepidirli giamaì .
Piaccia a colui , al quale effendo egli fomma bontà ,
ogni ben piace ; che quelle mie parole più alla buo-
na intentione,che all'humii fortuna mia còueneuoli,
nel uoftro .■.animo riceuute, quello effetto produ-
chino, che al fuo fantifsimo nome fia di laude &di
gloria, & à voftra Maeftà di fàlute & di cófolatione .
IL FINE.
8i
Trattato
di messer Giovanni della e a s a >
nelqjale sotto la persona d*vn vecchio
idiota ammaestrante vn svo giovanetto
si ragiona de modi, che si debbono o
tenere, o schifare nella comvne
conversatione , cognominato
Galatheo
overo de costvmi.
8*
Galatheo
ovbro de costvmi.
Onciosia cosa , che tu incominci
purhora quel uiaggio , del quale io
ho la maggior parte , fi come tu uedi ,
fornito ; cioè queftauita mortale; a-
mandoti io affai, come io fo, ho pio-
pofto meco medeiimo di uenirti moftrando quan-
do un luogo , & quando altro, doue io , come colui,
che gli ho fperimentati ; temo, che tu caminado per
effa,pofsi ageuolmente o cadere , ò come che fia er-
rare ; accioche tu ammaeftrato da me , pofsi tenere
la diritta uia con fallite dell'anima tua , & con laude
& honore della tua horreuole & nobile famiglia : &
perciò che la tua tenera età non farebbe furìiciente
a riceuere più prencipali,& più fòttili ammaeftramé-
ti , riferbandogli a più conueneuol tempo , io inco-
mincierò da quello,che perauétura potrebbe a mol-
ti parer friuolo ; cioè quello, che io ftimo,chefi con-
uenga di fare, per potere in comunicando, & in
ufando con le genti , effere coftumato & piaceuole,
& di bella maniera : il che non di meno è , o uirtù , o
cofa molto a uirtù fomigliante : & come che f effer
liberale , o conftante , o magnanimo fia per fé lenza
alcun fallo più laudabil cofa , & maggiore , che non
è i'effere allenente & coftumato ; non di meno forfe
chela dolcezza de coftumi, & la conueneuolezza
de modi , et delle maniere , et delle parole giouano
L 2 non
84
non meno a poffeffori di effe, che la grandezza del-
l'animo , et la ficurezza altresì a loro poffeffori non
fanno : percioche quelle fi conuengono effercitare
ognidì molte uoltej effendo a ciafcuno neceffario
di ufare con gli altri huomini ogni dì , et ogni dì fa-
uellare con effoloro : ma la giuftitia , la fortezza , et
le altre uirtù più nobili,et maggiori fi pongono in
opera più di rado ; ne il largo, et il magnanimo è
affretto di operare ad ogni hora magnificamente;
anzi non è chi poffa ciò fare in alcun modo molto
fpeffo >et gli animofi huomini et ficuri fimilmente ra
deuolte fono conftretti adimoftrare ilualoreet la
uirtù loro con opera. Adunque quanto quelle di
grandezza , et quafi di pefo uincono quefte ; tanto
quefte in numero,et inifpeffezza auanzano quelle :
et potresti, le egli ftefle bene di farlo, nominare di
molti , i quali elfendo peraltro di poca ftima, fono
ftati,et tuttauia fono apprezzati affai, per cagion
della loro piaceuole,& gratiofa maniera folamente ;
dalla quale aiutati et folleuati, fono peruenuti ad al-
tifsimi gradi, lafciandofi lunghifsimo fpatio adietro
coloro , che erano dotati di quelle più nobili et più
chiare uirtù,che io ho dette: et come i piaceuoli mo-
di,et gentili hanno forza di eccitare la beniuolenza
di coloro , co quali noi uiuiamo ; cofi per lo contra-
rio i zotichi,et rozzi incitano altrui ad odio , et a di-
fprezzo di noi . Per laqual cola , quantunque ninna
penahabbiano ordinatale leggi alla Ipiaceuolezza,
et alla rozzezza de coftumi, fi come a quelpeccato,1
che
«5
che loro è paruto leggieri ; et certo egli no è graue;
noi ueggiamo non dimeno, che la natura iflefface
ne caftiga con afpradifciplina; priuandoci per que-
fta cagione delconfortio, & della beniuolenza de
gli huomini : & certo come i peccati graui più nuo-
cono ; cofi quefto leggieri più noia, ò noia almeno
più fpefTo:& fi come gli huomini temono le fiere fai-
uatiche; & di alcuni piccioli animali come le zanza-
re fono , & le mofche , niuno timore hano ; & n on-
di meno per la continua noia, che eglino riceuono
dalloro , più fpeffo fi ramaricano di quelli , che di
quelli non fanno : cofi adiuiene, che il più delle per-
fone odia altrettanto gli fpiaceuoli huomini & i rin-
crelceuoli, quanto i maluagi , o più . Per laqual co-»
fa niuno può dubitare , che a chiunque fi dilpone di
uiuere non per le fòlitudini , o ne romitori] , ma nel-
le città,& tra gli huomini , no fia utilisfima cofa il fi-
pere eflere ne fuoi coflumi,& nelle fue maniere gra-
tiofo,& piaceuole : fenza che le altre uirtù hano me-
fliero di più arredi ; i quali mancando , effe nulla, o
poco adoperano : doue quella fenza altro patrimo-
nio , è ricca,& poffente ; fi come quella, che confitte
in parole , & in atti folaméte : il che accio che tu più
ageuolmente apprenda di fare ; dei fapere , che a te
conuien temperare & ordinare i tuoi modi , non fe-
condo il tuo arbitrio, ma fecondo il piacer di coloro,
co quali tu ufi ; & a quello indirizzargli : & ciò fi
uuol fare mezzanamente : percioche chi fi diletta dì
troppo fecondare il piacere altrui nella con uerfatio-
ne&
26
ne & nella ufanza , pare più coito buffone , o gioco-
lare, o perauenturalufinghiero, che cottumato gen-
tilhuomo : fi come per lo contrario chi di piaceremo
di dispiacere altrui no fi dà alcun pernierò, è zotico ,
& fcoftumato,& dilauenente . Adunque concio-
fia che le noftre maniere fieno allhora diletteuoli ,
quando noihabbiamo rifguardo all'altrui , & non al
noftro diletto ; fé noi inueftigheremo quali fono
quelle cofe , che dilettano generalmente il più de gli
huomini, & quali quelle, che noiano; potremo age-
uolmente trouare quali modi fiano da fchifarfi nel
uiuere con eflb loro , & quali fiano da eleggerli .
Diciamo adunque , che ciafcuno atto , che è di
noia ad alcuno de fenfi ; & cio,che è contrario allap-
petico ; & oltre accio quello , che rapprefènta alla
imaginatione cofe male dallei gradite , & fimilmen-
te ciò , che lontelletto haue a fchifo ; (piace , & non
fi dee fare : percioche non folamente no fono da fa-
re in prefenza de gli huomini le cole laide , o fetide ,
ofchife,o ftomacheuoli,mail nominarle ancho fi
difdice j & non pure il farle, & il ricordarle difpiace;
ma etiandio il ridurle nella imaginatione altrui con
alcuno atto fuol forte noiar le perfone . Et perciò
fconciocoftumeè quello di alcuni, che inpalefe fi
pógcno le mani in qual parte del corpo uien lor uo-
gb'a. Slmilmente non fi conuiene a gentilhuomo
ceftumato apparecchiarfi alle necesfiri naturali nel
confpetto de gli huomini . Ne quelle finite, riue-
ftiriì nella loro prefenza. Ne pure quindi tornan-
do, fi
do fi lauerà egli , per mio configlio j !e rti
ad honefta brigata ; conciofia che , la cagione , r
laquale egli fé le laua , rapprefenti nella imagi nari o a
di coloro alcuna bruttura. Et per !a medefima ca-
gione non è diceuol coftume, quàdo ad alcuno uten
ueduto pernia, come occorre alle volte, co fa fto-
macheuole ; il riuolgerfi a compagni , & moftrarla
loro. Et molto meno il porgere altrui a fiutare al-
cuna cofa puzzolente , come alcuni foglion fare con
grandissima inftantia, pure accontandocela al nafo ,
& dicendo ; Deh fentite di gratia , come quefto pu-
te : anzi douerebbon dire; No lo fiutate ; percioche
pute . Et come quefti,& fimili modi noiano quei
fenfi, a quali appartégono ; cofi il dirugginare i den-
ti, il fufolare , lo ftridere , & lo ftropicciar pietre a-
lpre,& il fregar ferro fpiace a gli orecchi ; & deefene
Thuomo attenere più , che può . Et non fol quefto;
ma deefi f huomo guardare di cantare , fpecialmen-
te folo ; fé egli ha la uoce difcordata,& dirTorme;dal-
laqual cofa pochi fono, che fi riguardino : anzi pare,
che chi meno è accio atto naturalmente , più fpeffo
il faccia . Sono anchora di quelli, che toffendo, o
ftarnutendo , fanno fi fatto lo ftrepito , che aflbrda-
no altrui . Et di quelli , che in fimili atti , poco di-
fcretamente ufandoli , fpruzzano nel uifo a circon-
ftanti . Et truouafi ancho tale , che sbadigliando,
urla , o ragghia , come afino . Et tale con la bocca
tuttauia aperta uuol pur dire , & Seguitare fuo ragio-
namento; & manda fuori quella uoce3 o più tofto
quel
88
quel romore , che fa il mutolo; quando egli fi sforza
di fauellare : lequali fconce maniere fi uoglion fug-
gire,come noiofe all'udire , & al uedere . Anzi dee
l'huomo coftumato aftenerfi dal molto sbadigliare,
oltra le predette cofe , anchora percioche pare , che
uenga da un cotal rincrefciméto , & da tedio ; & che
colui, che cofi ipeifo sbadiglia , amerebbe di effer
più torto in altra parte, che quiui; & che Sbriga-
ta, oue egli è,& i ragionaméti, & i modi loro gli rin-
crefcano . Et certo , come che l'huomo fia il più
del tempo acconcio a sbadigliare ; non di meno , fé
egli è fopraprefò da alcun diletto, o da alcun penfie-
ro ; egli non ha a mente di farlo ; ma fcioperato ef-
fendo & accidiofo , facilmente fé ne ricorda : & per-
ciò quando altri sbadiglia colà, douefiano perfone
ociofe,et lenza penfiero, tutti gli altri, come tu puoi
hauer ueduto far molte uolte , risbadigliano incon-
tinente ; quafi colui habbia loro ridotto a memoria
quello , che eglino harebbono prima fatto , fe esfi fé
ne fosfino ricordati. Et ho io fentito molte uolte di-
re a faui letterati ; che tato uiene a dire in latino sba-
digliante,quato neghittofò, et traicurato . Vuolfi
adunque fuggire quefto coftume,fpiaceuole, come
io ho detto , a gli occhi , et all'udire , et allo appeti-
to; percioche ufandolo,non folo facciamo fegno,
che la compagnia , con laqual dimoriamo , ci fia po-
co a grado ; ma diamo anchora alcuno indicio catti-
uo di noi medefimi; cioè di hauere addormentato
an.iTio, e: fonnacchiofo; laqual cofaci rende poco
amabili
amabili a coloro, co quali ufiamo . Non fi uuole
ancho, foffiato che tu ti farai il nafo, aprire il mocci-
chino , & guatarui entro ; come fé perle, o rubini ti
doueifero effer difcefi dal cielabro ; che fono ftoma-
cheuoli modi , & atti a fare , non che altri ci ami,ma
che fé alcuno ci amafle,fi difinnamori : fi come tefti-
monia lo fpirito del Labirintho, chi che egli fi fofle ;
ilquale per ifpegnere famore,onde M effer Giouan-
ni Boccaccio ardea di quella fua male dallui cono-
fciuta donna , gli racconta , come ella couaua la ce-
nere, fé dendofiinfu le calcagna; ettosfiua, &ifpu-
taua farfalloni. Sconueneuol coftume è ancho,
quando alcuno mette il nafo inful bicchier del uino,
che altri ha a bere , o fu la uiuanda , che altri dee ma-
giare , per cagion di fiutarla : anzi non uorre'io,che
egli fìutaffe,pur quello, che egli fteflb dee berfi,
o mangiarfi; pofcia che dal nafo poflbno cader di
quelle cofe, che Thuomo haue a fchifo ; etiandio che
allhora non caggino . Ne per mio configlio por-
gerai tu a bere altrui quel bicchier di uino , alquale
tu harai pofto bocca & affaggiatolo ; fàluo fo egli nò
fofle teco più , che domeftico . Et molto meno fi
dee porgere pera,o altro frutto , nel quale tu harai
dato di morfo . Et non guardare , perche le fopra-
dette cote ti paiano di picciolo mométo ; percioche
ancho le leggieri percofle, fé elle fono molte, fo-
gliono uccidere. Etfappi che in Verona hebbe
già un Vefcouo molto fauio di fcrittura , & di fènno
naturale; il cui nome fu MeflerGiouanniMattheo
M Giberti
pò
Gibertiilquale fra gli altri fuoi laudeuoli coftumi ,
fi fu cortefè& liberale affai a nobili gentiluomini,
che andauano,& ueniuano allui,honorandogliin ca-
ia fua con magnificerà nò foprabondante , ma mez-
zana $ quale conuiene a cherico . Auenne , che pai-
fàndo in quel tempo di là un nobile huomo , no-
mato Conte Ricciardo, egli fi dimorò più giorni
col Vefcouo , & con la famiglia di lui ; la quale era
per lo più di coftumati huomini,& fcientiati; & per-
cioche gentilisfimo caualiere parea loro , & di bel-
lisfime maniere j molto lo commendarono , & ap-
prezzarono; fé non che un picciolo difetto hauea ne
fuoi modi ; del quale effendofi il Vefcouo , che inté-
dente Signore era, aueduto; & hauutone configlio
con alcuno de fuoi più domeftichi ; propofero , che
foffe da farne aueduto il Conte ; come che temeffe-
ro di fargliene noia . Per laqual cofà , hauendo già
il Conte prefo commiato , & douédofi partir la ma-
rina uegnente; il Vefcouo chiamato un fuo difcreto
famigliare, gli impofe,che montato a cauallo col
Conte , per modo di accompagnarlo , fé ne andafle
con eflòlui alquanto di uia > & quado tempo gli pa-
reffe , per dolce modo gli ueniffe dicendo quello ,
che efsi haueano propofto tra loro. Era il detto
famigliare huomo già pieno d'anni , molto fciétiato,
& oltre ad ogni credenza piaceuole, & ben parlan-
te , & di gratiofo afpetto ; & molto hauea de fuoi di
ufàto alle corti de gran S ignori $ il quale fu , & forfè
anchora è chiamato M.Gal atheo ; a petition dei-
quale
pi
quale , & per Tuo configlio prefi io da prima a dettar
quefto preferite Trattato . Coftui caualcando col
Conte, lo riebbe affai tofto meffoin piaceuoli ra-
gionamenti ; & di uno in altro paffando, quando té-
pò gli parue di douer uerfo Verona tornarfi , prega-
donelo il Conte & accommiatandolo , con lieto ui-
fo gli uenne dolcemente cofi dicendo. Signor mio ,
il Vefcouo mio Signore rende a V.S. infinite gratie
dell'honore , che egli ha da uoi riceuuto j ilquale de-
gnato ui liete di entrare, & di foggiornar nella fua
picciola cafa: & oltre accio in riconofciméto di tata
cortefia da uoi ufata uerib di lui , mi haimpofto,che
io ui faccia un dono per fua parte ; & caramente ui
manda pregando, che 111 piaccia di riceuerlo con
lieto animo •,& il dono è quefto . Voi fiete il più leg-
giadro^ il più coftumato gentilhuomo, che mai
pareffe al Vefcouo di uedere . Per laqual cola haué-
do egli attentamente rifguardato alle uoftre manie-
re , & effaminatole paratamente 3 niuna ne ha tra
loro trouata , che non fia fòmmamente piaceuole,&
commendabile , fuori folamente un atto difforme,
che uoi fate con le labra , & con la bocca , manican-
do alla menfa con un nuouo ftrepito molto fpiace-
uole ad udire : quefto ui manda lignificando il Ve-
fcouo, & pregandoui,che uoi u ingegniate del tutto
di rimaneruene ; & che uoi prediate in luogo di ca-
ro dono la fua amoreuole riprenfione,& auertimen-
to 5 percioche egli fi rende certo , niuno altro al mo-
do effere,che tale prefente ui faceffe. Il Conte,
M 2 che del
pi
che del fuo difetto non fi era anchora mai aueduto ;
udendofelo rimprouerare , arrofsò cofi un poco;
ma come ualente huomo , affai tofto riprefo cuore,
diffe 5 direte al Vefcouo, che fé tali foffero tutti i do-
ni, che gli huomini fi fanno infra di loro, quale il
fuo è ; eglino troppo più ricchi farebbono , che efsi
non fono ; & di tanta flia cortefia et liberalità uerfo
di me ringratiatelo fenza fine ; afsicurandolo,che io
del mio difetto fenza dubbio per innanzi bene & di-
ligentemente mi guarderò ; & andateui con Dio,
Ora che crediamo noi,che haueffe il Vefcouo &
la fua nobile brigata detto a coloro , che noi ueggia -
mo talhora a guifa di porci col grifo nella broda tut-
ti abbandonati,non leuar mai alto il uifo ; & mai non
rimuouer gli occhi , & molto meno le mani dalle ui-
uande ? & con amendue le gote gonfiate , come fé
efsi fonaffero la tromba , o foffiaffero nelfuoco,non
mangiare , ma trangugiare : i quali imbrattandofi le
mani poco meno che fino al gomito, conciano in
guifà le touagliuole , che le pezze de gli agiamenti
fono più nette . Con lequai touagliuole ancho
molto fpeffo non fi uergognano di rafciugare il fu-
dore , che per lo afFrettarfi , & per lo fouerchio mà-
giare gocciola,& cade loro dalla fronte , & dal vifo ,
& dintorno al collo 5 & ancho di nettarfi con effe il
nafo, quando uoglia loro ne uiene . Veraméte que-
fti cofi fatti nò meritarebbono di effere riceuuti,no
pure nella purifsima caia di quel nobile Vefcouo,ma
douerebbono effere fcacciati per tutto la , doue co-
ftumati
93
ftumati huomini foflero . Dee adunque f huomo
coftumato guardarfi di non ugnerfi le dita fi , che la
touagliuola ne rimanga imbrattata; percioche ella è
ftomacheuole a uedere. Et ancho il fregarle al
pane, che egli dee mangiare, non pare polito co-
ftume . I nobili feruidori, i quali fi eflercitano nel
feruigio della tauola; non fi deono per alcuna con-
ditione grattare il capo , ne altroue dinanzi al loro
Signore, quando e mangia; ne porfi le mani in alcu-
na di quelle parti del corpo,che fi cuoprono ; ne pu-
re farne (embiante; fi come alcuni trafcurati fami-
gliari fanno , tenendofele in feno , o di dietro nafco-
ftefotto a panni; ma le deono tenere in palefe, &:
fuori d'ogni folpetto ; & hauerle con ogni diligenza
lauate , & nette , fenza haueruifu pure un fegnuzio
di bruttura in alcuna parte . Et quelli , che arre-
cano i piattelli , o porgono la coppa , diligentemen-
te fi aftenghino in quelfhora da fputare , da tosfire ,
& più da ftarnutire: percioche infunili atti tanto ua-
le , & cofi noia i Signori la fbfpettione, quàto la cer-
tezza : & perciò procurino i famigliari di no dar ca-
gione a padroni di fofpicare ; percioche, quello,
che poteuaadiuenire, cofi noia, come fé egli fofle
auenuto. Et fetalhora hauerai pofto a fcaldare
pera dintorno al focolare, o arroftito pane infu ta
brage,tu no ui dei fòffiare entro ; perche egli fi a al-
quanto cenerofo; percioche fi dice, che mai uento
non fu fenza acqua; anzi tu lo dei leggierméte per-
cuotere nel piattello, o con altro argomento fcuo-
terne
P4
terne la cenere . Non offerirai il tuo moccichino,
come che egli fia di bucato , a pedona : percioche
quegli , a cui tu lo proferi , noi fa ; & potrebbelfì ha-
uere a fchifo . Quando fi fauella con alcuno ; non
fé gli dee l'huomo auicinare fi , che fé gli haliti nel
uiio j percioche molti trouerai , che non amano di
fentire il fiato altrui j quantunque cattiuo odore nò
ne veniife . Qjaefti modi,& altri fimili fono Ipia-
ceuolij & uuolfi fchifargli; percioche poffon noiare
alcuno deferimenti di coloro , co quali ufiamojco-
me io disfi di fopra. Facciamo horamentione di
quelli, che fenza noia d'alcuno fentimento,ipiaccio-
no allo appetito delle più perfone , quando fi fanno.
Tu deilapere, che gli huomini naturalmente ap-
petifcono più cofe , & uarie ; percioche alcuni uo-
gliono fodisfare all'ira , alcuni alla gola, altri alla li-
bidine , & altri alla auaritia , & altri ad altri appetiti ;
ma in comunicando {blamente infra di loro, non pa-
re, che chiegghino, ne portano chiedere, ne appe-
tire alcuna delle fopradette cole ; conciofia che elle
non confiftano nelle maniere , o ne modi , & nel fa-
uellar delle perfone; ma in altro. Appetiscono adun-
que quello, che può conceder loro quefto atto del
comunicare infieme; & ciò pare che fiabeniuolen-
za , honore , & follazzo , o alcuna altra colà a quefte
lìmigliante . Perche non fi dee dire , ne fare cola ,
per laquale altri dia legno di poco amare , o di poco
apprezzar coloro,, co quali fi dimora. La onde
poco gentil coftume pare, che fia quello , che molti
fogliono
95
fogliono ufàre , cioè di volentieri dormirti colà, do-
uè honefta brigata fi fegga & ragioni; percioche co-
fi facendo dimoftrano , che poco gli apprezzino , &
poco lor caglia di loro , & de loro ragionaméti j fèn-
za che chi dorme , masfimamente dando a difàgio ,
come a coloro conuien fare , fuole il più delle uolte
fare alcuno atto fpiaceuole ad vdire , o a uedere : &
bene ipeflb quefti cotalifi rifentonofudati,& ba-
uofi . Et per quefta cagione medefima il drizzar-
fi , oue gli altri feggano , & fauellino; & parteggiar
per la camera , pare noiofà vfimza . Sono ancho-
ra di quelli, che cofi fi dimenano , & fcontorconfi,&
proftendonfi , & sbadigliano , riuolgendofi hora in
fu fun lato , & hora infu l'altro , che pare , che gli pi-
gli la febre in quellhora : fegno euidente , che quella
brigata , con cui fono , rincrelce loro . Male fan-
no fimilméte coloro , che ad hora ad hora fi traggo-
no una lettera della fcarfella , & la leggono . Peg-
gio anchora fa , chi tratte fuori le forbicine , fi dà
tutto a tagliarli le unghiejquafi che egli habbia quel-
la brigata per nulla; & però fi procacci d'altro fòl-
lazzo,per trapaffare il tempo . Non fi deono an-
drò tener quei modiche alcuni vfino -> cioè cantarfi
fra denti, o fonare il tamburino con le dita, o dime-
nar le gambe ; percioche quefti cofi fatti modi mo-
ftrano,che la perfonafia no curate d'altrui . Oltre
accio non fi uuol l'huom recare in guifa , che egli
moftri le fpalle altrui ; ne tenere alto l'una gamba fi ,
che quelle parti, che i veftimenti ricuoprono , fi
poffano
pollano uedere ; percloche cotali atti non fi loglion
fare,lè non tra quelle perlbne , che l'huom non riue-
rilce. Vero è che fevn Signor ciò facelfe dinanzi
ad alcuno de Tuoi famigliari, o anchora in prefenza
d'un amico di minor conditione di lui, moftrerebbe
non fuperbia , ma amore,& dimcftichezza . Dee
l'huom recarli fopra di le 5 & non appoggiarli, ne
aggrauarfi addolfo altrui. Et quando fauella,non
dee punzecchiare altrui col gomito , come molti lo-
glion fare ad ogni parola, dicendo ; Non dilsi io ue-
ro ? Eh uoi ? Eh MelTer tale ? & tuttauia ui frugano
col gomito . Ben ueftito dee andar ciafcuno , fe-
condo fua coditione , & fecondo fua età ; percioche
altrimenti facendo , pare che egli Iprezzi la gente .
Et perciò foleuanoi cittadini di Padoua prenderti
ad onta, quando alcun gentilhuomo Vinitiano an-
dauaperlaloro città inlàio; quali gli folfe auifodi
elfere in contado . Et non (blamente uogliono i
veftimenti elfere di fini panni; ma fi dee l'huomo
sforzare di ritrarr! più che può al coftume de gli altri
cittadini; &lalciarfi uolgere alle ufanze; come che
forfè meno commode, o meno leggiadre , che le an-
tiche per auentura non erano,o non gli pareuano ai-
lui . Et le tutta la tua città hauerà tonduti i capel-
li ; non fi uuol portar la zazzera . O doue gli altri
cittadini fiano con la barba,tagliarlati tu; percioche
quello è un contradire a gli altri ; laqual cola, cioè il
concradirenel coftumar con le perfone,nonfi dee
fare 5 le non incafodi necefsità; come noi diremo
poco
97
poco appretto ;imperoche quefto innanzi ad ogni
altro cattiuouezzo ci rédeodiofi al più delle perfo-
ne . No è adunque da opporfi alle vlanze comu-
ni in quelli cotali fatti; ma da fecondarle mezzana-
mente; accioche tu folonon fii colui, che nelle tue
contrade riabbiala guarnaccia lunga fino inful tallo-
ne ; oue tutti gli altri la portino cortilsima poco più
giù , che la cintura : percioche come auiene a chi ha
il urlo forte ricagnato , che altro nò è a dire , che ha-
uerlo contra l'uiànza, fecondo laquale la natura gli
fa ne più ; che tutta la gente fi riuolge a guatar pur
lui 5 cofi interuiene a coloro , che uanno ueftiti non
fecódo l'ufànza de più, ma fecódo l'appetito loro; &
con belle zazzere lunghe; o che la barba hanno rac-
corciata, o rara ; o che portano le cuffie, o certi ber-
rettoni grandi alla Tedeica ; che ciafcuno fi uolge a
mirarli ; & falsi loro cerchio ; come a coloro , i quali
pare che habbiano prefo a uincere la pugna incótro
a tutta la cotrada , oue efsi uiuono . Vogliono ef-
fere anchorale uefte affettate, & che bene ftiano al-
la perlbna ; perche coloro, che hanno le robe ricche
& nobili , ma in maniera fconcie , che elle non paio-
no fatte allor doflb , fanno fogno dell' una delle due
cofe; o che eglino niuna cofideratione habbiano di
douer piacere, ne dispiacere alle genti, oche non
conofcano, che fifianegratia, ne mifiira alcuna.
Coftoro adunque co loro modi generano foipetto
ne gli animi delle perfone, conlequali ulano, che
poca ftima facciano di loro 5 & perciò fono mal uo-
, N lentier
S>8
lentier riceuuti nel più delle brigate , & poco ca-
ri hauutiui. Sono poi certi altroché più ol tra pro-
cedono , che la foipettione; anzi uengono a fatti &
alle opere fi , che con eflbloro non fi può durare in
guifa alcuna 3 percioche eglino Tempre fono l'indu-
gio , lo fconcio , & il difagio di tutta la compagnia ;
i quali non fono mai prefti, mai fono in afletto, ne
mai allor fenno adagiati : anzi quado ciafcuno è per
ire a tauola , & fono prefte le uiuande , & l'acqua da-
ta alle mani , efsi chieggono , che loro fia portato da
fcriuere , o da orinare , o non hanno fatto eflercitio;
& dicono ; Egli è buon'hora : Ben potete indugiare
un poco fi : Che fretta è quefta ftamane > & tengo-
no impacciata tutta la brigata; fi come quelli, che
hanno rifguardo folo a fo ftefsi,& all'agio loro; & d'-
altrui niuna confideratione cade loro nell'animo :
oltre accio vogliono in ciafcuna cola eflere auatag-
giati da gli altri , & coricarli ne miglior letti , & nel-
le più belle camere ; & federfi ne più comodi , & più
horreuoli luoghi ; & prima de gli altri eflere feruiti
& adagiati ; a quali niuna cofa piace giamai ; fé non
quello 3 che efsi hanno diuifato : a tutte l'altre torco-
no il grifo ; & par loro di douere eflere attefi a man-
giare , a caualcare, a giucare , a follazzare . Al-
cuni altri fono fi bizzarri & ritrofi & ftrani , che niu-
na cofa allor modo fi può fare ; & fompre rifondo-
no con mal uifo , che che loro fi dica; & mai no rifi-
nano di garrire a fanti loro , & di fgridargli ; & ten-
gono in continua tribolatione tutta la brigata .
A beli-
99
K beirhora mi chiamafti ftamane . Guata qui,co-
me cu nettarti ben quefta fcarpetta: Et andrò non
ucnifti meco allaChiefa: Beftia:Io non fò a che io
mi tenga , che io non ti rompa cotefto moftaccio .
Modi tutti fconueneuoli,& difpettofi; i quali fi deo-
no fuggire , come la morte ; percioche quantunque
l'huomo hauefle l'animo pieno di humiltà; & tenef-
fé quefti modi , non per malitia , ma per trafcurag-
gine,&percattiuoufo; nondimeno perche egli fi
inoltrerebbe fuperbo ne gli atti di fuori, couerreb-
be cheegli fotte odiato dalle perfone : imperoche la
fuperbia non è altro, che il non iftimare altrui ; &
come io dilsi da principio , ciafcuno appetifce di ef-
fere (limato , anchora che egli noi uaglia. Egli fu,
nò ha gran tempo, in Roma un valorofo huomo, &
dotato di acutissimo ingegno,& di profonda faen-
za , ilquale hebbe nome M . Vbaldino Bandinelli .
Coftui folea dire , che qualhora egli andaua, o ueni-
ua da palagio , come che le uie foflero fèmpre piene
di nobili Cortigiani , & di Prelati , & di Signori , &
parimente di poueri huomini,& di molta géte mez-
zana^ minuta ; nondimeno allui non parea d'in-
contrar mai pedona , che da più foffe* ne da me-
no di lui : & fenza fallo pochi nepotea uedere , che
quello ualeflero,che egli valea; hauédo rifguardo al-
la uirtù di lui , che fu grande fuor di mifura : ma tut-
tauia gli huomini non fi deono mifurare in quefti af-
fari con fi fatto braccio ; & deonfi più torto pefore
con la ftadera del Mugnaio , che con la bilancia
N 2 dell'-
IOO
dell'Orafo :& è conuenenolcofa. lo efferprefto di
accettarli , non per quello , che efsi ueramente ua-
gliono , ma come fi fa delle monete , per quello, che
corrono . Niuna cofa è adunque da fare nel con-
cetto delle perfòne , allequali noi defideriamo di
piacere , che moftri più tofto Signoria , che compa-
gnia : anzi uuole ciafcun noftro atto hauere alcuna
fignification di riueréza & di rispetto uerfo la com-
pagnia, nella quale fiamo . Perlaqual cola quello ,
che fatto a conueneuol tempo , non è biafimeuole ,
per rifpetto al luogo, & alle perfòne è riprefo ; come
il dir uillania a famigliari , & lo fgridargli , dellaqual
cofa facemmo di fopra mentione ; & molto più il
battergli : cociofia cofa che ciò fare è uno imperia-
re, & esercitare fiia giuridittione; laqual cofa niuno
fuol fare dinanzi a coloro , ch'egli riuerifce : fenza
che fé ne fcandaleza la brigata, & guadatene la con-
uerfatione: & maggiormente le altri ciò farà a tauo-
la , che è luogo d'allegrezza , & non di fcandalo . Si
che cortefemente fece Currado Gianfigliazzi di no
moltiplicare in nouelle con Chichibio , per non tur-
bare i fuoi foreftieri ; come che egli graue caftigo
hauefle meritato ; hauendo più tofto uoluto difpia-
cere al fuo Signore , che alla Brunetta : & fé Curra-
do haueffe fatto anchora meno fchiamazzo , che no
fece ; più farebbe flato da commendare : che già no
conueniua chiamar MefferDomenedio, che entraf-
fe per lui malleuadore delle fue minaccie , fi come
egli fece . Ma tornando alla noftra materia,dico ,
che
101
che non ifta bene , che altri fi adiri a tauola, che che
fi auenga; & adirandofi , noi dee inoltrare, ne del
fuo cruccio dee fare alcun fegno , per la cagion det-
ta dinanzi; & mafsimamente fé tu harai foreftieri a
mangiar con effo teco : percioche tu gli hai chiama-
ti a letitia, & hora gli attrifti;conciofiache, come
gli agrumi , che altri mangia, te ueggente, allegano
i denti ancho a te ; cofi il uedere che altri fi cruccia ,
turba noi . Ritrofi fono coloro , che uogliono o-
gni cola al contrario de gli altri ; fi come il uocabo-
lo medefimo dimoftra ; che tanto è a dire a ritrofò,
quanto a rouefcio . Come fia adunque utile la ritro-
fia a prender gli animi delle perfcne,&afarfiben
uolere, lo puoi giudicare tu fleffo ageuolmente; po-
fcia che ella confitte in opporfi al piacere altrui; il
che fuol fare l'uno inimico all'altro , & non gli amici
infra di loro. Perche sforz-infi di fchifar quefto ui-
tio coloro , che ftudiano di effere cari alle perfone j
percioche egli genera non piacerete beniuolenza,
ma odio , & noia : anzi conuienfi fare dell'altrui uo-
glia fuo piacere; doue non ne fegua danno, o uergo-
gna ; & in ciò fare fempre , & dire più tofto a fenno
d'altri, che a fuo . Non fi uuole effere, ne mitico,
ne ftrano ; ma piaceuole , & domeftico ; percioche
niuna differenza farebbe dalla Mortine al Pungito-
po ; fé non foffe , eh e l'una è domeftica , & l'altro
faluatico . Et fàppi che colui è piaceuole , i cui modi
fono tali nell'ufanza comune , quali coftumano di
tenere gli amici infra di loro ; la doue chi è ftrano,
pare in
102
pare T ciafcun luogo ftranie rocche tato uiene a dire ,
come foreftiero ; fi come i domeftici huomini per lo
contrario pare che fiano , ouunque uadano , cono-
scenti , & amici di cialcuno . Perlaqualcofa con-
uiene,che altri fi auezzi a falutare, & fauellare , & ri-
fondere per dolce modo ; & dimoftrarfi con ogni-
uno quafi terrazzano , & conofeente ; ilche male
fanno fare alcuni , che a nefluno mai fanno buon
uifo ; & uolentieri ad ogni cola dicon di no ; &
non prendono in grado ne honore , ne carezza, che
loro fi faccia , a guila di gente , come detto è , ftra-
niera,& barbara : non foftengono di elfere uifitati,
& accompagnati ; & non fi rallegrano de motti , ne
delle piaceuolezze; & tutte le proferte rifiutano .
Meffertalem'impofe dianzi , che io ui falutafsiper
fua parte . Che ho io a fare de fuoi faluti > & MefTer
cotale mi dimandò come uoi ftauate . Venga, & fi
mi cerchi il pollo . Sono adunque colloro merita-
mente poco cari alle perlòne . Non ifta bene di
efler maninconofo, ne attratto la doue tu dimori: &
come che forfè ciò fia da comportare a coloro , che
per lungo Ipatio di tempo fono auezzi nelle fpecu-
lationi delle artiche fi chiamano, fecondo che io ho
udito dire, liberali ; a gli altri fenza alcun fallo non
fi dee confentire : anzi quelli fteisi qualhora uoglio-
no penlarfi , farebbono gran fenno a fuggirfi dalla
gente . L'efler tenero , & uezzolò ancho fi dildi-
ce affai; & mafsimamente agli huomini jpercioche
l'ufare con fi fatta maniera di perfone , non pare co-
pagnia;
10$
pagnia ; ma feruitù : & certo alcuni Te ne truouano ,
che fono tanto teneri , & fragili , che il uiuere , & di-
morar con effoloro niuna altra cofa è , che impac-
ciarti* fra tanti fottilifsimi uetri ; cofi temono efsi o-
gni leggier percofla, & cofi conuiene trattargli , &
riguardargli : i quali cofi fi crucciano, fé uoi non fo-
lte cofi prefto &follecito afalutargli, a uifitargli, a
riuerirgli , & a risponder loro , come unakro fareb-
be di una ingiuria mortale : & ie uoi non date loro
cofi ogni titolo appunto ; le querele afprifsime, & le
inimicitie mortali nafcono di prefente. Voi mi dice-
fte Meffere , & non Signore : & perche non mi dite
uoi V. S.ì Io chiamo pur uoi il Signor tale io : Et an~
cho non hebbi il mio luogo a tauola : Et hieri non ui
degnafte di uenir per me a cafa; come io uenni a tro-
uar uoi r altrhieri:Quefti nò fono modi da tener con
un mio pari . Coftoro ueramente recano le perfone
a tale,che non è chi gli polla patir di uedere ; perciò
che troppo amano fé medefimi fuor di mifura ; & in
ciò occupati , poco dirpatio auanza loro di potere
amare altrui ; fenza che , come io difsi da principio,
gli huomini richieggono , che nelle maniere di co-
loro , co quali ufano, fia quel piacere, che può in co-
tale atto eflere ; ma il dimorare con fi fatte perfone
faftidiofe , l'amicitia dellequali fi leggiermente , a
guifa d'un fòttilifsimo uelo , fi fquarcia ; non è ufare,
maferuire: & perciò non folo non diletta; ma ella
fpiace fbmmamente. Quefta tenerezza adunque ,
& quelli uezzofi modi fi uoglion lafciare alle remi-
ne.
104
ne . Nel fauellare fi pecca in molti,& uarij modi ;
& primieramente , nella materia , che fi propone.: la
quale non uuole eflere friuola, ne uile; percioche
gli uditori non ui badano $& perciò non ne hanno
diletto 3 anzi fchernifcono i ragionamenti , & il ra-
gionatore infiem e. Non fi dee ancho pigliar the-
ma molto fottile,ne troppo ifquifito; percioche con
fatica s'intende da i più . Vuolfi diligentemente
guardare di £ ir la propofta tale, che niuno della bri-
gata ne arrofsifca , o ne riceua onta . Ne di alcu-
na bruttura fi dee fauellare 5 come che piaceuole co
fa parelfe ad udire 5 percioche alle honefte pedone
non ifta bene ftudiar di piacere altrui , fé non nelle
honefte co/è . Ne contra Dio,ne contra S anti ne
da douero , ne motteggiando fi dee mai' dire alcuna
cofa ; quantunque per altro fofle leggiadra ,■& pia-
ceuole : il qual peccato affai fouente commile la no-
bile brigata del noftro Metter Giouan Boccaccio
ne fuoi ragionamenti fi , che ella merita bene di ef-
ferne agramente riprefa da ogni intendente pedo-
na. Et nota che il parlar di Dio gabbando, non
folo è difetto di federato huomo & empio 5 ma
egli è anchora uitio di feoftumata perfona ; & è
cofa {piaceuole ad udire : & moki trouerai , che fi
fuggiranno di la , doue fi parli di Dio feonciamen -
te. Et non folo di Dio fi conuien parlare finta-
mente ; ma in ogni ragionamento dee l'huomo fchi-
fare quanto può , che le parole non fiano te.fti—
monio contra la uita & le opere fue 5 percioche gli
hu omini
io5
-huomini odiano in altrui etiàdioi loro uitij medefi-
mi. Simigliatemele fi difdice il fauellare delle co-
fé molto contrarie al tempo,& alle perfone , che fta-
no ad udire; etiandio di quelle,che per fé & a fuo té-
po dette,farebbono & buone, & fante. Nò fi rac-
contino adunque lepre diche di frate Naftagio alle
giouani donne ; quando elle hanno uoglia di fcher-
zarfi ; come quel buono huomo , che habitò no lun-
gi da te , vicino a fan Brancatio , faceua . Ne a fe-
fh, ne atauolafi raccontino hiftorie maninconofe:
ne di piaghe , ne di malatie , ne di morti , o di pefti-
lentie , ne dì altra dolorofa materia fi faccia mentio-
ne,o ricordo : anz.i fé altri in fi fatte rammemoratio-
ni folfe caduto ; lì dee per acconcio modo , & dol-
ce fcambiargli quella materia ; & mettergli per le
mani più lieto , & più conueneuole (oggetto ; quan-
tunque, fecondo che io udij già dire ad un ualente
huomo noftro uicino , gli huomini habbiano molte
uolte bifogno fi di lagrimare, come di ridere : & per
tal cagione egli affermaua effere ftate da principio
trouateledolorofefauole,chefi chiamarono Tra-
gedie ; accio che raccontate ne theatri,come in quel
tempo fi coftumaua di fare; tiraflero le lagrime a gli
occhi di coloro, che haueano di ciò meftiere ; & co-
fi eglino piangendo della loro infirmità guariffero.
Ma , come ciò fia , a noi non ifta bene di contriftare
gli animi delle perfòne, con cui fauelliamo ; maisi-
mamente colà , doue fi dim ori per hauer fefta & fol-
lalo; & non per piagnere: che le pure alcuno è,che
O infermi
to6
infermi per uaghezza di lagrimare ; affai leggier co-
là fia di medicarlo con la moftarda forte ; o porlo in
alcun luogo al fumo . Perlaqual cofa in niuna ma-
niera fi può fcufare il noftro Philoftrato della prò-
pofta, che egli fece piena di doglia, & di morte a
compagnia di nell'una altra cofa uaga, che di letitia.
Conuienfi adunque fuggire difauellare di cofè ma-
ninconofe 5 & più tofto tacerfi . Errano parimé-
te coloro, che altro non hanno in bocca giamai,che
i loro bambini , & la donna , & la balia loro . 11 fan-
ciullo mio mi fece hierifera tanto ridere: Vdite: Voi
no uedefìe mai il più dolce figliuolo di Momo mio :
La donna mia è cotale: LaCecchinadiffe: Certo
uoi noi crederefte del ceruello , ch'ella ha . Niuno
è fi fcioperato, che poffa ne rifpondere , ne badare
a fi fatte fciocchezze ; & uienfi a noia ad ogniuno .
Male fanno anchora quelli, che tratto tratto fi
pongono a recitare i fogni loro co tanta affettione ,
& facendone fi gran marauiglia, che è uno isfinimé-
to di cuore a fentirli: mafsimamente che coftoro fo-
no per lo più tali , che perduta opera farebbe lo a-
fcoltare qualunque s'è la loro maggior prodezza ,
fatta etiandio quando uegghiarono . Non fi dee
adunque noiare altrui con fi uile materia, come i fo-
gni fono , {penalmente fciocchi , come f huom gli
fa generalmente . Et come che io fenta dire affai
fpeffo, che gli antichi faui lafciarono ne loro libri
più & più fogni fcritti con alto intendimento , & co
molta uaghezza 5 nò perciò fi conuiene a noi idioti ,
ne al
107
ne al comun popolo di ciò fare ne fuoi ragionamen-
ti. Et certo di quanti fogni io habbia mai fentito ri-
ferire, come che io a pochi foffera di dare orecchie;
niuno me ne parue mai d'udire , che meritarle, che
per lui il rompeffe fdentio ; fuori folamente uno,che
ne uide il buon Meffer Flaminio Tomarozzo gen-
tiluomo Romano , & non mica idiota , ne materia-
le , mafcientiato, & di acuto ingegno : alquale, dor-
mendo egli,pareua di federfi nella cafa di un ricchif-
fimo Spetiale fuo uicino; nellàquale poco dante,
qual che fi foffe la cagione, leuatofi il popolo a ro-
more,andaua ogni cofaaruba;& chitoglieua un
lattouaro ; & chi una confettione ; &-chi una cofa,&
chi altra; & mangiaualafi di prefènte;ficheinpo-
co d'horane ampolla, ne pentola, ne boffolo , ne al-
berello uirimanea, che uoto non foffe & rafciutto:
Vnà guaftadetta uera affai picciola; & tutta pie-
na di un chiarifsimo liquore, il quale molti fiutaro-
no; ma affaggiare non fu chi ne uoleflè : & non iftet-
te guari, che egli uide uenire un huomo grande di
ftatura, antico,& con uenerabile afpetto ; il quale ri-
guardando le fcatole,& il uaffellamento dello lpe-
tial cattiuello ; & trouando quale uoto,& quale uer-
fato , & la maggior parte rotto ; gli venne ueduto la
guaftadetta , che io difsi : perche poftalafi a bocca,
tutto quel liquore fi hebbe tantofto beuuto fi , che
gocciola no uè ne rimafè f& dopò qiìefto» fe: ne ufcì
quindi,come gli altri hauean fatto : dellaqual cofa
pareua a M.Flaminio di marauigliarfi grandeméte .
O 2 Perche
io8
Perche riuolto allo Spedale , gli addimadaua ; Mae-
ftro , quefti , chi è ? & per qual cagione fi faporita-
mente l'acqua della guaftadetta beuue egli tutta ; la-
quale tutti gli altri, haueano rifiutata? a cui parea
che lo Spedale rifpondefle; Figliuolo, quefti è Mef-
fèr Domenedio ; & l'acqua dallui fòlo beuuta , & da
ciafcun altro , come tu uedefti , fchifata & rifiutata ,
fu la Difcretione 5 laquale, fi come tu puoi hauer co-
nofciuto , gli huomini non uogliono aflaggiare per
colà del mondo . Qjuefti cofi fatti fogni dico io be-
ne poterfi raccontare ; & con molta dilettatione , &
frutto afcoltare j percioche più fi raffomigliano a
péfiero di ben defta , che a uifione di addormentata
mente, o uirtù fenfitiua,che dir debbiamo : ma gli
altri fogni fènza forma, & fènza fentimento , quali
la maggior parte de noftri pari gli fanno (Percioche
i buoni & gli fcientiati fono etiandio quando dor-
mono, migliori , & più iaiìi , che i rei, & che gl'idio-
ti ) fi deono dimenticare , & da noi infieme col fon-
no licentiare . Et quantunque niuna cofa paia che
fìpoffatrouarepiu vana, de fogni 5 egli ce n'ha pure
una achora più di loro leggiera; & ciò fono le bugie;
peroche di quello,che l'huomo ha ueduto nel fogno,
pure è ftato alcuna ombra , & quafi un certo fenti-
mento ; ma della bugia ne ombra fu mai , ne indagi-
ne alcuna . Perlaqual cofa meno anchora fi ri-
chiede tenere impacciati gli orecchi , & la mente di
chi ci afcolta, con le bugie , che co fogni ; come che
quefte alcuna volta fiano riceuute peruerità : ma
allungò
allungo andare i b uglardi non /blamente non fono
creduti; maefsinon fono afcoltati; fi come quelli,'
le parole de quali niuna fuftanza hanno in le, ne più
ne meno come s'eglino non fauellafsino , ma fofriaf-
fino . Et fappi, che tu trouerai di molti, che men-
tono , a niun cattiuo fine tirando ne di proprio loro
vtile , ne di danno, o di uergogna altrui ; ma perciò-1
che la bugia per fé piace loro ; come chi bee, no per
fete , ma per gola del uino . Alcuni altri dicono la
bugia per uanagloria di fé ftefsi, milantandofi, & di-
cendo di hauere le marauiglie , & di eiTere gran bac-
calari . Puofsi anchora mentire tacendo , cioè co
gli atti & con l'opere; come tu puoi uedere, che al-
cuni fanno,che eilendo efsi di mezzana conditione,
o di uile , ufano tanta folennità ne modi loro , & coli
uanno contegnofi , & con fi fatta prorogatiua par-
lano, anzi parlamentano, ponendoli a ledere prò
tribunali, &pauoneggiandofi, che egli è una pena
mortale pure a uedergli . Et alcuni fi truouano , i
quali non eflendo però di roba più agiati de gli altri,
hanno dintorno al collo tante collane d'oro, & tan-
te anella in dito , & tanti fermagli in capo , & fu per
li veftimenti appiccati di qua & di là, che fi difdireb-
be al Sire di Caftiglione : le maniere de quali fono
piene di fcede , & di vanagloria, laquale uiene da fu-
perbia,procedente da uanità : fi che quefte fi deono
fuggire , come lpiaceuoli , & fconueneuoli cole . Et
fappi,che in molte città, & delle migliori non fi per-
mette per le leggi,che il ricco pofla grà fatto andare
più
IIÓ
più fplendidamente veftito , che il pouero : Percio-
che a poueri pare di riceuere oltraggio , quando al-
tri, etiandio pure nel fembiante, dimoftra fopra di
loro maggioranza . Si che diligenteméte è da guar-
darli di no cadere in quelle fciocchezze. Ne dee
l'huomo di iiia nobiltà, ne di fuoi honori , ne di ric-
chezza, & molto meno di fènno uantarfi ; ne i fuoi
fatti , o le prodezze fue , o de fuoi paffati molto ma-
gnificare, ne ad ogni propofito annouerargli ; come
molti fbglion fare : percioche pare , che egli in ciò
fignifichi di uolere o contendere co circonftanti ; fé
eglino fimilmente fono , o prefiimono di effere gen-
tili , & agiati huomini , & ualorofi j o di foperchiarlij
fé eglino fono di minor condizione; & quafi rimpro-
uerar loro la lo co uiltà,& miferia : laqual cofa dispia-
ce indifferentemente a ciafcuno. Non dee adun-
que l'huomo auilirfi , ne fuori di modo effaltarjfyma
più tofto è dafottrarre alcuna cofa de fuoi meriti,
che punto arrogerui con parole , percioche ancho-
ra il bene , quando fia fouerchio , fpiace , E t fap-
pi che coloro , che auilifcono fé ftefsicon le parole
fuori di mifura , & rifiutano gli honori , che manife-
ftamente loro s'appartégono, moftrano in ciò mag-
giore fuperbia , che coloro , che quefte cofe non be
bene loro douute, vfurpano . Perlaqual cofa fi po-
trebbe perauentura dire, che Giotto non meritaffe
quelle commendationi , che alcun crede ; per hauer
egli rifiutato di effer chiamato Maeftro;efTendo egli
nonfòloMaeftro; mafènza alcun dubbio fingular
; Maeftro,
Ili
Maeftro,fecondo quei tempi . Ora che che egli o
biafimOjO loda fi meritaffe , certa cofa è,che chi fchi-
fa quello, che ciafcun altro appetifce; moftra, che
egli in ciò tutti gli altri o biafimi , o difprezzi : & Jo
fp rezzar la gloria,&l'honore, che cotanto è da gli
altri ftimato, è un gloriarfi,& honorarlì fopra tutti
gli altri : conciofia che niuno di fimo intelletto rifiuti
le care cofe; fuori che coloro,i quali delle più care di
quelle fti mano hauere abondàza & douitia. Per-
laqual cofà ne uantare ci debbiamo de noftri beni ,
ne farcene beffe : che l'uno è rimprouerare a gli altri
i loro difetti j & l'altro fchernirele loro virtù: ma
dee di fé ciafcuno quanto può > tacere 3 o fé la opor-
t unità ci sforza a pur dir di noi alcuna cofà; piaceuol
coftume è di dirne il vero rimeflamente; come io ti
difsi di fopra. Et perciò coloroyche fi dilettano di
piacere alla gente fi deono attenere ad ogni poter
loro da quello , che molti hanno in coftume di fare $
i quali fi timorofaméte moftrano di dire le loro ope-
nioni fopra qual fi fia propofta , che egli è un morire
a ftento il fentirgli > maftimaméte fé eglino fono per
altro intendenti huomini,& faui . Signor ; V. S. mi
perdoni , fé io noi faprò cofi dire : io parlerò da per-
dona materiale , come io fono ; & feconda il mio po-
co fapere groffamènte : & fon certo che la S.V. fi fa-
rà beffe di me ; ma pure per ubidirla : & tanto pena-
no^ tanto ftentano , che ogni fottilifsima quiftione
fi farebbe diflìnita con molto màco parole > & in più
brieue tempo 5 percioche mai non ne vengono a
capo.
Ili
capo. Tediofimedefimamentefbno,& mentono
con gli atti nella conuerfatione , & ufanza loro alcu-
nché fi moftrano infimi,& uili ; & eflendo loro ma-
Tiifeftamente douuto il primo luogo , &il più alto,
tuttauia fi pongono nell'ultimo grado; &èuna fa-
tica incomparabile afofpingerlioltra;peroche trat-
to tratto fono rinculati, a guifa di ronzinocene aom-
bri. Perche concoftoro cattiuo partito ha la bri-
gata alle mani , qualhora fi giugne ad alcuno vfeio ;
percioche eglino per cofa del mondo nonvoglion
paflare auanti ; anzi fi attrauerfano, Se tornano in-
dietro ; & fi con le mani,& con le braccia fi fchermi-
feono , & difendono , che ogni terzo parlo è necet
fario ingaggiar battaglia con eflb loro ; & turbarne
ogni fbllazzo , & talhora la bifogna , che fi tratta .
Et perciò le cirimonie , lequali noi noniniamo ,
come tu odi , co uocabolo foreftiero ; fi come quel-
la che il noftrale non riabbiamo; peroche i noftri
antichi moftra,che non le conofeeffero ; fi che non
poterono porre loro alcun nome ; le cirimonie
dico , fecondo il mio giudicio , poco fi feoftano
dalle bugie,& da fogni , per la loro uanità ; fi che be-
ne le pofsiamo accozzare infieme & accoppiare nel
noftro tra-ttato; poi che ci è nata occafione di dirne
alcuna cofa. Secondo che un buon huomo mi ha
più volte moftrato , quelle fblennità, che i cherici
viàno dintorno a gli altari , & ne gli uffici; diuini, &
ueiio Dio , &: uerfò le cofe facre , fi chiamano pro-
priaméte cirimonie: ma poi che gli huomini comin-
ciaron
ciaronda principio a riuerirel'un l'altro con artifi-
ciofi modi fuori del conueneuole ; & a chiamarli pa-
droni , & Signori tra loro, inchinandoli , & (torcen-
done piegandofi,in fegno di riuerenza ; & fcopré-
dofilatefta;& nominandofi con titoli ifquifiti ; &
bafciandofi le mani, come feefsile haueflero , a gui-
fa di facerdoti , facrate ; fu alcuno , che non hauen-
do quefta nuoua,& ftolta ufanza anchoranome, la
chiamò cirimonia; credo io per iftratio : fi come il
bere,& il godere fi nominano per beffa triomphare:
laquale vfanza fenza alcun dubbio a noi non è origi-
nale; ma foreiì:iera,& barbara ;& da poco tempo
in qua , onde che fia trapaflata in Italia : laquale mi-
fera co le opei;s,& con gli effetti abbaflata,& auilita,
è crefciuta folamenté,& honorata nelle parole vane,
& ne fuperflui titoli. Sono adunque le cirimonie,
fé noi uogliamo hauer rifguardo alla intention di co-
loro , che le ufàno ; una uana fignification di honore
& di riuerenza uerfo colui , a cui efsi le fanno ; pofta
ne fembianti , & nelle parole,dintorno a titoli,& al-
le proferte : dico uana; in quanto noi honoriamo in
uifta coloro,! quali in niuna riuerenza riabbiamo; &
^al uoka gli habbiamo in difpregio ; & nondimeno
per non ifcoftarci dal coftume de gli altri, diciamo
loro lo Illmo Signor tale , & lo Eccmo Signor cotale :
& fimilmente ci proferiamo alle uolte a tale per de-
ditifsimi feruidori , che noi ameremmo di difèruire
più tofto , che feruire . Sarebbono adunque le ci-
rimonie no folobugie,fi come io difsi; maetiandio
P fcelera-
U4
fceleratezze, & tradimenti: ma percioche quefte
fopradette parole, &quefti titoli hanno perduto il
loro uigore , & guafta, come il ferro, la tempera lo-
ro per lo continuo adoperarli, che noi facciamo; no
fi dee hauer di loro quella fottile confideratione,che
fi ha delle altre parole ; ne con quel rigore intender-
le : &che ciò fia uero lo dimoftra manifeftamente
quello , che tutto di interuiene a ciafeuno; percio-
che le noi rifeontriamo alcuno mai più da noi non
veduto, alquale per qualche accidente ci conuenga
fauellare , fenza altra confideratione hauer de fuoi
meriti, il più delle uolteper non dir poco, diciamo
troppo 5 & chiamiamolo gentilhuomo, & Signore
atalhora,cheeglifarà, calzolaio, o barbiere; iblo
che egli fi a alquàto in arnefe : Et fi come anticame-
re fi foleuano hauere i titoli determinati & diftinti
perpriuilegiodel Papa,o dello mperadore; iquai
titoli tacer no fi poteuano fenza oltraggio & ingijj- •
ria del priuilegiato ; ne per lo contrario attribuire
fenza fcherno,a chi non hauea quel cotal priuilegio;
coi! hoggidi fi deono più liberalmente uiàre i detti
titoli, & le altre fignificationi d'honore a titoli forni-
glianti : percioche fufanza, troppo poflente Signo-
re , ne ha largamente gli huomini del noftro tempo
priuilegiati. Quefta ulànza adunque cofidi fuori
bella & apparifeente , è di dentro del tutto uana; &
confitte in fembiàti fenza effetto , & in parole fenza
lignificato : ma no per tanto a noi no è lecito di mu-
tarla 5 anzi fiamo aftretti , poi che ella non è peccato
noftro
noftro , ma del lecofo , di fecondarla ; ma uuolfi ciò
fare difcretaméte . Per laqual cofa è da hauer co-
fideratione che le cirimonie fi fanno o per utile, o
per uanità , o per debito : Et ogni bugia , che fi dice
per vtilità propria , è fraude,& peccato, & dishone-
fta colà ; come che mai non fi menta honeftamente :
& quefto peccato commettono i lufinghieri ; i quali
fi contrafanno informa damici ; fecondando le no-
ftre voglie , quali che elle fi fiano, non accio che noi
vogliamo, ma accioche noi facciamo lorbene; &
non per piacerci , ma per ingannarci : & quantunq;
fi fatto vitio fia per auentura piaceuole nella danza,
nondimeno percioche uerfo di fé è abomineuole, &
nociuo;nonfi conuiene a gli huomini coftumati;
peroche non è lecito porger diletto nocendo: &fè
le cirimonie fono, come noi dicemmo, bugie,&lu-
finghe falfe 5 quante uolte le ufiamo affine di guada-
gno , tante uolte adoperiamo come difleali & mal-
uagi huomini : fi che per fi fatta cagione niuna ciri-
monia fi dee vfare . Rettami a dire di quelle, che
fi fanno per debito ; & di quelle che fi fanno per ua-
nità . Le prime no ifta bene in alcun modo lafcia-
re , che non fi facciano ; percioche chi le lafoia , non
fòlo fpiace , ma egli fa ingiuria -> & molte uolte è oc-
corfo , che eglifi è uenuto a trar fuori le Ipade folo
per quefto , che l'un cittadino non ha cofi honorato
l'altro per uia,come fi doueua honorare ; percioche
le forze della ufanza fono grandifsime , come io dif-
fi j & uoglionfi hauere per legge in fimili affari . Per
P 2 laqual
116
laqual cofà chi dice Voi ad un fblo, p ur che colui no
fia d'infima conditione ; di niente gli è cortefe del
fuo :anzi fé gli dicerie Tu, gli torrebbe di quello di
lui , & farebbegli oltraggio & ingiuria , nominado-
lo con quella parola , con laquale è ufanza di nomi-
nare i poltroni , & i contadini . Et fé bene altre na-
tioni , & altri fecoli hebbero in ciò altri coftumi; noi
habbiamo pur quefti ; & non ci ha luogo il difputa-
re quale delle due ufanze fia migliore ; ma conden-
ti ubidire non alla buona, ma alla moderna ufanza;
fi come noifìamo ubidiéti alle leggi etiandio meno
che buone per fino , che il Comune , o chi ha pode-
it a di farlo , non le habbia mutate . La onde bifò-
gna che noi raccogliamo diligentemente gli atti, &
le parole, con lequai Tufo & il coftume moderno
fuole &riceuere, &falutare, & nominare nella ter-
ra , oue noi dimoriamo , ciafcuna maniera d'huomi-
ni ; & quelle in comunicando con le perfone offer-
ivamo . Et no ottante che l'Ammiraglio, fi come il
coftume de fuoi tempi perauentura portaua , fauel-
lando col Re Pietro d'Aragona, gli di ceffe molte
uolte Tu ; diremo pur noi a noftri Re Voftra Mae-
ftà , & la Serenità V. cofi a bocca, come per lettere:
^nzifi come egli feruò Tufo del fuo fècolo; cofi deb-
biamo noi non difubidire a quello del noftro . Et
quefte nomino io cirimonie debite , conciofia che
elle non procedono dal noftro uolere, ne dal noftro
arbitrio liberamente $ ma ci fono impofte dalla leg-
gejcioè dall'ufanza comune:Et nelle cofe,che niuna
fceleratez-
II7
fceleratezza hanno in fé, ma più tofto alcuna appa-
renza di cortefia; fi uuole; anzi fi conuiene ubidire .
acoftumicomunij&non disputare ne piatire con-
eflòloro. Ec quantunque il bafciare per fegno di
riuerenzafi conuengadirittaméte foto alle reliquie
de fanti corpi , & delle altre cofè facre ; nondimeno
fe la tua contrada harà in ufo di dire nelle dipartéze,
5 ignore io ui bafcio la mano ; o io fon uoftro ferui-
dore $ o anchora uoftro fchiauo in catena 5 non dei
efler tu piufchifo de gli altri, anzi Spartendo, &
fcriuendo, dei & (aiutare, fk accommiatare non co-
me la -ragione) -ma come fufanza uuole, che tu facci j
6 non come fi fole.ua , ofi dòueua fare; ma come fi
fa : & non dire ; Et di che è egli Signore ì o E coftui
forfè diuenuto mio parrochiano ? che io li debba
coli bafciar le mani : percioche colui, che è ufato di
fentirfi dire Signore da gli altri 5 & di dire egli fimil-
mente Signore a gli altri ; intende che tu lofprezzi ,
& che tu gli dica villania ; quando tu il chiami per lo
fuo nome ; o che tu gli di Meffere , o gli dai del Voi
per lo capo . Et quefte parole di Signoria, & di
feruitù , & le altre a quefte fomiglianti, come io di
foprati difsi, hanno perduta gran parte della loro
amarezza ; Se fi come alcune herbe nell'acqua , fi fo-
no quafi macerate & rammorbidite, dimorado nel-
le bocche de gli huomini ; fi che non fi deono abo»
minare , come alcuni rullici & zotichi fanno ; i quali
vorrebbon, che altri cominciaffe le lettere, che fi
fcriuono a gl'Imperadori , & a i Re, a quefto modo;
cioè 5
u8
cioè ; Se tu , & tuoi figliuoli fiate fan! , bene Ila ; an-
ch'io fon (ano : affermando che cotale era il princi-
pio delle lettere de Latini huomini fcriuenti al Co-
mune loro di Roma. Alla ragion de quali chi
andaffe dietro ; fi ricondurrebbe paffo paffo il feco-
lo a uiuere di ghiande . Sono da offeruare etian-
dio in quefte cirimonie debite alcuni ammaeftra-
menti 5 accioche altri non paia ne vano, ne fuperbo.-
Et prima, fideehauer rifguardoalpaefe, doue
l'huom uiue , percioche ogni vfànza non è buona in
ogni paefe : & forte quello , che s'uià per li Napole-
tani, la città de quali è abondeuole di huomini di
granlegnaggio, & di Baroni d'alto affare j non fi
confarebbe per auétura ne a Lucchefi , ne a Fioren-
tini ; i quali per lo più fono mercatanti , & fomplici
gentiluomini $ fenia hauer fra loro ne Prencipi, ne
Marchefi, ne Barone alcuno . Si che le maniere
di Napoli (ignorili & pompofè trappolate a Firen-.
ze, cornei panni del grande mefsi indoffo al piccio-
lo, farebbono foprabondanti &fuperflui$ ne più ne
meno , come i modi de Fiorentini alla nobiltà de
Napoletani, & forfè alla loro natura fàrebbono mi-
feri & riftretti . Ne perche i gentilhuomini Vini-
tianifilufinghinofuor di modo fun l'altro perca-
gion de loro vfficij , & de loro fquittini $ ftarebbe
egli bene,chei buoni huomini di Rouigo,oi citta-
dini d'Afolo teneffero quella medefima folennitàin
riuerirfi infieme per nonnulla $ come che tutta quel-
la contrada, s'io no m'inganno, fia alquanto trafan-
data
119
data in quelle fi fatte ciancie , fi come fcioperata ; o
forfè hauendole apprefe da Vinegia loro donna im-
peroche ciafcuno volentieri fèguitai ueftigij delfuo
Signore,anchora fenza faper perche. Oltre acciò
bifogna hauere rifguardo al tempo , all'età , alla con-
ditione di colui, con cui vfiamo le cirimonie ; & alla
noftra ; & con gli infaccendati mozzarle del tuttofo
almeno accorciarle più , che fhuom può ; & più to-
fto accennarle, che imprimerle : il che i Cortigiani di
Roma fanno ottimamente fare : ma in alcuni altri
luoghi le cirimonie fono di grande fconcio alle fac-
cende & di molto tedio . Copriteui , dice il giudi-
ce impacciato,alquale manca il tempo : & colui,fat-
te prima alquante riuerenze, con grande ftropiccio
di piedi,rifpondendo adagio, dice ; Signor mio io
fto ben cofi . Ma pur, dice il giudice, Copriteui : &
quegli torcendofi due & tre uolte per ciafoun lato ,
spiegandoli fino in terra,co molta grauità , rifpon-
de ; Priego V. S. che mi lafci fare il debito mio : &
dura quefta battaglia tanto ;& tanto tempo fi con-
fuma , che'l giudice in poco più harebbe potuto
sbrigarfi di ogni fua faccéda quella matina . Adun-
que benché fia debito di ciafeun minore honorare i
giudici, & l'altre perfone di qualche grado ; nondi-
meno doue il tempo nolfbfferifce; diuien noiofo at-
to ; & deefi fuggire, o modificare . Ne quelle me-
defime cirimonie fi conuengono a giouani , fecon-
do il loro eflere , che a gli attempati , fra loro ; ne al-
la gente minuta , & mezzana fi confanno quelle,che
i grandi
no
i grandi vlano l'un-con l'altro . Ne gli huomini di
grande uirtù , & eccellenza fòglion farne molte ; ne
amare , o ricercare , che molte ne fiano fatte loro ; fi
come quelli , che male poflòno impiegar in cofe va-
ne il péfiero . Né gli artefici, & le perfone di baf
fa conditione fi deono curare divfar molto folenni
cirimonie uerfò i grandi huomini , & Signori ; che le
hanno dalloro a fchifo anzi che no ; percioche dal-
loro pare, che efsiricerchino,& affettino più tofto
ubidienza , che honore . Et per quefto erra il fèr-
uidore , che proferifce il fuo fèruigio al padrone;
percioche egli fé lo reca adonta; &pargli, che il
feruidore uoglia metter dubbio nella fua Signoria;
quafi allui non iftia l'imporre & il commandare.
Quefta maniera di cirimonie fi uuole ufare libe-
ralmente ; percioche quello, che altri fa per debito;
è riceuuto per pagamento ; & poco grado fé ne fen-
te a colui , chelfa : ma chi uà alquanto più oltra , di
quello , che egli è tenuto ; pare , che doni del fuo; &
è amato , & tenuto magnifico . Et uammi per la
memoria di hauere vdito dire,che unfbléne huomo
greco gran uerfificato re fòle uà dire, che chi fi ca-
rezzar le perfone, con picciolo capitale fa groffo
guadagno. Tu farai adunque delle cirimonie,co-
me il farto fa de panni;che più tofto li taglia uantag-
giati , che fcarfi ; ma non però fi, che douédo taglia-
re vna calza , ne riefca un facco , ne un mantello .
Et fé tu uferai in ciò un poco di conueneuole lar-
ghezza uerfò coloro , che fono da meno di te ; farai
chiamato
Ili
chiamato cortefe . Et fé tu farai il iòmigliate uer-
fo i maggiori ; farai detto coftumato & gentile : ma
chi folle in ciò foprabondante & fcialacquatore , fa-
rebbe biafimato , fi come nano , & leggiere ; & for-
fè peggio gli auerrebbe anchora , che egli farebbe
hauuto per maluagio,& per lufinghiero ; & come io
fento dire a quelli letterati, per adulatore : ilqual tò-
tip i noftri antichi chiamarono, fé io non erro , piag-
giare : delqual peccato niuno è più abomineuole,ne
che peggio ftia ad un gentilhuomo . Et quefta è
la terza maniera di cirimonie , la qual procede pure
dalla noftra volontà & non dalla ufanza . Ricor-
diamoci adunque, chele cirimonie, come io difsi
da principio ; naturalmente non furono neceflarie 5
anzi fi poteua ottimamente fare fenza effe ; fi come
la noftra natione , non ha però gra tempo , quafi del
tutto faceua : ma le altrui malarie hanno ammalato
ancho noi & di quefta infermità, & di moke altre.
Perlaqualcofa vbidito che noi habbiamo all'ufm-
za , tutto il rimanente in ciò è fuperfluità , & una co-
tal bugia lecita ; anzi pure da quello innanzi non le-
cita, ma uietata; & perciò ipiaceuole coià,& tedio-
fa a gli animi nobili ; che non fi pafcono di frafche,
& di apparenze . Et fappi che io non confidatomi
della mia poca fcienza , (tendendo quefto prefente
trattato, ho voluto il parere di più ualenti huomini
fcientiati, & truouo,che un Re; il cui nome fu Edi-
po , effendo ftato cacciato di fua terra, andò già ad
Athene al Re Thefeo , per campare la perfona, che
Q_ era
122
era feguitato da fuoi nimici 5 & dinàzi a Thefeo per-
uenuto,fen tendo fauellare una Tua figliuola, & alla
uoce riconofcendola , percioche cieco era,nó badò
a falutar Thefeo ; ma come padre , fi diede a carez-
zare la fanciulla; & rauedutofi poi , uolle di ciò con
Thefeo fcuiàrfi , pregandolo gli perdonalfe : il buo-
no^ fauio Re no lo lafciò dire ; ma diffe egli ; Con-
fortati Edipo ; percioche io non honorola vita mia
con le parole d'altri 5 ma con le opere mie: laqual
fentenzafi dee hauere a mente: & come che molto
piaccia a gli huomini,che altri gli honori , nondime-
no, quando fi accorgono dieflere honorati artata-
mente j lo prendono a tedio; & più oltre, lo hanno
ancho a dispetto ; percioche le lufinghe , o adustio-
ni che io debba dire , per arrota alle altre loro catti-
uit'à & magagne, hanno quefto difetto anchora, che
i lusinghieri moftrano aperto fegno di ftimare , che
colui , cui efsi carezzano , fia uano & arrogante ,
& oltre accio tondo , & di grofla pafta , & femplice
fi , che ageuole fia cr inuefcarlo & prenderlo . Et le
cirimonie uane, &ifquifite , &foprabondanti fono
adulationi poco nafeofe ; anzi palefi , & conofeiute
da ciafeuno , in modo tale , che coloro , che le fanno
affine di guadagno , oltra quello , che io difsi di fo-
pra della loro maluagità, fono etiandio fpiaceuoli &
noiofi. Ma ci è un altra maniera di cirimoniole
perfone ; lequali di ciò fanno arte,& mercatantia; Se
tengonne libro,& ragione . Alla tal maniera di per-
fone un ghigno ;& alla cotale un rifo$& il più gétile
fedrà
I2J
fedrà in fu la feggiola ; & il meno fu la panchetta : le-
quai cirimonie credo,chefiano ftate trapportate di
Spagna in Italia ; ma il noftro terreno le ha male ri-
ceuute; & poco ci fono allignate ; còciofia che que-
fta diftintione di nobiltà cofi appunto a noi è noio-
sa; & perciò non fi dee alcuno far giudice a dicide-
re , chi è più nobile , o chi meno . Ne vendere il
deono le cirimonie & le carezze , a guifa che le me-
retrici fanno ; fi come io ho ueduto molti Signori fa-
re nelle Corti loro , sforzandofi di confegnarle a gli
fuenturati feruidoriper falario. Et ficuramente co-
loro, che fi dilettano di vfar cirimonie affai fuora del
conueneuole , lo fanno per leggierezza & per vani-
tà ; come huomini di poco ualore ; & percioche
quefte ciancie s'imparano di fare affai ageuolmete ;
& pure hàno un poco di bella moftra ; efsi le appré-
dono con grande ftudio ; ma le cole graui non pof-
fono imparare ; come deboli a tato pefo ; & vorreb-
bono , che la conuerfatione fi fpendeffe tutta in ciò;
4ì come quelli , che non fanno più auanti ; & che lòt-
to quel poco di polita buccia niuno fugo hanno; & a
toccarli fono vizzi,& mucidi; & perciò amerebbo-
no j che l'ufar con le perfone non procedeffe più a-
dentro , di quella prima vifta : & di quefti trouerai
tu gradifsimo numero . Alcuni altri fono , che fo-
prabondano in parole,& in atti cortefi ; per fupplire
al difetto della loro cattiuità, & della villana & ri—
ftretta natura loro; auifàndo fé eglino foffero fi fcar-
fi & faluatichi con le parole , come fono co le opere,
CL * gli
124
gli huomini nò douergli poter fòfferire . Et nel ve-
ro cofi è, che tu trouerai, che per l'ima di quefte due
cagioni i più abondanodi cirimonie fuperflue, &
non per altroj lequali generalmente noiano il più de
gli huomini j percioche per loro s'nnpedifce altrui il
uiuere a Tuo ienno 5 cioè la libertà ; laquale ciafcuno
appetifce innanzi ad ogni altra cola . D'altrui, ne
delle altrui cofe non fi dee dir male ; tutto che paia ,
che accio fi preftino in quel punto volétie ri le orec-
chie -, m ediante la inuidia , che noi per lo più portia-
mo albene,& all'honore l'un dell'altro : ma poi alla
fine ogniuno fugge il bue , che cozza 5 & le pedone
fchifano i'amicitia de maldicenti 5 facendo ragione ,
che quello , che elsi dicono d'altri a noi ; quello di-
chino di noi ad altri . Et alcuni , che fi oppongo-
no ad ogni parola , & quiftionano , & contrattano ;
moftrano , che male conofcano la natura de gli huo-
mini 5 che ciafcuno ama la vittoria 3 & lo effer uinto
odia, non meno nelfauellare, che nello adoperare:
fenza che il porfi uolentieri al cotrario ad altri è ope-
ra di nimiflà,&: non d'am icitia . Per laqual cofa co-
lui , che ama di effere amicheuole & dolce nel con-
uerfare , non dee hauer cofi prefto il , Non fu cofi ;
& lo , Anzi jfta , come vi dico io ; ne il metter fu de
pegni ; anzi fi dee sforzare di effere arrendeuole alle
openioni de gli altri dintorno a quelle cofe, che po-
co rileuano ; percioche la uittoria in fi fatti cafi tor-
na in danno $ conciofia che uincendo la friuola qui-
ftione , fi perde affai fpeflb il caro amico 5 & diuienfi
tediofo
I25
tediofo alle peribne fi , che non ofano di vfare con
effonoi ; per non eflere ognihora con eflònoi alla
fchermaglia;& chiamano per fopranome M.Vin-
ciguerra, o Ser Contraponi, o SerTuttefalle, &
talhora il Dottor fottile . Et fé pure alcuna volta
auiene, che altri difputiinuitato dalla compagnia; fi
uuol fare per dolce modo ; & non fi uuol eflere fi in-
gordo della dolcezza del vincere , che l'huomo fé la
trangugi 5 ma conuiene lafciarne a ciafcuno la parte
fua : & torto , o ragione che l'huomo habbia; fi dee
confentire al parere de più, o de più importuni; &
loro lafciare il campo , fi che altri , & no tu , fi a que-
gli, che fi dibatta, & chefudi, & trafeli; che fono
fconci modi & fconueneuoli adhuomini coftumati;
fi che fé ne acquifta odio & malauoglienza : & oltre
accio fono ipiaceuoli per la fconueneuolezza loro,
laquale per fé ftefla è noiofa a gli animi ben compo-
rti; fi come noi faremo per auentura mcntione poco
appreflb : ma il più della géte inuaghifce fi di fé ftef-
fa , che ella mette in abbandono il piacere altrui; &
permoftrarfi fottili, &intédenti, & fauij , configlia-
no ,& riprendono , & disputano, & inritrofiicono
a ipada tratta; &a niuna fentenza s'accordano; fé
none alla loro medefima . Il proferire il tuo con-
figlio non richiefto, niuna altra cofa è, che un dire di
elfer più fauio di colui , cui tu configli ; anzi vn rim-
prouerargli il fuo poco iapere , & la fu a ignoranza .
Per laqual cofà non fi dee ciò fare con ogni cono-
fcente;ma folo con gli amici più ftretti; & uerfo le
I pedone
Il6
perfone,ilgouerno & regimento dellequalì à noi
appartiene ; o veramente quando gran pencolo lò-
praftefTe ad alcuno etiandio a noi ftraniero : ma nel-
la comune manza fi dee l'huomo aftenere di tanto
dar configlio,& di tanto metter compenfb alle bifò-
gne altrui : nelquale errore cadono molti , & più
fpeflòi meno intendenti 5 percioche a gli huomini
di groffapafta poche cofefi uolgonper la mente; fi
che non penano guari a diliberarfi ; come quelli,che
pochi partiti da effeminare hanno alle mani : ma co-
me ciò fia,chi va proferendo,^ feminando il fuo co-
figlio , moftra di portar openione , che il fenno allui
auanzi, & ad altri manchi. Et fermamente fono ai-
eunuche cofi vagheggiano queftaloro fàuiezza,che
il non feguire i loro conforti non è altro , che vn uo-
lerfi azzuffare con eflb loro : & dicono ; Bene Ita ,• il
configlio de poueri non è accettato :& 11 tale vuol
fare a fuo fenno : & II tale non mi afeoka : come fé il
richiedere , che altri vbidifea il tuo configlio , no fia
maggiore arroganza, che non è il voler pur feguire
il fuo proprio . Simil peccato a quefto commet-
tono coloro , che imprendono a correggere i difetti
de gli huomini, & a riprendergli ; & d'ogni colà vo-
gliono dar fefttéza finale ,• & porre a ciafeuno la leg-
ge in mano . La tal cofa non fi vuol fare : & Voi di-
celle latalparola: & Stoglieteui dal cofi fare, & dal
cofi dire : Il vino , che noi beete , non ui è fàno ,- anzi
uuole effer uermiglio: & Douerefte tifare del tal lat-
touaro , Se delle cotali pillole :& mai non finano di
riprendere,
I27
riprendere , ne di correggere . Et lafciamo ftare
cheatalhorafi affaticano a purgare l'altrui campo,
che il loro medefimo è tutto pieno di pruni, & di or-
tica; ma egli è troppo gran feccaggine il fentirgli .
Etficomepochi,oniunoè, cui fofferafanimo di
fare la fua uita col medico , o col confefl ore , & mol-
to meno col giudice del maleficio ; cofi non fi truo-
ua chi fi arrifchi di hauere la coftoro domeftichezza;
percioche ciafcuno ama la libertà , dellaquale efsi ci
priuanoj & p arci eflere col maeftro. Per laqual co-
fa non è diletteuol coftume lo effer cofi uogliofo di
correggere & di ammaeftrare altrui ; & deefi lancia-
re , che ciò fi faccia da maeftri , & da padri ; da quali
pure perciò i figliuoli, & i difcepoli fi icantonano
tanto volétieri , quato tu fai , che e fanno . Scher-
nire non fi dee mai pertona, quantunque inimica;
perche maggior fegno di difp regio pare, che fi fac-
cia fchernendo, che ingiuriando ; conciofia che le
ingiurie fi fanno o per iftizza, o per alcuna cupidità;
& niuno è,che fi adiri con cofa, o per cofa , che egli
habbia per niente ; o che appetifca quello , che egli
fprezza del tutto . Si che dello ingiuriato fi fa alcu-
n a ftima ; & dello fchernito niuna , o picciolifsima .
Et è lo fchernoun prendere la vergogna, che noi
facciamo altrui,a diletto, fenza prò alcuno di noi .
Per laqual cofa fi vuole nella ufanza aftenerfi di
fchernire neffuno : in che male fanno quelli , che
rimprouerano i difetti della peribna a coloro , che
gli hanno , o con parole , come fece Metter Forefe
daRa-
1x8
da Rabatta , delle fattezze dimaeftro Giotto riden-
dofi ; o con atti , come molti vfano , contrafacendo
gli fcilinguati, o zoppi , o qualche gobbo . Simil-
mente chi fi ride d'alcuno sformato , o malfatto , o
iparuto , o picciolo ; o di fciocchezza, che altri dica,
fa la fefta , & le rifa grandi . E t chi fi diletta di fa-
re arrofsire altrui : i quali difpettofi modi fono meri-
tamente odiati . Et a quefti fono affai fomiglian-
ti i beffardi ; cioè coloro , che fi dilettano di far bef-
fe, & di uccellare ciafcuno, non per ifcherno, ne
per disprezzo , ma per piaceuolezza . Et fappi
che niuna differenza è da fchernire a beffare j fé non
foffe il proponimento & la intentione , che f uno ha
diuerfa dall'altro : conciofia che le beffe fi fanno per'
jbllazzo 5 & gli fcherni per iftratio : come che nel
comune fauellare , & nel dettare fi prenda affai fpef-
fo r un vocabolo per f altro : ma chi fchernifce , fèn-
te contento della vergogna altrui 5 & chi beffa,pré-
de dello altrui errore non contento , ma fòllazzo; la
doue della vergogna di colui medefimo perauentu-
ra prenderebbe cruccio , & dolore . Et come che
io nella mia fanciullezza poco innanzi procederi
nella grammatica; pur mi voglio ricordare, che Mi-
tione , ilquale amaua cotanto Efchine , che egli ftef-
{o hauea di ciò marauiglia , nondimeno prendea tal-
hora fbllazzo di beffarlo 3 come quando e dille feco
fteffo; Iovò fare vna beffa a cofìui. Si che quella
medefima cofa a quella medefima perfona fatta, fe-
condo la intention di colui , che la fa , potrà effere
beffa,
119
beffa,&Tcherno : & percioche il noftro proponimé-
tomalepuoefferpalefè altrui^ none vtilcofà nella
ufànza il fare arte cofi dubbiofa, & fofpettofa; &
più tofto fi vuol fuggire , che cercare di effer tenuta
beffardo ; perche molte tiolte interuiene in quello y
come nel ruzzare , o fcherzare ; che l'uno batte per
ci ancia ; & l'altro riceue la battitura per villania; &
difcherzo fanno zuffa; cofi quegli, che è beffato
per fòllazzo , & per dimeftichezza ; fi reca tal uolta
ciò ad onta, & a dishonore; & prédene fdegno : fèn^
za che la beffa è inganno ; & a eiafcuno naturalmen-
te duole di errare , & di effere inganato . Si che per
più cagioni pare , che chi procaccia di effer ben vo-:
luto, &hauuto caro, non debba troppo farli mae-
ftro di beffe . Vera cofa è che noi non pofsiamo in:
alcun modo menare quefta faticofa vita mortale del
tutto fenza fòllazzo , ne fenza ripofo ; & perche le
beffe ci fono cagione di fefta , & di rifo , & per con-
feguentedi ricreatione; amiamo coloro , che fono
piaceuoli, & beffardi, & follazzeuoli . Perlaqual
colà pare , che fia da dire in contrario ; cioè che pur
fi eonuenga nella ufanza beffare alle uolte ; & fimil-
mente motteggiale . E t fenza fallo coloro, che fan-
no beffare per amicheuol modo & dolce, fono più
amabili , che coloro, che noi fanno, ne poffono fare;
ma egli è di meftiero hauere rifguardo in ciò a molte
cole ; & conciofia che la intention del beffatore è di
prendere fòllazzo dello errore di colui , di cui egli fa
alcuna ftima; bifogna che l'errore, nelquale colui fi
c r R fa cade-
fa cadere; fia tale, che niuna vergogna notabile, ne
alcun graue danno glie ne fegua: altriméti mal fi po-
trebbono conoscere le beffe dalle ingiurie. Et fono
anchora di quelle perfone, con lequali, per lafprez,-
za loro, in niuna guiia fi dee motteggiare; fi come
Biondello potè fapereda Meffer Philippo Argenti
nella loggia de Cauiccioli* Medefimamente nò fi
dee motteggiare nelle cofe graui; & meno nelle ui-
tuperofe opere ; percioche pare, che limonio , fe-
condo il prouerbio del comun popolo , fi rechi la
cattiuità a fcherzo : come che a Madonna Philippa
da Prato molto giouafsino le piaceuoli riipofte dal-
lei fatte intorno alla fua dishoneftà . Per laqual cola
non credo io , che Lupo de gli Vberti allegeriffe la
fua vergogna ; anzi la aggrauò, fcuiandofi per motti
della cattiuità, & della viltà dallui dimoftrata; che
potendofi tenere nel Caftello di Laterina, uedédofi
(leccare intorno & chiuderfi,incontinente il diede,
dicendo, che nullo Lupo era ufo di ftar rinchiufo.
Perche doue non ha luogo il ridere, quiui fi difdice
il motteggiare , & il cianciare . Et dei oltre accio
fapere , che alcuni motti fono , che mordono ; & al-
cuni, che non mordono : De primi uoglio che ti ba-
tti ilfauio ammaeftramento, che Lauretta ne diede;
cioè che i motti , come la pecora morde, deono cofi
mordere l'uditore; & non come il cane; percioche
fé come il cane mordefle ; il motto no farebbe mot-
to, ma villania ; & le leggi quafi in ciafcuna città uo-
gliono , che quegli, che dice altrui alcuna graue
villania,
villania , fia grauemente punito : & forfè che fi con»-
ueniua ordinar fimilmente non leggieri difciplina a
chi morderle per uiadi motti oltrail conueneuole
modo: ma gli huomini coftumati deonofar ragio*
ne, che la legge , che diipone fopra le villanie , fi fte*
da etiandio a motti;& di rado,& leggiermente pun-
gere altrui . Et oltre a tutto quefto fi dei tu fapere»
che il motto , come che morda, o non morda, fé no
è leggiadro, sfottile j gli vditori niuno diletto ne
prendono ; anzi ne fono tediati 5 o le pur ridono ; Il
ridono no del mòtto , ma del motteggiatore . Et
percioche ni una altra cofafono i motti, che inganni;
& lo ingannare , fi come iottil cola & artificiofa,non
fi puofare,fe no per gli huomini di acuto,& di pron-
to auedimento ; &- fpetiaknente improuifo 5 perciò
non conuengono alle peribne materiali , & di grot
fb intelletto 5 ne pure anchoraa ciafeuno, il cui in-
gegno fiaabondeuole & buone :fi come perauentu-
ra non conuennero gra fatto a Mefler Giouan Boc-
caccio : ma fono i motti lpetiale prontezza % & leg-
giadria, & toftano mouimento d'animo. Per laqual
cofa gli huomini difereti no guardano in ciò alla uo-
lontà, ma alla diipofition loro 5 & prouatoche eslì
hanno una & due uolte le forze del loro ingegno in
uano,conofcendofi accio poco deftri , lafciano ila-
re di pur uoler in fi fatto effercitio adoperarli 5 ac—
cioche non auenga loro quello, che auenne al Ca-
ualiero di Madonna Horretta. Et fé tu porrai men-
te alle maniere di molti 5 tu conofeerai ageuolmente
R 2 ciò
ciò che io ti dico eflfer uero ; cioè che non ifta bene
il motteggiare a chiunque uuole; mafolaméte a chi
può . Et vedrai tale hauere ad ogni parola apparec-
chiato uno, anzi molti, di quei vocaboli,che noi chia
miamo Bifticcichi,diniun fentimento; Et tale /cam-
biar le fillabe ne vocaboli per friuoli modi , & /cioc-
chi . Et altri dire o riipondere altrimenti, che non fi
alpettaua , fenza alcuna fottigliezza , o vaghezza .
Doue è il Signore ? Doue egli ha i piedi . Et gli fece
vgner le mani con la grafcia di fan Giouan Bocca-
doro . Et doue mi manda egli ? Ad Arno . Io mi vo-
glio radere ♦ E farebbe meglio rodere . Va chiama
il Barbieri . Et perche non il Barbadomani ? I quali,
come tu puoi ageuolmente conofere,fono vili mo-
di & plebei . Cotali furono perai più le piaceuo-
lezze,& i motti di Dioneo . Ma della più bellezza
tie motti, & della meno, nonfia noftra cura di ra-
gionare al prefente ; conciofia che altri trattati ce ne
habbia,diitefi da troppo migliori dettatori & mae-
stri , che io non fono : & anchora percioche i motti
hanno incontinente larga & certa teftimoniàza del-
la loro bellezza, & della loro fpiaceuolezza : fi che
poco potrai errare in ciò ; folo che tu non fij fouer-
chia mente abbagliato dite fteffo; percioche doue
è piaceuol motto y iui è tantoflo fefta & rifò ,& una
cotale marauiglia. La onde fé le tue piaceuolezze
non faranno approuate dalle rifa de circonftanti , fi
ti rimarrai tu di più motteggiare; percioche il difet-
to fiapur tuo , & non di chi t'afcolta$ conciofia colà
che
che gli vditori quafi fblleticati dalle pronte , o leg-
giadre, o fottili rifpofte,o propofte, etiandio vo-
lendo , nonpofTono tenerle rifa; ma ridono mal lor
grado ; da quali , fi come da diritti,& legitimi giudi*
ci , non fi dee Thuomo appellare a le medefimo ; ne
più riprouarfi . Ne per far ridere altrui fi uuol di*
re parole , ne fare atti vili , ne fconueneuoli , {torcen-
do il uifo , & cótrafacendofi -y che niuno dee,per pia-
cere altrui,auilire fé medefimo ; che è arte no di no-
bile huomo, ma di giocolare, & di buffone. Non
fono adunque da feguitare i volgari modi & plebei
di Dioneo . Madona Aldruta alzate la coda . Ne
fingerfi matto , ne dolce di fale ; ma a fuo tempo di-
re alcuna cofa bella, & nuoua, & che no caggia cofi
nell'animo a ciaicuno , chi può ; & chi non può , ta-
cerfirperciochequeftifono mouimenti dello'ntel-
letto; i quali fé fono auenenti & leggiadri, fanno fé*
gno & teftimonianza della deftrezza dell'animo , &
de coftumi di chi gli dice ; laqual cofa piace fopra
modo a gli huomini, & rendeci loro cari & amabili:
ma fé esfi fono al contrario; fanno contrario effetto ;
percioche pare che l'afino fcherzi; o che alcuno for-
te graffo & naticuto danzi, o falti fpogliato in farfer-
to. Vnaltra maniera fi truoua di follazzeuoli me -
di pure pofta nel fauellare ; cioè quando la piaceuo
lezza nò confifte in motti , che per lo più fono brie-
ui; ma nel fauellar diftefo & cotinuato : ilquale vuo-
le effere ordinato , & bene efpreffo , & rapprefenta-
te i modi , le vfànze , gli atti , & i coftumi di coloro ,
de quali
i*4
de quali fi parla fi, che all'uditore fia auifò no di vdir
raccontare,ma di veder c5 gliocchi fare quelle cofè,
che tu narri: ilche ottimaméte feppono fare gli huo-
mini , & le donne del Boccaccio ; come che pure tal
volta 3 fé io non erro, fi contrafaceffero più, chea
donna , o a gentilhuomo non fi farebbe conuenutoj
a guifa di coloro, che recitan le Comedie : & a voler
<:io fare , biiògna hauer quello accidente, o nouella,
ohiftoria,chetupiglia dire , bene raccolta nella
mente, &le parole pronte & apparecchiate fi,che
non ti conuenga tratto tratto dire $ Quella cofa , &
Quel cotale , o Quel come fi chiama , o Quel lauo-
rio;ne Aiutatemelo a dire,& Ricordatemi come
egli ha nome ; percioche quefto è appunto il trotto
del Caualier di Madonna Horretta . Et fé tu re-
citerai vno aueniméto, nelquale interuéghino mol-
ti ; non dei dire, Colui dirle, & Colui riipofè , per-
cioche tutti fiamo Colui ; fi che chi ode facilmente
erra . Conuiene adunque,che chi racconta , ponga
i nomi ; & poi nò gli fcambi . E t oltre accio fi dee
l'huomo guardare di non dir quelle cofe , lequali ta-
ciute , la nouella farebbe non meno piaceuole, o per
auentura anchora più piaceuole . Il tale , che fu fi-
-giiuol del tale,che ftaua a cafa nella via del Cocome-
-rornol conofcefte voi ? Che hebbe per moglie quel-
la de Gianfigliazzi ; Vna cotal magretta , che anda-
na alla meffa in San Lorenzo? Come no? anzi non
conofcefte altri .: Vn bel vecchio diritto,che porta-
ua la Zazzera : no uè ne ricordate voi ? percioche , fé
foife
foffe tutto uno , che il cafo foffe auenuto ad unaltro,
come a coftui ; tutta quefta lunga quiftione farebbe
fiata di poco frutto; anzi di molto tedio a coloro >
che afcoltano,& fono vogliofi, & frettolofi di lenti-
re quello aueniméto $ & tu gli harefti fatto indugia-
re : fi come per auentura fece il noftro Dante :
„ Et li parenti miei furon Lombardi ,
„ Et Mantouan per patria ambidui:
percioche niente nleuaua fé la madre di lui foffe fia-
ta da Gazuolo , o ancho da Cremona. Anzi apparai
io già da vn gran Rhetorico foreftiero uno affai uti-
le ammaeftramento dintorno a quefto; cioè , che le
nouelle fi deono comporre,& ordinare prima co fo-
pranomi; & poi raccontare co nomi ; percioche
quelli fono pofti fecondo le qualità delle perfone; &
quefti fecondo l'appetito de padri , o di coloro,a chi
tocca . Per laqual cofa colui , che in penfando , fu
Madonna Auaritia ; in proferendo , farà Meffer Er-
minio Grimaldi; fe tale farà la generale openione,
che la tua contrada hara di lui , quale a Guglielmo
Borfierifudettoeiferdi Meffer Erminio in Geno-
ua . Et fé nella terra, oue tu dimori, nò haueffe per-
fona molto conofciuta, che fi confaceffe al tuo Info-
gno , fi dei tu figurare il cafo in altro paefe 3 & il no-
me imporre , come più ti piace . Ver'a cofa è , che
con maggior piacere fi fuole afcokare , & più hauer
dinanzi a gli occhi quello , che fi dice effere auenu-
to alle perione , che noi conofciamo ; fé l'auenimen-
to è tale,che fi confaccia a loro coftumi, che quel'o,
che è
che è interuenuto a gli ftrani, & non conofoiutf da
noi : & la ragione è quefta ; che lapédo noi,che quel
tale fiiol far cofi,; crediamo , che egli cofi habbia fat-
to 5 & riconofciamolo,come prefente ; doue de gli
ftrani non auien cofi . Le parole fi nel fauellare
diftefo, come ne gli altri ragionamenti , vogliono
efier chiare fi, che ciafcuno della brigata le pofla
ageuolméte intendere; & oltre accio belle inquan-
to al fuono,& inquanto al fignificato ; perciochefo
tu harai da dire l'una di quelle due ; dirai più tolto il
Ventre , che l'Epa; & doue il tuo linguaggio lo fo-
ftenga, dirai più tofto la Pancia, che il Ventre, o il
Corpo ; percioche cofi farai inteiò ; & non frantelo $
fi come noi Fiorentini diciamo ; & di niuna bruttu-
ra farai louenire all'uditore . Laqual cola volen-
do l'ottimo Poeta noftro fchifare , fi come io credo,
in quefta parola ftefla, procacciò di trouare altro
vocabolo ; non guardando,perche alquanto gli có-
uenilfe fcoftarfi per préderlo di altro luogo;& difle:
y> Ricorditi, che fece il peccar noftro
,, Prender Dio per {camparne
„ Human a carne al tuo virginal chioftro .
Et come che Dante fornaio poeta altresì poco a co-
fi fatti ammaeftramenti ponefle m ente ; io non len-
to perciò , che di lui fi dica per quefta cagione bene
alcuno : & certo io non ti configgerei , che tu lo vo-
lefsifare tuomaeftro in quefta arte dello effer gra-
tiofo; conciofia cofa che egli fteflb non fu 5 anzi in
alcuna Chronica trouo cofi fcritto di lui :
Quello
*J7
5, Quello Dante per Tuo fapere fu alquato prefun-
„ tuofc , & ichifo , & fdegnofo , & quafi a guifa di
5, Philofopho, mal gratiofo : non ben lapeua con-
„ uerfàre co laici . M a tornado alla noftra ma ce-
lia, dico, che le parole vogliono elfere chiare; ilche
auerrà ; fé tu faprai fcegliere , quelle, che fono origi-
nali di tua terra, che non fiano perciò antiche tanto,
che elle fiano diuenute rance , & viete; & come lo-
gori veftimenti, dipofte , o tralafciate. Si come
Spaldo, & Epa, & Vopo, & Sezzaio & Primaio : Ec
oltre accio le le parole , che tu harai per le mani , fa-
ranno non di doppio intendimento , ma femplici;
percioche di quelle accozzate infieme fi compone
quel fauellare,cheha nome Enigma; & in più chia-
ro volgare fi chiama Gergo .
5, Io vidi vn che da fette paffatoi
3, Fu'da vn canto all'altro trapalato .
Anchora vogliono efler le parole il più che fi può,
appropriate a quello, che altri uuol dimoftrare ; &
meno che fi può, comuni ad altre cofe; percioche
cofi pare,che le cofeiftevTe fi rechino in mezzo; &
che elle fi inoltrino non con le parole , ma con eifo il
dito : &percio più acconciamente diremo Ricono-
sciuto alle Fattezze, che alla Figura, o allalmagine:
& meglio rapprefentò Dante la colà detta ; quando
„ ediife: Che li peli
„ F an cofi Cigolar le fue bilancie ;
che fé egli hauelfe detto o Gridare, o Stridere, o
Far romore :& più Angolare è il dire il Ribrezzo
S della
della quartana , che fé noi dtcesfimo il Freddo: & la
carne fòuerchio graffa Stucca ; che fé noi dicefsimo
Satia: & Sciorinarci panni; & non Ilpandere : & i
Moncherini; & non le Braccia mozze ;& all'orlo
dell'acqua d'un foffo
55 Stan li ranocchi pur col mulo fuori;
& non con la Bocca: i quali tutti fono vocaboli di
{ingoiare fignificatione : & fimilmente il Viuagna
della tela più tolto, chel'Eftremità. Et fo io bene,
che fé alcun foreftiero per mia Iciagura s'abbatteffe
a quefto trattato ; egli li farebbe beffe di me ; & di-
rcbbe5che io t'infegnafsi di fauellare in gergo , o ne-
ro in cifera ; conciolia che quelli vocaboli fi ano per
lo più cofi noftrani, che alcuna altra natione non gli
via ; & viari da altri , non gl'intende . Et chi è colui,
che lappia ciò che Date fi voleffe dire in quel verlb?
„ Già veggra per Mezzul perdere, oLulla*.
certo io credo che neffuno altro, che noi Fiorentini:
ma nondimeno , fecondo che a me è ftato detto 5 le
alcun fallo ha pure in quel tefto di Dante ; egli non
l'ha nelle parole ; ma 5 fé egli errò ; più tolto errò in
ciò 5 che egli,fi come huomo alquanto ritrofo, im-
prele a dire cola malageuole ad ifprimere con pa-
role; & perauentura pocopiaceuole ad vdire; che
perche egli la ilprimeffe male . Niun può te adun-
que ben fauellare con chi no intende il linguaggio , .
nelquale egli fauella; ne perche il Tedefco non fap-
pia latino, debbiam noi per quefto gualcarla noftra
loquela 5 in faitellando.con effolui ; ne contrafarci a-
; . guifa
guifa di Maftro Brufaldo ; fi come foglion fare alcu-
nché per la loro fciocchezzafi sformano di fauellar
del linguaggio di colui , con cui fauellano ; quale e-
gli fi fia ; & dicono ogni cofa a rouefcio : & ipeflb a-
uiene,che lo Spagniuolo parlerà Italiano con lo Ita-
liano ; & lo Italiano fauellerà per pompa, & per leg-
giadria con elfolui Spagniuolo : & nondimeno affai
più ageuol cofa è il conofeere, che amendue fauel-
lano foreftiero , che il tener le rifa delle nuoue Icioc-
chezze , che loro efeono di bocca . Fauelleremo a-
dunque noi nell'altrui linguaggio , qualhora ci farà
meftiero di effere intefi per alcuna noftra necefsità;
ma nella comune vfanza fauelleremo pure nel no-
ftro , etiandio men buono più tofto , che nell'altrui
migliore 5 percioche più acconciamente favellerà
vn Lombardo nella fua lingua, quale s'è la più dif-
forme, che egli non parlerà Thoicano, o d'altro lin-
guaggio ; pure perciò , che egli non harà mai per le
mani , per molto che egli fi affatichi , fi bene i pro-
pri) & particolari vocaboli , come habbiamo noi
Thofcani . Et fe'pure alcuno vorrà hauer rifguardo
a coloro, co quali fauellerà; & perciò aftenerfi da
vocaboli Angolari , de quali io ti ragionaua; & in
luogo di quelli vfare i generali Se comuni ; i coftur
ragionaméti {arano perciò di molto minor piaceuo-:
lezza . Dee oltre accio ciafcun gétilhuomo fug-
gir di dire le parole meno che honefte: Et la hone-ftà-
de vocaboli confitte o nel fuono & nella voce loro ,
o nel loro fignificato,conciofiacofa che alcuni nomi
Si venahi-
14°
venghino a dire colà honefta , & nondimeno fi
fente rifonare nella voce ifteffa alcuna dishoneftà;fi
come rinculare ; laqual parola, ciò non oftante , fi
via tutto di da ciafcuno : ma le alcuno o huomo , o
femina diceffe perfimil modo, & a quel medefimo
ragguaglio il farfi innazi , che fi dice il farfi indietro;
allhora apparirebbe la dishoneftà di cotal parola: ma
il noftro gufto per la vlànza fente quafi il vino di
wt£.<fotìflLS quefta voce, & non la muffa.
•fede, Se turn 35 Le mani alzò con amendue le Fiche r
WkW*u44te* diffe il noftro Dante : ma non ardifcono di cofi dire
*M4,tih>- lenoftre donne -y anzi per ifchifare quellaparola fo-
fpetta , dicono più tofto le caftagne ; come che pure
alcune poco accorte nominino affai Ipeffo difaue-
dutaméte quello,chele altri nominarle loro in pruo-
ua , elle arrofsirebbono,- facendo mentione per via
di beftemmia di quello, onde elle fono femine:&
perciò quelle , che fono , o uoglionò effere ben co-
turnate, procurino di guardarli no Iblo dalle disho-
nefte cole j ma anchora dalle parole ; & no tanto da
quelle , che fono ; ma etiandio da quelle , che poffo-
no effere, o anchora parere o dishonefte, o feoncie
& lorde: come alcuni affermano effere quelle pur
dì Dante:
5> S e non ch'ai vifo , & di fo tto mi venta :
o pur quelle:
„ Però ne dite, ond'èpreflb pertugio:
& vn di quelli lpiriti diffe :
„ Vien dietro a noi , che trouerai labuca .
Et dei
I4i
Et dei fapere che, comeche due,o più parole
venghino tal uolta a dire vna medellma cofa; nondi-
meno l'una farà più honefta> & l'altra meno * fi come
è a dire Con lui giacque ; & Dellafua perfona gli fo «
disfece; perciochequeftaftefla fentenza detta con
altri vocaboli farebbe dishonefta cofa ad vdire : Et
più acconciamente dirai il Vago della Luna , che tu
no direfti il Drudo,* auegnache amendue quefti vo-
caboli importino lo Amate : Etpiucóueneuol par-
lare pare a dire la Fanciulla, & l'Amica, che la Con-
cubina di Titone : & più diceuole è a dóna,& ancho
ad huomo coftumato, nominare le Meretrici , fe-
rrine di mondo ,• come la Belcolore diffe più nel fa-
uellare vergognofa , che nello adoperare ; che a dire
il comune loro nome :
Thaide è la Puttana . Et come il Boccaccio difle • la
potéza delle Meretrici,&de Ragazzi- che fé cofi ha
ueffe nominato dall'arte loro i mafchi, come nomi-
nò le femine ; farebbe ftato fcocio , & vergognofo il
fuo fauellare . Anzi non foìo fi dee altri guardare
dalle parole dishonefte, & dalle lorde; ma etiandio
dalle vili ; & ipetialmente colà , do uè di cofe alte &
nobili fi fauelli: & per quefta cagione forie meritò
alcun biafimo la noftra Beatrice , quando difle :
„ L'alto fato di Dio farebbe rotto ;
„ Se Lethe fi paflafle • & tal viuanda
„ Foffe guftata fenza alcuno Scotto
„ Di pentimento .
che per auifo mio no iftette bene il baffo vocabolo
delle
Iti
delle tauerne in cofi nobile ragionameto . Ne dee
dire alcuno la Lucerna del mòdo,in luogo del Sole :
percioche cotal vocabolo rapprefenta altrui il puz-
zo dell olio , & della cucina : ne alcuno confi derato
huomo direbbe, che San Domenico fu il Drudo
della T neologia; &nó racconterebbe chei Sati glo-
riofi haueffero dette cofi vili parole,come è a dire :
„ Et lafcia pur Grattar , doue è la Rogna .
che fono imbrattate della feccia del volgar popolo m>
fi come ciafeuno può ageuolmente conofeere .
Adunque ne diftefi ragionamenti fi vogliono haue-
relefopradette confiderationi , & alcune altre ;le-
quali tu potrai più adagio apprendere da tuoi mae-
ftri , & da quella arte, che elsi fogliono chiamare
Rhetorica . Et ne gli altri bifogna che tu ti auez-
zi ad ufare le parole gentili , & modefte , & dolci fi ,
che niuno amaro fapore habbiano : & innanzi dirai
Io non feppi dire, che Voi non m'intendete: & Pen-
fiamo vn poco , fé cofi è , come noi diciamo più to-
lto , che dire Voi errate , o E non è uero , o Voi non
lafapete; peroche cortefe , & amabile vfanza è lo
fcolpare altrui , etiandio in quello, che tu intendi d'-
incolparlo : anzi lì dee far comune l'error proprio
dello amico 5 & prenderne prima una parte per fe j
& poi biafirnarlo , o riprenderlo . Noi errammo la
via 5 & Noi non ci ricordammo hieri di cofi faréjco-
meche lo {memorato fia pur colui {òlo,& non tu ; &
quellojche Reftagnone diffe a, fuoi compagni non
„ iftette bene . Voi, fé le voftre parole no me tono -,
perche
perche non fi dee recare in dubbio là fede altruiran-
zi fé alcuno ti promife alcuna cofa ; & no te la atten-
ne ; nò ifta bene , che tu dichi Voi mi mancafte del-
la voftra fede ; fàluo fé tu non fofsi conftretto da ak
cuna necefsità,per faluezza del tuo honore,a coli di-
re : ma fé egli ti harà ingannato ; dirai Voi non vi ri-
cordarle di cofi fare : & fé egli non fé ne ricordò;di-
rai più tofto, Voi non potette ; oNon vi tornò a
mente ; che Voi vi dimenticafte ; o Voi non vi cura- .
fte di attenermi la prometta: percioche quelle fi fat-
te parole nanna alcuna puntura , & alcun veneno di
doglienza & di villania 5 fi che coloro , che consuma-
no di fpeffe volte dire corali rriotti,fono riputati per-
fone aipere,& ruuide j & cofi è fuggito il loro còfor-
tio, come fi fugge di rimefcolarfi tra pruni,& tra tri-
boli. Et perche io ho conofeiute di quelle perfo-
ne, che hanno vna cattiua vfanza,&ipiaceuole, cioè
che cofi fono vogliofi & golofi di dire , che non pre-
dono il fentimento; ma lo trapattano, & corrongli
dinanzi,a guifa di veltro, che non affanni ; perciò nò
mi guarderò io di dirti quello, che potrebbe parer
iouerchio a ricordare , come cola troppo manifefta;
& ciò è 5 Che tu non dei giamai fauellare , che non
habbi prima formato nell'animo quello, che tu dei
dire ; che cofi faranno i tuoi ragionamenti parto, &
non ifeonciatura : che bene mi comporteranno i
foreftieri quefta parola, fé mai alcuno di loro fi cu-
rerà di legger quefte ciancie. Et fé tu non ti farai
beffe del mio ammaeftramentOj non ti auerjrà mai
di dire
144
di dire ben venga MefTere Agoftinoatale,che ba-
ra nome Agnolo 5 o Bernardo; & non harai a dire ,
Ricordatemi il nome voft.ro :& no ti harai a ridire;
ne a direj Io non difsi bene : ne Domin ch'io lo dica:
ne a fcilinguare, obalbotire lungo fpatio, per rinue-
nire unaparola : maeftro Arrigo : no .-maeftro Ara-
bico ;0 ne che lo dilsi : maeftro Agabito: che fono a
chi t afcolta tratti di corda . La voce no vnole e£
fer ne roca, neafpera . Et non fi dee ftridere; ne
per rilb , o per altro accidente cigolare,come le car-
rucole fanno . Ne métre chefhuomo sbadiglia,
pur fauellare . Ben fai , che noi no ci pofsiamo for-
nire , ne di fpedita lingua, ne di buona voce, a no*
ftrofenno . Chi è o Scilinguato , o roco , non vo-
glia fanpreeflere quegli, che cinguetti; ma correg-
gere il difetto della lingua col lilentio , & co le orec-
chie: &aneho fi può co iftudio ibernare il vitio del-
la natura . Non ifta bene alzar la voce a guifa di
bàditore ; ne ancho fi dee fauellare fi piano , che chi
afcolta non oda . Et fé tu non farai flato vdito la
prima volta ; no dei dire la feconda anchora più pia-
no: ne ancho dei gridare; accioche tu non dimoftri
d'imbizzarrire; perciò che tifìa conuenuto replica-
re quello, che tu haueui detto . Le parole uoglio-
no efière ordinate fecondo che richiede l'ufo del fa-
uellar comune, & non auiluppate ,& intralciate in
qua& in là; come molti hanno vfanzadifareper
leggiadria; il fauellar de quali fi raffomiglia più a
notaio, che legga involgare loinftrumento , che
egli
egli dettò latino; che ad huom , che ragioni in fuo
linguaggio : come è a dire :
„ Imagini di ben feguendo falle : &
„ Del fiorir quefte inanzi tempo tempie :
i quali modi alle volte conuegono a chi fa verfi ; ma
a chi fauella fi difdicono fempre ; Et bhogna, che
l'huomo non folo fi difeofti in ragionando dal veri-
ficare , ma etiandio dalla pompa dello arringare; al-
trimenti faràfpiaceuole & tediofo ad vdire;come
che per auentura maggior maeftria dimoftri il fer-
monare , che il fauellare ; ma ciò fi dee riferuare a
fuo luogo : Che chi va per via, non dee ballare, ma
caminare; con tutto che ogniuno nò fappia danza-
re , & andar fippia ogniuno ; ma conuienfi alle noz-
ze, & nò p er le ftrade . T u ti guarderai adunque
di fauellar pò m polo .
„ Credefi per molti philofophanti : & tale è tutto il
Filocolo ,& gli altri trattati del noftro M.Giouan
Boccaccio fuori che la maggior opera, & anchora
più di quella forfè il Corbaccio . Nò voglio per-
cioche tu ti auezzi a fauellare fi baflamente,come la
feccia del popolo minuto,& come la Lauadaia,& la
Trecca ; ma come i gè tilh uomini ; laqual cola come
fi poffa fare ti ho in parte inoltrato di fopra,cioè le tu
nòfauellerai di materia ne vile,ne friuola,ne lòzza,ne
abomineuole ; Et fé tu faprai fcegliere fra le parole
del tuo linguaggio le più pure , & le più proprie , &
quelle, che miglior fuono, & miglior fignificatione
harano; fenza alcuna ramemoratione di cofa brutta,
T ne laida
nelaida, ne balìa; & quelle accozzate, non am-
maliandole a cafo , ne con troppo fcoperto ftudio
mettendole in filza . Et oltre accio fé tu procacce-
rai di compartire difcretamente le cote, che tua di-
re harai . Et guarderati di congiugnere le cofe dif-
formi tra fé: come;
„ Tullio , & Lino , & Seneca morale : o pure :
5, L'uno era Padouano, & l'altro Laico.
Et fé tu non parlerai fi lento , come fuoglia-
to ; ne fi ingordamente , come affamato; ma come
temperatohuomo dee fare . Et fé tu proferirai le
lettere,& le fillabe con vna conueneuole dolcezza,
non a guifa di maeftro, che infegni leggere, & com-
pitare a fanciulli :ne ancho le mafticherai, ne in-
ghiottiraile appiccate , & irnpiaftricciate infieme
1 Vna co l'altra . Se tu harai aduque a memoria que-
lli , & altri fi fatti ammaeftramenti ; il tuo fauellare
farà volentieri , & con piacere afcoltato dalle perfo-
ne; & manterrai il grado , & la degniti , che fi con-
uiene agentilhuomo bene alleuato , & coftumato .
Sono anchora molti, che non fanno reftar di di-
re ; & come naue ipinta dalla prima fuga , per calar
vela,non s'arrefta; coli coftoro rapportati da vn
certo impeto (corrono; & mancata la materia del
loro ragionamento, non finifcono perciò; anzi o ri-
dicono le cofe già dette,o fauellano a voto. Et al-
cuni altri tanta ingordigia hanno di fauellare, che
non lafciano dire altrui . Et come noi veggiamo tal
volta fu per l'aie de Contadini l'un pollo torre la {pi-
ca di
.«47
d di becco all'altro ; cofi cauano coftoro 1 ragiona-
menti di bocca a colui, che gli cominciò ; & dicono
efsi . Et deliramente che eglino fanno venir uoglia
altrui di azzurTarfi c5 eflbloro;percioche fé tu guar-
di bene, niuna cofa muoue l'huomo più tofto ad ira,
che quando improuifo gli è guafto la fua uoglia,& il
fuo piacere, etiandio minimo ; fi come quado tu ha-
rai aperto la bocca per isbadigliare ; & alcuno te la
tura con mano ; o quado tu hai alzato il braccio per
trarre la pietra: & egli t'è fubitamente tenuto da co-
lui , che t'è di dietro . Cofi adunque come quefti
modi , & moki altri a quefti fomiglianti , che tendo-
no ad impedir la uoglia & 6 appetito altrui, anchora
per via di fcherzo & per ciancia, fono ipiaceuoli, &
debbonfi fuggire ; cofi nel fauellare , fi dee più tofto
ageuolare il difiderio altrui , che impedirlo . Per
laqual cofa fé alcuno farà tutto in affetto di raccon-
tare vn fatto ; non ifta bene di guardargliele, ne di
dire,che tu lo fai : o fé egli anderà per entro la fua hi-
ftoriafpargendo alcuna bugiuzza , no fi uuole ritn-
prouerargliele , ne con le parole , ne co gli atti,crol-
landoilcapo, o torcendo gli occhi ; fi come molti
fòglion fare, affermado fé non potere in modo alcu-
no lòftener l'amaritudine della bugia : ma egli non è
quefta la cagione di ciò 3 anzi è l'agrume & lo aloe
della loro ruftica natura & afpera, che fi gli rende
venenofi,& amari nel confortio de gli huomini , che
ciafeuno gli rifiuta . Similmente il rompere altrui
le parole in bocca è noiofb coftume , & fpiace non
T 2 altri-
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altrimenti, che quando fhuomo è moflb a correre,
& altri lo ritiene . Ne quando altri fauella , fi
conuiene di fare fi , che egli fia lafciato, & abbando-
nato dagli vditori, moftrando loro alcuna no uità,&
riuolgendo la loro attentione altroue : che non ifta
bene ad alcuno licentiar coloro , che altri,& nò egli
inuitò. Et vuoili ftare attento , quado fhuom fa-
uella 5 accioche non ti conuenga dire tratto tratto,
Eh ? o, Come ? ilqual vezzo fògliono hauere molti :
Et non è ciominore fconcio a chi fauella, che lo in-
toppare ne falsi , a chi va . Tutti quefti modi , &
generalmente ciò , che può ritenere, & ciò, che fi
può attrauerfare al corfo delle parole di colui , che
ragiona , fi vuol fuggire . E t le alcuno farà pigro
nelfauellare;nonfivuol parlargli innanzi, nepre-
ftargli le parole ; comechetu ne habbidouitia, &
egli difetto; che molti lo hanno per male ; & fpetial-
mente quelli , che fi perfuadono di effere buoni par-
latori 5 percioche è loro auilò , che tu non gli habbi
per quello , che efsi fi tengono ; & che tu gli vogli
ìouenire nella loro arte medefima; cornei merca-
tanti fi recano ad onta , che altri proferilca loro de-
nari ; quafi eglino non ne riabbiano; & fiano poue-
ri , & bilògnofi dell'altrui . Et fappi , che a ciafcu-
no pare di faper ben dire; comeche alcuno per mo-
destia lo nieghi . Et non fò io indo uinare donde
ciò proceda, che chi meno fa, più ragioni : dallaqual
cofa, cioè dal troppo fauellare, conuiene che gli
huominicoftumati fi guardino; &fpetialmentepo-
co fa-
H9
co Tapendo; non folo perche egli è gran fatto, che
alcuno parli molto, lenza errar molto; ma perche
anchora pare , che colui , che fauella, fòpraftia in un
certo modo a coloro , che odono; come maeftro a
difcepoli; & perciò non ifta bene di appropriarti
maggior parte di quefta maggioranza, che non ci
fi couiene : Et in tale peccato cadono no pure mol-
ti huomini ; ma molte nationi fauellatrici , & lacca-
trici fi , che guai, a quella orecchia , che elle alfanna-
no . Ma come tf fouerchio dire reca faftidio ; cofi
reca il fouerchio tacere odio ; percioche il tacerli
colà , doue gli altri parlano a uicenda , pare un non
voler metter fu la fua parte dello fcotto ; & perche il
fauellare è vno aprir l'animo tuo a chi t ode ; il tace-
re per lo contrario pare vn uolerfi dimorare fcono-
fciuto . Perlaqual cofa come que popoli , che han-
no vlanza di molto bere alle loro felle & d'inebriar-
fi , foglion cacciar uia coloro , che non beono ; cofi
fono quelli cofi fatti mutoli mal uolentieri ueduti
nelle liete & amicheuoli brigate . Adunque pia-
cfeuol collume è il fauellare, & lo ftar cheto ciafou-
no*, quando la volta uiene allui . Secondo che rac-
conta una molto antica Chronica, egli fu già nelle
parti della Morea un buono huomo fcultore,ilquale
per la fua chiara fama , fi come io credo, fu chiamato
per fopranome , maeftro Chiarilsimo . Coftui ef
fendo già di anni pieno , diftefe certo fuo trattato j
& in quello raccolfe tutti gli ammaellramenti dell'-,
arte fua; fi come colui , che ottimamente gli fapea;
dimo-
150
dimoftrando,comeniij(urarfi doueflero le-membra
humane, fi ciafcuno da le , fi l'uno per rilpetto all'al-
i trojaccioche conueneuolmente foflero infra fé ri-
Ipondéti : ilqual fuo volume egli chiamò il Regolo :
volendo fignificare, che fecondo quello fi doueffe-
ro dirizzare & regolare le ftatue , che per lo innanzi
fi farebbono per gli altri maeftri : come le traui, &
le pietre , & le mura fi mifurano con eflb il Regolo :
ma conciofia che il dire è molto più ageuol cofà,che
il fare & l'operare; & oltre accio la maggior parte
de gli huomini , mafsimamente di noi laici & idioti,
habbia fempre i fèntimenti più prefti, che lo ntelleo
to ; & confeguentemente meglio apprendiamo le
cote Angolari & gli effempi,che le generali & i fillc—
gifmijlaqual parola dee voler dire in più aperto uol-
gare le ragioni; perciò hauendo il fopradetto ualen-
t'ìiuomo rifguardo alla natura de gli artefici male at-
ta agli ammaeftramenti generali ; & per moftrare
anchopiu chiaramente la fua eccellenza ; prouedu-
tofi di vn fine marmo , co lunga fatica ne formò una
ftatuacofi regolata in ogni fuo membro ,& in cia-
lcunafua parte, come gli ammaeftramenti del fuo
trattato diuifàuano : & come il libro hauea nomina-
to , cofi nominò la ftatua; pur Regolo chiamandola.
Ora fofle piacer di Dio, che a me ueniflè fatto al-
meno in parte l'ima fola delle due colè , che il fopra-
detto nobile Scultore &maeftro feppe fare perfet-
tamente; cioè di raccozzare in quello volume quali
le debite mifure dell'arte , dellaquale io tratto : per-
cioche
151
cloche l'altra ; di fare il fecóndo Regolo , ciò è di te-
nere & offeruare ne miei coftumi le fopradette
mifure , componendone quafi uifibile eflempio , &
materiale ftatua ; non poflb io guari hoggimai fare :
conciofia che nelle cofe appartenenti alle maniere,
& coftumi de gli huomini non bafti hauer la fcientia
& la regola ; ma conuenga oltre accio , per metterle
ad effetto,hauer etiandio l'ufo ; ilquale no fi può ac-
quiftare in un momento , ne in brieue fpatio di tem-
po : ma conuienfi fare in molti & molti anni , & a me
ne auanzano, come tu vedi, hoggimai pochi $ ma
non per tanto no dei tu preftare meno di fede a que-
ftiammaeftramenti; che bene può l'huomo infegna-
re ad altri quella uia , per laquale caminando egli
fteffo errò : anzi perauentura coloro , che fi fmarri-
rono , hanno meglio ritenuto nella memoria i fallaci
fentieri, Se dubbiofi , che chi fi tenne pure per la di-
ritta . Et fé nella mia fanciullezza , quando gli ani-
mi fono teneri & arrendeuoli , coloro , a quali cale-
uadime, haueffero faputo piegare i miei coftumi
forfè alquanto naturalmente duri & rozzi , & am-
mollirgli, & polirgli ; io farei per auentura tale diue-
nuto , quale io hora procuro di render te,ilquale mi
dei eiTere non meno,che figliuol caro: che quantun-
que le forze della natura fiano grandi, nondimeno
ella pure è affai fpelfo vinta, & corretta dall'ufanza :
ma vuolfi tofto incominciare a farfele incontro , & a
rintuzzarla prima, che ella prenda fòuerchio pote-
re 3 & baldanza : ma le piuperfonenol fanno ; anzi
dietro
152
dietro all'appetito filiate, & ferina contralto feguetì .
dolo douunque elfo le torca; credono di vbidire alla
natura j quafi la ragione nonfia ne gli huomini natila
ral cola : anzi ha ella , fi come donna & maeftra , po-
tere di mutar le corrotte vlanze, & di fòuenire , fk di
folleuare la natura, oue che ella inchini , o caggia al-
cuna uolta : ma noi non la afcoltiamo per lo più -, &
cofiperlopiufiamo limili a coloro, a chi Dio non
la diede ; ciò è alle beftie : nellequali nódimeno ado-
pera pure alcuna cofa non la loro ragione , che niu-
na ne hanno per fé medefime,ma la noftra ; come tu
puoi vedere, che i caualli fanno; che molte uo Ite,
anzi tempre farebbon per natura faluatichi ; & il lo-^
ro maeftro gli rende manfueti , & oltre accio quafi
dotti,& coftumati: percioche molti ne andrebbono
con duro trotto ;&egli infegna loro di andare con
fòaue paflb ; & di ftare , & di correre ; & di girare,&
difàltare infegna egli fimilmenteamolti$& efsilo
apprendono , come tu fai che e fanno . Ora fé il ca-
uallo,ilcane, gli vccelli,& molti altri animali anr
chora più fieri di quelli fi fottomettono alla altrui
ragione , & vbidifconla ; & imparano quello , che la
loro natura non fapea; anzi ripugnaua ; & diuengo-
no quafi uirtuofi & prudenti , quanto la loro condi-
tone foftiene, non per natura, ma per coftume;
quanto fi dee credere, che noi diuerremmo miglio-
ri per gli ammaeftramenti della noftra ragione me-
defima ; fe noi le delsimo orecchie ? ma i fenfi ama-
no & appetirono il diletto prefente , quale egli fi
fia;&
fia ; & la noia hanno in odio,& indugianla ; & perciò
fchifano ancho la ragione; & par loro amara; cocio-
fia che ella apparecchi loro innanzi non il piacere,
molte volte nociuo ; ma il bene Tempre faticofo,&
di amaro fapore al gufto anchora corrotto ; perciò-
che mentre noi viuiamo fecondo il fènibjfi fiamo
noi fimili al pouerello infermo ; cui ogni cibo , qua-
tunque dilicato & foaue , pare agro , o fallo ; &
duoli! della Temente , o del cuoco , che niuna colpa
hanno di ciò ; imperoche egli fente pure la Tua pro-
pria amaritudine 5 inche egli ha la lingua rinuolta,
con laquale il gufta ; & non quella del cibo : cofi la
^l ragione , che per fé è dolce , pare amara a noi per lo
noftro fapore , & non per quello di lei ; & perciò , fi
come teneri & vezzoiì, rifiutiamo di aflaggiarlaj &
ricopriamo la noftra viltà col dire, che la natura n5
ha fprone , o freno , che la poffa ne fpingere, ne rite-
nere : & certo fé i buoi , o gli afini, o forfè i porci fa-
uellaffero ; io credo , che non potrebbon proferire
granfatto più feoncia, ne più fcòueneuole fentenza,
di quefta . Noi ci faremmo pur fanciulli , & ne gli
anni maturi, & nella vltima vecchiezza; &cofi va-
neggeremmo canuti, come noi facciamo bambini $
fe non fofle la ragione , che infieme con l'età crefee
in noi ; & crefciuta,ne rende quafi di beftie huomi-
ni : fi che ella ha pure fopra i fenfi,& fopra l'appetito
forza & potere : & è noftra cattiuità, & non fuo di-
fetto ; fe noi trafandiamo nella vita , & ne coftumi .
Non è adunque vero , che incontro alla natura non
V habbia
habbia freno ne maeftro; anzi uè ne ha due, che
l'uno è il coftume, & l'altro è la ragione : ma , come
io ti ho detto poco di fòpra , ella non può di fcoftu-
mato far coftumato fenza l'ufanza; laquale è quafi
parto & portato del tépo . Perlaqualcofa fi vuo-
le tofto incominciare ad afcoltarla^non folamente
perche cofi ha l'huomo più lungo fpatio di auezzarfi
ad effere quale ella infegna ; & a diuenire fuo dome-
ftico , & ad effer de fuoi ; ma anchora peroche la te-
nera età,fi come pura, più ageuolmente fi tigne d'o-
gni colore ; & ancho perche quelle cofe,allequali
altri fi auezza prima,fogliono fempre piacer più . Et
per quefta cagione fi dice , che Diodato fommo
maeftro di proferir le Comedie volle eflere tuttauia
il primo a proferire egli la fua, comeche de gli altri,
che doueflero dire innanzi allui, no foffe da far mol-
ta ftima; ma non volea, che la voce fuatrouaflele
orecchie altrui auezze ad altro fiiono, quantunque
verfo di fé peggior del fuo . Poiché io non poflò
accordare l'opera con le parole per quelle cagioni ,
che io ti ho dette,come il maeftro Chiarifsimo kccj
ilquale feppe cofi fare , come infegnare ; affai mi fia
l'hauer detto in qualche parte quello, che fi dee fare;
poiché in nell'una parte no vaglio a farlo io: ma per-
ciò che in vedendo il buio,fi conofce quale è la luce 5
& in vdendo il filentio , fi fi impara che fia il fuono; fi
potrai tu mirando le mie poco aggradeuoli, & quafi
ofcure maniere, fcorgere quale fia la luce de piace-
uoli & laudeuoli coftumi: al trattamento de quali ,
che
M5
che tolto hoggimai harà fuo fine , ritornado ; dicia-
mo, che i modi piaceuoli fono quelli, cheporgon
diletto, o almeno non recano noia ad alcuno de feti-
timenti , ne all'appetito , ne alla imagination di co-
loro, co quali noi vfiarao : & di quelli riabbiamo noi
fauellato fino ad hora. Ma tu dei oltre accio làpere,
che gli huo mini fono molto vaghi della bellezza, &
della mifura , & della conueneuolezza, & per lo co-
trario delle fozzecolè , & contrafatte, & difformi
fono fchifi : & quello è Ipetial noftro priuilegio; che
gli altri animali non fanno conofcere,che ila ne bel-
lezza, ne mifura alcuna ,& perciò come cole norr
comuni con le beftie , ma proprie noftre , debbiam
noi apprezzarle per fé medefime & hauerle care aA
fai j & coloro uiè più, che maggior fentimento na-
no d'huomo ; fi come quelli , che più acconci fono a
conofcerle . Et comeche malageuolmente ilpri-
mere appunto fi polfa , che cola bellezza fia $ nondi-
meno accioche tu pure habbi qualche contrafegno
dell'elfer di lei ; voglio che lappi , che doue ha con-
ueneuole mifura fra le parti verfo di le, & fra le parti,
e'1 tutto ; quiui è la bellezza : & quella colà verame-
te bella fi può chiamare,in cui la detta mifura fi truo-
uà. Et per quello che io altre volte ne intefi da un
dotto & fcientiato huomo , uuole elfere la bellezza
vno quanto fi può il più :& la bruttezza per lo con-
trario è molti : fi come tu vedi , che fono i vifi delle
belle,& delle leggiadre giouanijpercioche le fattez-
ze di ciafcuna di loro paion create pure per uno
V 2 ftelfo
ì5<?
fteflb vifo ; ilche nelle bru tte non adiuiene ; percio-
che hauédo elle gli occhi perauencura molto grofsi,
& rileuati , e'1 nafo picciolo , & le guance paffute, &
la bocca piatta , e'1 mento in fuori, & la pelle bruna;
pare , che quel uifo non fia di una fola donna ; ma fia
comporto di vifi di molte , & fatto di pezzi : Et tro-
uafene di quelle, i membri dellequali fono belhfsimi
a riguardare ciafcuno per fé; ma tutti infieme fono
fpiaceuoli , & fozzi ; non per altro , fé non che fono
fattezze di più belle donne , & non di quefta una ; fi
che pare, che ella le habbia prefe in preftaza da que-
lla , & da quell'altra . E t perauentura che quel di-
pintore , che hebbe ignude dinanzi a fé le Fanciulle
calabrefi , niuna altra cofa fece , che riconofcere in
molte i membri, che elle haueano quafi accattato
chi uno, & chi unaltrodauna fòla; allaquale fatto
reftituire da ciafcuna il fuo, lei fi pofe a ritrarre; ima-
ginando che tale , & coi! unita doueffe effere la bel-
lezza di Venere . Ne uoglio io che tu ti penfi , che
ciò auenga de vifi, & delle membra, o de corpi fola-
mente , anzi interuiene & nel fauellare , & nelfope-
rare ne più ne meno. Che fé tu uedefsi una nobile
donna & ornata pofta a lauar fuoi ftouigli nel riga-
gnolo della uia publica ; comeche per altro no ti ca-
lette di lei, fi ti difpiacerebbe ella in cio,che ella no fi
moftrerebbepurevna,mapiu; percioche lo effer
fuo farebbe di monda,& di nobile donna; & l'ope-
rare farebbe di uile , & di lorda femina : ne perciò ti
verrebbe di lei ne odore,ne fapore afpero;ne fuono,
ne
**7
ne colore alcuno fpiaceuole : ne altramente farebbe
noia al tuo appetito;ma dilpiacerebbeti per fé quel-
lo fconcio & fconueneuol modo , & diuifo atto .
Conuiéti adunque guardare etiandio da quefte
difordinate,& fconueneuoli maniere , con pari Au-
dio, anzi con maggiore, che da quelle,dellequali io
t'ho fin qui detto ; percioche egli è più malageuole
a conofcer , quando altri erra in quefte , che quan-
do fi erra in quelle; conciofia che più ageuole cofà
fi veggia effere il fentire , che lo'ntendere : ma non-
dimeno può bene fpeflb auenire , che quello , che
fpiace a fenfi, fpiaccia etiandio allo'ntelletto; ma no
per la medefima cagione 5 come io ti disfi di fopra j
moftrandoti che f huomo fi dee veftire all'ufanza,
che fi vedono gli altri 5 acciochenon moftridi ri-
prendergli, & di correggerli 5 laqual cofa è di noia
allo appetito della più gente , che ama di effer loda-
ta ; ma ella dispiace etiandio al giudicio degli huo-
mini intendenti ; percioche i panni , che fono d'un-
altro millefimo 5 non fi accordano con la perfona ,
che è pur di quefto . Et fimilmente fono Ipiace-
uoli coloniche fi veftono al Rigattiere; che moftra
che il farsetto fi uoglia azzuffar co calzari; fi male gli
ftanno i panni indoflb . Si che molte di quelle co-
fe , che fi fono dette di fopra, o perauétura tutte di-
rittaméte fi poflbno qui replicare : còciofiacofa che
in quelle non fi fia quefta mifura feruata , dellaquale
noi al prefence fauelliamo ; ne recato in vno , & ac-
cordato infieme il tempo , e'1 luogo , & l'opera, & la
perfona
i,8
pedona; come fi conueniadifare;perciochela me-
te de gli huomini lo aggradisce, ^prendene piace-
re & diletto: ma holle volute piutofto accozzare,
& diuifàre fotto quella quafi infegna de fenfi, & del-
lo appetito, che affegnarle allo'ntelletto ; accioche
ciafcuno le pofla riconofcere più ageuolmente ; có-
ciofiache il fentire & 1 appetire fia co&.ageuole
a fare a ciafcuno; ma intendere non pò ffacofi ge-
neralmente ogniuno ; & maggiormente quefto, che
noi chiamiamo bellezza , & leggiadria , o auenétez-
za • Non fi dee adunque l'hùomo contentare di
fare le cofe buone ; ma dee ftudiare di farle ancho
leggiadre : Et non è altro leggiadria, che vna cotale
quafi luce , che rifplende dalla conueneuolezza del-
le coie, che fono ben compofte,& ben diuifàte l'ima
con f altra,& tutte infieme ; fenza laqual mifùra etia-
dio il bene non è bello; 6? la bellezza non è piaceuo-
le : E t fi cóme le viuande quantunque Zane & {aiuti-
fere, non piacerebbono a gl'inuitati; ieelle oniun
fàpore haueflero,o lo haueffero cattiuo ; cofi fono
alcuna voltai coftumi delle perfone; comecheper
fé ftefsiin niuna cofa nociui, nondimeno fciocchi,&
amari ; fé altri non gli condifce di vna cotale dolcez-
za , la quale fi chiama , fi come io credo , grada , &
leggiadria . Per laqual cofà ciafoun vitio per k len-
za altra cagione conuien che dispiaccia altrui ; con-
ciofiacheiyitijfianocoiè fconcie,& fconueneuoli
fi , che gli animi temperati & comporti fentono del-
la loro fconùeneuolezza dilpiacere & noia • Per-
che
che innanzi ad ogni altra cola conuiene a chi ama di
efler piaceuole in conuerfando con la gente , il fug-
gire i uitij ; & più i più fòz.z.i : come luiTuria, auaritia,
crudeltà, & gli altri; de quali alcuni fono vili; come
lo eflere golofo , &lo inebriarli : alcuni laidi; come
lo eflere luffuriofo: alcuni federati; come lo eflere
micidiale : & Umilmente gli altri; ciafeuno infe ftef-
fo , & per la fua proprietà è fchifato dalle perfone ,
chi più , & chi meno ; ma tutti generalmente', fi co-
me difordinate cole, rendono l'huomo nelfulàr con
gli altri fpiaceuole ; come io ti moftrai ancho di fo-
pra : ma perche io non prefi a inoltrarti i peccati,ma
gli errori de glihuomini; non dee efler mia prefen-
te cura il trattar della natura de viti) , & delle virtù;
ma folamenté de gli acconci , & de gli Iconci modi ,
che noi limo con l'altro : vfiamo uno de quali Icon-
ci modi fu quello del Conte Ricciardo , del quale io
t'ho difopra narrato; che come difforme, & male
accordato con gli altri coftumi di lui belli & mifura-
ti-, quel valorolò Vefcouo, come buono & ammae-
ndato cantore fìiole le falfe voci, tàtofto hebbe kn-
tito. Conuienfi adunque alle coftumate perfone
hauer rifguardo a quella mifura , che io ti ho detto ,
nello andare , nello ftare , nel federe , ne gli atti, nel
portamento , & nel veftire , & nelle parole, & nel fi-
lentio , & nel pofare , & nelfoperare . Perche n5
fi dee l'huomo ornare a guifa di femina ; accioche
1 ornamento non fia vno , & la perlòna un altro ; co-
me io veggo fare ad alcuni , che hanno i capelli , &
iabar-
l6o
la barba Inanellata col fèrro caldo , e'1 vifo , & la go-
la^ le mani cotanto (trebbiate , & cotanto (Im-
picciate, che fi difdirebbe ad ogni feminettà*, anzi
ad ogni meretrice, quale ha più fretta di spacciare
lafuamercatantia, & di venderla a prezzo. Non
fi vuole ne putire , ne olire ; accioche il gentile non
renda odore dipoltroniero,ne del mafchio venga
odore di femina , o di meretrice . Ne perciò (ti-
mo io , che alla tua età fi difdichino alcuni odoruzzi
(empiici di acque (tillate. I tuoi panni cóuien che
fìano fecondo il coftume de gli altri di tuo tempo, o
di tua conditione ; per le cagioni , che io ho dette di
foprajche noi nò habbiamo potere di mutar le ufàn-
ze a noftro fenno ; ma il tempo le crea ; & confuma-
le altresì il tempo. Puofèi bene ciafcuno appro-
priare fuianza comune . Che (è tu harai perauen-
tura le gambe molto lunghe , & le robe fi vfino cor-
te ; potrai far la tua roba non delle più, ma delle me-
no corte: Et fe alcuno le hauefleo troppo (òttili o
groffe fuor di modo , o forfè torte ; non dee farfi le
calze di colori molto accefi , ne molto vaghi ; per
non inuitare altrui a mirare il fuo difetto . Niuna
tua uefta uuole eifere molto molto leggiadra, ne
molto molto fregiata; accioche non fi dica , che tu
porti le calze di Ganimede, oche tu ti fij merlo il
far(ètto di Cupido ; ma quale ella fi fia, vuole eflere
affettata alla perfòna, &(tarti bene; accioche non
paia,che tu habbi indoflb i panni d'unaltro : & (òpra
tutto cófarfi alla tua còditione ; accioche il Cherico
nonfia
I6l
non Ga veft ito da foldato ; & il foldato da giocolare.
Effendo Caftruccio in Roma con Lodouico il Ba-
llerò in molta gloria & triompho , Duca di Lucca,&
diPiftoia,& Conte di Palazzo, & Senator di Ro-
ma, & Signore & Maeftro della corte del detto Ba-
llerò , per leggiadria & grandigia fi fece vna roba di
feiamito cremesì ; &dinàzi al petto vn motto a let-
tere d'oro; egli e come dio vvole: &nelle
ipalle di dietro fimililettere,chediceano, e sarà
come dio vorrà. Quella roba credo io , che
tu fi-elfo conofehi che fi farebbe più cófatta al trom-
betto di Caftruccio, che ella non fi confece allui .
Et quantunque i Re fiano fciolti da ogni legge; non
faprei iotuttauia lodare il Re Manfredi in ciò, che
egli fèmpre fi vefti di drappi verdi . Debbiamo
adunque procacciare , che la vefta bene ftia non fo-
lo al doiTo , ma anchora al grado di chi la porta : Et
oltre accio , che ella fi conuenga etiandio alla con-
trada , oue noi dimoriamo ; conciofia colà che fi co-
me in altri paefi fono altre mifure; & nondimeno il
vendere , &. il comperare, & il mercatantare ha luo-
go in ciafeuna terra; cofi fono indiuerlè contrade
diuerfe vfanze ; & pure in ogni paefe può l'huomo
vfare , & ripararvi acconciamente . Le penne,che
i Napoletani, & gli Spagniuoli vfano di portare in
capo ; & le pompe , & i ricami male hàno luogo tra
le robe de gli huomini graui , & tra gli habiti citta-
dini ; & molto meno le armi, & le maglie: fi che
quello , che in Verona perauentura conuerrebbe, fi
X difdirà
i6z
difdiràin Vinegia; perciò che quefti cofi fregiati, &
cofi impennati , & armati non iftanno bene in quel-
la Veneranda Città pacifica , & moderata ; anzi pa-
iono quafi ortica, o lappole fra le herbe dolci, &
domeniche de gli horti;& perciò fono poco rice-
uuti nelle nobili brigate ; fi come difformi dalloro .
%i No dee l'huomo nobile correre per via,ne trop-
*" pò affrettarfi ; che ciò conuiene a palafreniere,& no
a gentilhuomo : fenza che l'huomo s'affanna, & fu-
da , & anfà; lequali cofe fono difdiceuoli a cofi fatte
perfone . Ne perciò fi dee andare fi lento,ne fi co-
tegnofo,come remina ; o come lpola. Et in caminà-
do troppo dimenarfi difconuiene. Ne le mani fi
uogliono tenere fpenzolate,ne fcagliare le braccia 5
ne gittarle , fi che paia , che l'huom fonimi le biade
nel campo . Ne affiflare gli occhi altrui nel vifo ;
come fé egli vi haueffe alcuna marauiglia . Sono
akuni,che in andando leuano il pie tanto alto,come
cauallo , che habbia lo fpauento ; &: pare , che tirino
le gambe fuori d'uno ftaio . Altri percuote il pie-
de in terra fi forte, che poco maggiore è ilromore
delle earra ; Tale gitta l'uno de piedi in fuori . Et
tale brandifce la gamba. Chi fi china ad ogni parlo
a tirar fu le calze . Et chi fcuote le groppe,& pauo-
neggiafi; lequai cofe {piacciono non come molto ,
ma come poco auenenti . Che fe il tuo palafreno
porta perauentura la bocca aperta, omoftra la lin-
gua; comeche ciò alla bontà di lui non rilieui nulla ;
al preno fi monterebbe affai; & trouereftine molto
meno;
163
meno ; non perche egli fofle perciò men forte j ma
perche egli men leggiadro ne farebbe . Et fé la leg-
giadria s'apprezza ne gli animali , & ancho nelle co-
te , che anima non hanno , ne fornimento, come noi
veggiamo ; che due caie ugualméte buone, &'agiate
non hanno perciò vguale prezzo 5 fé funa hauerà
conueneuoli mifure,& l'altra le habbia fconueneuo-
li ; quanto fi dee ella maggiormente procacciare , &
apprezzar ne gli huomini ? Non ifta bene grat «
tarfi, fedendo a tauola; Et uuolfi in quel tempo
guardar l'huomo più che e può , di fputare , & fé pu-
re fi fa ; facciafi per acconcio modo $ Io ho più uol-
te vdito,che fi fono trouate delle nationi cofi fòbrie,
che non ifputauano giam ai . Ben pofsiamo noi te-
nercene per brieue fpatio . Debbiamo etiandio
guardarci di prendere il cibo fi ingordamente, che
perciò fi generi finghiozzo , o altro fpiaceuole atto 5
come fa chi s'affretta fi , che conuenga che egli anfi,
& foffi con noia di tutta la brigata . Non ifta me-
defimamentebeneafregarfii denti conia touagli-
uola;& meno col dito 5 che fono atti difformi.
Ne rifoiacquarfi la bocca, & fputare il vino fta
bene in palefe . Ne in leuandofi da tauola portar
lo ftecco in bocca , a guifà d'vccello , che faccia fuo
nidojofopra l'orecchia, come barbiere , è gentil
coftume . Et chi porta legato al collo lo ftuzzica
denti , erra fonza fallo; che oltra che quello è uno
ftrano arnefe a ueder trar di fono ad vn gétilhuomo;
& ci fa fouenire di quefti cauadenti, che noi veggia-
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mo falir fu per le panche ; egli moftra ancho , che al-
tri fia molto apparecchiato & proueduto per li fer-
uigi della gola ;& non lo io ben dire perche quefti
cotali non portino altresì il cucchiaio legato al col-
lo . Non fi conuiene ancho lo abbandonarti fo-
pra la menfa . Ne lo empierli di viuàda amendue
i lati della bocca fi, che le guancie ne gonfijno.
Et non fi uuol fare atto alcuno , per lo quale al-
tri moftri , che gli fia grandemente piaciuta la vi-
uanda,o'lvino, che fono collumi da tauernieri, &
da Cinciglioni . Inuitar coloro , che fono a tauo-
la,&dire; Voi non mangiate llamane; o Voi non
hauete cofa, che vi piaccia ; o Alfaggiate di quello ,
o di quell'altro; non mi pare laudeuol collume;
tutto che il più delle perfone lo habbia per fami -
gliare , & per domeftico : perche quantunque ciò
facendo moftrino , che loro caglia di colui , cui efsi
inuitano ; fono etiandio molte uolte cagione,che
quegli defini con poca libertà; percioche gli pare,
che li fia pollo mente; & vergognali. Ilprefen-
tare alcuna cofa del piattello , che fi ha dinanzi, non
credo che ftia bene ; fé non foffe molto maggior di
grado colui , che prefènta; fi che il prefentato ne ri-
ceua honore ; percioche tra gli vguali dì conditione
pare , che colui , che dona , fi faccia in vn certo mo-
do maggior dell'altro, & talhora quello, che altri
dona, non piace a colui, a chi è donato; lènza che
moflra , che il conuito non fia abondeuole d'intro-
mefsi, o non fia ben diuifato; quado all'uno auanza;
& affai-
dall'altro mancai potrebbe il Signor della cafa
prenderlo!! ad onta: nondimeno in ciò fi dee fare,
come fi fa 5 & non come è bene di fare : & vuolfi più
tofto errare co gli altri in queftì fi fatti coiìumi , che
far bene fòlo . Ma cheche in ciò fi conuenga, non
dei tu rifiutar quello, che ti è porto; che pare, che
tu fprezzi, o che tu riprenda colui , chel ti porge .
Lo inuitare a bere , laqual vfànz.a, fi come no no-
ftra , noi nominiamo con vocabolo foreftiero ; ciò è
far Brindifi; è uerfo di fé biafimeuole; & nelle noftre
contrade non è anchora venuto in vfo; fi che egli no
fi dee fare. Et Te altri inuìtarà te; potrai ageuol-
mente non accettar lo'nuito : & dire , che tu ti arre-
di per vinto , ringratiandolo ; o pure aflaggiando il
vino percortefia,fenz,a altramente bere. Et quan-
tunque quefto Brindifi, fecondo che io ho fentito
affermare a più letterati huomini , fia antica ufanza
fiata nelle parti di Grecia; & comeche efsi lodino
molto vn buono huomo di quel tempo , che hebbe
nome Socrate ; percioche egli durò a bere tutta
vna notte , quanto la fu lunga , a gara con vn 'altro
buono huomo, che fi faceua chiamare Ariftophane ;
& la marina vegnéte infu l'alba fece vna fottìi mifura
per Geometria,che nulla errò ; fi che ben moftraua >
che'l vino no gli hauea fatto noia; & tuttoché affer-
mino oltre accio , che cofi come lo arrifchiarfi fpef-
fe volte ne pericoli della morte fa fhuomo fraco , &
ficuro;cofi lo auezzarfi a pericoli della fcoftumatez.-
za rende altrui téperato & coftumato ; & percioche
il bere
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il bere del vino a quel modo per gara abondeuol-
mente & fouerchio è gran battaglia alle forze del
beuitore 5 vogliono, che ciò fi faccia per vna cotal
pruoua della noftra fermezza 5 & per auezzarci a
refiftere alle forti técationi,& a vincerlercio no ofta-
te a me pare il cótrario 5 & iftimo,che le loro ragioni
fieno affai friuole . Et trouiamo, che gli huomini
letterati per pompa di loro parlare fanno bene fpef
fo,che il torto vince, & che la ragion perde. Si
che no diamo loro fede in quefto : & ancho potreb-
be effere,che eglino in ciò volefsinofcufare, £< rico-
prire il peccato della loro terra corrotta di quefto
vitio; conciofia che il riprenderla parea forfè peri-
colofo $ & temeano y non perauentura aueniffe lo-
ro quello , che era auenuto al medefimo Socrate
per lo fuo ibuerchio andare biafimando cialcuno \
percioche per inuidia gli furono appofti molti arti-
coli diherefia, & altri villani peccati: onde fu con-
dannato nella perfona; comeche falbamente: che di
vero fu buono &: catholico , fecondo la loro faHà
Idolatria: ma certo perche egli beeffe cotanto vino
quella notte,neffuna lode meritò ; percioche più ne
harebbe beuuto, o tenuto vn tino . Et fé niuna no-
ia no gli fece , ciò fu più tofto virtù di robufto eiela-
bro , che continenza di coftumato huomo , Et che
che fi dichino le antiche Chroniche fopra cio,io rin-
gratio Dio , che con molte altre peftilenze, che ci
fono venute d oltra monti , non è fino a qui perue-
nuta a noi quella pefsima , di prender non fidamen-
te in
I6j
te iii giuoco, maetiandio in pregio lo inebriarli .
Ne crederò io mai , che la temperanza fi debba ap-
prendere da fi fatto maèftro , qtiale è il vino , & Te-
brezza . 11 Sinifcalco da fé non dee inuitare i fo-
reftieri ; ne ritenergli a mangiar col fuo Signore : E t
niuno auedtito huomo farà, che fi ponga atauola
per fuo inulto : ma fono alle volte i famigliari fi pro-
fontuofi , che quello , che tocca al padrone , voglio-
no fare pure efsi . Lequali cole fono dette da noi in
quefto luogo più per incidenza , che perche l'ordi-
ne , che noi pigliammo da principio lo richiegga .
Non fi dee alcuno fpogliare , & {penalmente
fcahare in publico ; cioè la doue honefta brigata fia
che non fi confa quello atto co quel luogo . Et po-
trebbe ancho auenire, che quelle parti del corpo,
che fi ricuoprono , fi fcopriifero con vergogna di
lui , & dì chi le vederle . Ne pettinarfi , ne lauarfi
le mani fi vuole tra le perfòne : che fono cofe da fare
nella camera, & non in palefe 5 faluo (io dico del la-
uar le mani) quando fi vuole ire a tauola ; percioche
allhora fi conuien lauarfele in palefe; quantunque tu
niunbifognonehauefsi j affinchè chi intigne teco
nelmedefimo piattello , il fappia certo . Non fi
vuol medefimamente comparir con la cuffia della
notte in capo . Ne allacciaci ancho le calze in
prefenza della gente . Sono alcuni , che hanno
per vezzo di torcer tratto tratto la bocca, o gli oc-
chi, o di gonfiar le gote , & di foffiare , o di fare col
vifo fimili diuerfi atti fconci : coftoro conuiene1
del
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del tuttoché fé ne rimanghino;perciochela Dea
Pallade , fecondamente che già mi fu detto da certi
letterati , fi dilettò un tempo di fonare la Cornamu-
fa 3 & era di ciò folenne maeftra . Auenne , che fo-
nando ella vn giorno a fuo diletto fopra una fonte,!!
fpecchiò nell'acqua ; & auedutafi de nuoui atti , che
fonando le conueniua fare col vifo ; fé ne vergognò;
& gittò uia quella Cornamufa . Et nel vero fece
bene ; percioche non è Stormento da femine , anzi
difconuiene parimente a mafchi j fé non foffero co-
tali huomini di vile conditione, chel fanno a prez-
zo , & per arte . Et quello che io dico de gli iconci
atti del vifo; ha fimilméte luogo in tutte le membra.
Che non ifta bene ne moftrar la lingua : Ne trop-
po ftuzzicarfi la barba ; come molti hanno per vfan-
za di fare . Ne ftropicciar le mani f una con l'al-
tra . Ne gittar fofpiri, & metter, guai . Ne tre-
mare, o rifcuoteriì ; il che medefimamente foglio-
nò fare alcuni . Ne proftenderfi , & proftenden-
dofi gridare per dolcezza, oime, oime; come vil-
lano , che fi detti al pagliaio . Et chi fa ftrepito
con la bocca per fegno di marauiglia , & talhora di
difprezzo; fi contrafa cofa laida; fi come tu puoi ve-
dere . Et le cofè contrafatte non fono troppo lungi
dalle uere . Non fi voglion fare corali rifa fcioc-
che ; ne ancho graffe , o difformi . Ne rider per
vfanza; & non per bifogno . Ne de tuoi medefì-
mi motti voglio che tu ti rida ; che è un lodarti da te
fteffo . Egli tocca di ridere a chi ode , & non a chi
/
dice.
\6$
dice . Ne voglio io che tu ti facci a credere > che,
percioche ciafcuna di quefte cofe , è vn picciolo er-
rore , tutte infieme fiano vn picciolo errore, anzi fe
n'è fatto & compofto di molti piccioli vn grande $
come io difsi da principio : & quanto minori fono,
tanto più è dimeftiero, che altri u'affifi l'occhio;
percioche efsi non fi fcorgono^ ageuolmente ; ma
fottentrano nell'ufanza , che altri non fe ne auede :
& come le ipele minute per lo cótinuare occultarne
tecòfumanolohauere;cofi quefti leggieri peccati
di nafcofto guadano col numero,& co la moltitudi-
ne loro la bella & buona creaza . Perche no è da far-
fene beffe . Vuolfi ancho por méte,come l'huom
muoue il corpo; mafsimamenteinfauellando; per-
cioche egli auiene affai fpeiTo , che altri è fi attento
a quello , che egli ragiona, che poco gli cale d'altro
Et chi dimena il capo.Et chi ftraluna gliocchij&l'un
ciglio lieua a mezzo la fronte , & l'altro china fino al
méto. Et tale torce la bocca. Et alcuni altri Iputano
addoffo , & nel vifo a coloro , co quali ragionano .
Tfouanfi ancho di quelli , che muouono fi fattamén-
te le mani, come le efsi ti voleffero cacciar le mo-
fche ; che fono difformi maniere,& ipiaceuoli . Et
io vdij già raccontare ( che molto ho vfato conper-
fone fcientiate , come tu fai ) che vn ualente huomo,
ilquale fu nominato Pindaro , foleua dire , che tutto
quello, che ha in fefoaue fapore, & acconcio, fu
condito per mano della Leggiadria, & della Auené-
tezza . Ora che debbo io dire di quelli, che efco-
Y no
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no dello Scrittoio fra la géte con la penna nell'orec-
chio? Et di chi porta il fazzoletto in bocca?
O di chi l'una delle gambe mette infulatauola?
Et di chi fi fputa infu le dita? &di altre innume-
rabili fciocchezze ? le quali ne fi potrebbon tutte
raccorre , ne io intendo di mettermi alla pruoua:
anzi faranno perauentura molti , che diranno , que-
fte medefime , che io ho dette, effere fouerchie .
IL FINE.
Imprefle in Vinegia ad inftantia di M.Erafmo
Gemini, co Priuilegij del Sommo Pontefice , &
dello llluftrifsimo Senato Veneto, & di tutti glialtri
Prencipi, Rep.Dominij,& Stati, & Signori, nel-
le cui terre Libri fi ftampano , che niuno pof-
fa quefte Rime & Profe imprimere ,
ne impreffe vendere ne loro luo-
ghi , fotto le pene che in det
ti Priuilegij fi conten-
gono^ non co-
loro a qua-
li dal
medefimo
MefierErafmo efpref-
famente (ara ciò permeilo.
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